Dico senza alcun dubbio che qui si parla di un libro “bellissimo”. Non è facile giustificare il giudizio definitivo. È un libro che sa di una coperta calda e morbida mentre fuori nevica, del profumo buono di una cucina, del ron ron dei gatti, tutti elementi che fra le pagine occhieggiano, accanto a molti altri. Non è un libro fatto di nostalgie o elementi stucchevoli. Racconta vite vere, quelle delle persone che abitano una casa “di arenaria marrone che mostrava con orgoglio le sue finestre ornate da tendine ricamate” in Merciful Street a New York.
I quattro alloggi sono abitati da una vecchietta generosa e un po’ strega, alla ricerca dell’elisir capace di lenire tutte le sofferenze, circondata da tre gattoni che sembrano annusare prima che accadano le strane cose che accadranno, da una bella avvocatessa con il suo bambino, da una coppia di artisti. Arriva poi un giovane signore elegante e sussiegoso che sicuramente frequenta Wall Street. L’atmosfera nella casa è di grande e serena condivisione.
Intorno alla casa, altre creature che hanno incontrato la morte, e tuttavia ancora sulla terra, sono trattenute da bizzarre entità. In una notte di tempesta di neve tutto accade in Merciful Street. Si tratta di un romanzo non imprigionabile in un genere letterario. Nell’originalità del racconto, grandissima parte ha la limpida e talentuosa scrittura di una donna sensibile e appassionata. Basti questo, verso la fine: “Poi la neve lenta smise di cadere, gli spiriti scomparvero, lasciando una risposta aleggiare nel vento, come una vecchia canzone d’amore”