Una gran bella idea, per cui va ringraziata la figlia Laurana, quella di ripubblicare questo volume uscito nel 1984 e andato esaurito.
A 34 anni di distanza, ha la freschezza di un libro contemporaneo e riaccende l’interesse per una figura importante del quadro culturale del Novecento. L’ultima frase che Davide Lajolo disse alla figlia fu: “Ricordati, Laurana, non è la politica pragmatica che fa la rivoluzione, ma sono la poesia e gli uomini che cambiano il mondo”. Durante la sua vita, Lajolo ha raccolto numerosissime opere d’arte, regalate dagli amici o comprate. La figlia le ha raccolte in una collezione a Palazzo Crova a Nizza Monferrato.
È dedicata alla moglie di Davide: “Alla mia Rosetta perché sappia sempre capirmi e volermi bene, un bene vero, grande, infinito. Davide”.
In “Gli uomini dell’arcobaleno” Davide Lajolo esprime, come del resto anche in tutti i suoi libri, una profonda empatia per gli uomini, per le loro gioie e i loro dolori, partecipa con semplicità alle loro vicissitudini fino a un’inaspettata forma di tenerezza.
Racconta con la sua prosa pacata e limpida gli incontri con gli artisti, le frequentazioni e, soprattutto, veste umilmente l’abito del critico d’arte, con uno spontaneismo generoso e umile, che colpisce, che ti fa arrivare fino in fondo al cuore e alla mente dell’artista per pescarne la verità. Un modo unico di avvicinarsi alle opere d’arte e agli artisti, un intrecciarsi di sentimenti di profonda amicizia, di colori, di forme.
Davide Lajolo, Gli uomini dell’arcobaleno, a cura di Fortunato D’Amico, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, 2018, pag. 159, 20 euro