Un capoluogo di provincia deve essere accogliente anche dal punto di vista del verde pubblico. La pensava così negli Anni Trenta il Podestà Vincenzo Buronzo che per sostenere la candidatura di Asti a capoluogo (accolta poi nel 1935) decise una serie di nuove aree, aiuole e giardini. L’avvio degli interventi di abbellimento trova traccia in un folto carteggio conservato presso l’Archivio storico del Comune di Asti. E’ il 28 giugno del 1928 quando Arnaldo Mussolini, Presidente del Comitato Nazionale Forestale scrive al Podestà di Asti per chiedere conto se “(…) in codesto comune siasi fatto o intendasi fare qualcosa di simile in ordine alle piantagioni. In tal caso mi tornerebbe assai gradito avere da Lei notizie sui lavori compiuti – accompagnati possibilmente dalle relative fotografie – o sui lavori progettati od in corso di esecuzione”. Nella carta intestata della lettera spicca il motto di Mussolini che esorta alla conservazione del verde “Io amo gli alberi, difendeteli, vi aiuterò a difenderli”. Per essere maggiormente convincente, la lettera porta in allegato la rivista IL BOSCO, organo del Comitato Nazionale forestale, che ospita vari articoli sul tema della progettazione del verde, tra i quali “Piantagioni nei relitti delle autostrade” e la “Festa degli alberi e la propaganda scolastica”. In quest’ultimo articolo, a firma di Arnaldo Mussolini compare un’esortazione alle nuove generazioni che “ (…) devono aver chiara la sensazione dell’importanza che hanno gli alberi , le foreste, le acque e i giardini nella economia della Nazione. Il rispetto agli alberi deve diventare una norma costante di vita”. Nella primavera del 1930 il podestà Buronzo prende quindi contatti con il responsabile della Sezione “Arte del fiore” della Federazione Fascista Autonoma degli Artigiani d’Italia di Genova, Mario Parodi, al quale vengono richiesti nominativi di specialisti nella progettazione del verde. La risposta non si fa attendere. Tra i professionisti suggeriti compaiono: l’Ing. Rodolfo Winter di Bordighera, figlio del più noto paesaggista Lodovico Winter, attivo collaboratore di Thomas Hanbury nella realizzazione dei famosi giardini a La Mortola, ancora oggi visitabili a Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine con la Francia. Furono indicati anche i floricoltori genovesi Bartolomeo Pittaluga e gli orticoltori di Voghera Del Corno & Figli. Della terna, la scelta cadde sul Winter che fu invitato ad Asti per “lavori interessanti, anche di una certa importanza, dato che è il problema della sistemazione a verde di varie parti della città di Asti che intendiamo sottoporre all’esame dello specialista”, annotò Buronzo. Sul sopralluogo del Winter non esistono riscontri, se non il suo biglietto da visita, ma è conservata una lettera datata 28 settembre 1930 scritta dal Podestà di Asti e indirizzata a Giuseppe Roda, in cui è espresso l’intendimento di “far eseguire alcuni lavori di qualche rilievo per la sistemazione a verde di varie zone della città”. In data 4 ottobre, Roda venne ad Asti e si avviò la collaborazione che portò alla realizzazione di alcune aree verdi. Altre, pur progettate, non vennero mai realizzate. Vediamo quali. In data 15 dicembre 1930, Giuseppe Roda, architetto di giardini e parchi dei Savoia, inoltrò all’attenzione del Podestà e del tecnico comunale incaricato Ing. Natale Ballario, una serie di elaborati acquerellati, comprendenti “la Sistemazione di Piazza Torino con Aiuole verdi, Aiuole e Piantagioni da farsi presso il Bastione di Piazza S. Caterina, la Sistemazione dell’Entrata del Giardino Pubblico verso Piazza Vittorio Alfieri e la Sistemazione del Bosco del Littorio e di Piazza Vittorio Veneto”. Nella missiva venne fatto presente che “Nelle visite alle varie località da sistemare eranvi pure la Piazza I° Maggio e il cortiletto del Battistero, nonché la Piazza Em. Filiberto (questa in parte), ma non avendo finora ricevuti i piani mi è stato impossibile redigere i relativi progetti”.
La fontana di piazza Torino
I progetti del Roda, letti alla luce di quanto è poi successo e dell’attuale sistemazione di piazza e corso Torino fanno riflettere su certe scelte dei “posteri”. Su Piazza Torino il Roda (Fig. 2) sottolinea che “Nel compilare il progetto di sistemazione mi sono preoccupato che lo stesso motivo decorativo formasse sfondo ai corsi Torino ed Alfieri e costituisse, nel tempo stesso, ornamento al piazzale senza intralciare il transito, in questo punto assai intenso. A tal fine ho progettato nel punto d’incontro degli assi dei due corsi, un grande bacino con getto d’acqua, bacino che vien fiancheggiato da due masse di alberi che, coi gruppi da piantarsi nell’aiuola che fronteggia il Corso Torino, devono formare quinte alle visuale dei Corsi Torino e Vittorio Alfieri. Oltre al Bacino ed alle aiuole verdi verrebbero piantati alberi tutto attorno alla Piazza, alberi che, colla relativa siepe di sempreverdi, devono limitare la zona di transito dei veicoli da quella pedonale”. Se Roda vedesse oggi “il rotondone” di piazza Torino!
Il bastione di Santa Caterina
Un secondo approfondimento progettuale è riservato alla chiesa di Santa Caterina, dove l’attenzione è rivolta a migliorare l’area mediante l’attento utilizzo della vegetazione. In particolare viene sottolineato: “Due sono i concetti a cui mi sono ispirato nel progettare la piantagione e le aiuole, cioè nascondere con masse verdi i fabbricati che si appoggiano al Bastione… Ho progettato di piantare a sinistra, cioè contro al fabbricato che si appoggia al Bastione, una folta massa di alberi, specialmente cipressi ed arbusti sempreverdi; un gruppo di alberi con masse di arbusti sempreverdi sono progettati pure a destra, al fine di inquadrare il Bastione fra masse di verdura che lo isolino dai moderni e poco estetici fabbricati vicini. Arbusti sempreverdi, fra cui predominano gli Allori ed i Mirti, sono piantati in vari punti; specialmente posteriormente al Bastione, sia per rendere pittoresca la scena, sia per nascondere in parte il cortile posteriore. Il terreno antistante al Bastione, posto ad un livello più basso della Piazza, viene sistemato in modo da avvicinarsi per quanto è possibile all’epoca medioevale e cioè la parte centrale viene lastricata irregolarmente e limitata ai lati da due aiuole rettilinee; ad essa si accede dalla Piazza a mezzo di alcuni gradini rustici” (Fig. 6). Oggi sulla piazza davanti alla chiesa di Santa Caterina non c’è traccia di verde.Altro progetto “solo in parte fiorito” quello sulla sistemazione dell’Ingresso del giardino pubblico da piazza Alfieri il Roda affronta il problema di valorizzare la percezione visiva del monumento a Re Vittorio Emanuele II (Fig. 3). Roda afferma: “Nel mezzo della Entrata vien progettata una aiuola sagomata all’italiana della larghezza del Corso anzidetto (m 15), fiancheggiata da due viali di cui, quello di sinistra è sull’asse dei portici, formando la continuazione stessa. Le tre visuali costituite dall’asse del Corso, dall’asse dei portici e da una linea simmetrica a quest’ultimo sono limitate ai lati da masse di alberatura e Coniferi costituite in gran parte da piante esistenti in modo che il Monumento, per quanto presentatesi d’angolo produca effetto pittorico”.
Il bosco del Littorio
Qualcosa è stato fatto del progetto del Bosco del Littorio (dopo la Liberazione divenuto il Bosco dei Partigiani).
Il Roda offre un contributo prezioso alla progettazione della nuova area che era già a verde ai piedi del Castello d’origine medioevale (Fig. 1, 4, 5). Al riguardo, egli afferma: “La sistemazione del Bosco del Littorio si deve dividere in tre parti distinte: La prima consiste in un più razionale raggruppamento delle piante attualmente esistenti, ora piantate senza alcun concetto pittorico e rispondente allo sviluppo avvenire delle singole piante; tanto che si trovano mescolate e vicine essenze le più disparate: le une a grande sviluppo le altre a sviluppo limitato; per cui queste sono destinate, col tempo, ad essere sopraffatte da quelle e morire; mancano le masse, le piante sono sparse su tutto il terreno senza alcun ordine e concetto.
Era anche prevista la Casa del Balilla
E’ quindi necessario, con trapianto, formare con le stesse piante esistenti, delle masse compatte disposte in modo da lasciare qualche punto libero alle visuali che esse, masse verdi, devono costituire onde l’occhio si porti ai punti più interessanti del “Bosco. A questo più razionale raggruppamento delle piante devesi aggiungere alcune lievi modificazioni di tracciato, la principale delle quali consiste nel fare uno spazioso piazzale per la musica, ora limitato al piazzale per l’orchestra e ad un viale circolare. La seconda, nella costruzione di una gradinata monumentale di fronte alla nuova strada che sbocca sul corso Dante. Gradinata che deve costituire l’entrata principale del Bosco e della quale ho disegnato una veduta schematica onde dare una lontana idea del come si presenterebbe tale costruzione. La terza parte della sistemazione del tratto di terreno recentemente venuto al Comune a parte integrante del “Bosco” e circondante la nuova Casa dei Balilla”. Indicazioni solo in parte realizzate. L’ingresso al Bosco dalla piazzetta della scuola Dante, dedicata ad Arnaldo Mussolini, segue una stile molto più “fascista” e meno floreale, con un tentativo di grandiosità di fatto ridimensionato. All’interno del Bosco gli interventi degli Anni Ottanta, con la costruzione della nuova piattaforma con gradoni e la cupola a fungo in cemento armato, hanno fatto il resto.
Ringraziamenti
Un sincero ringraziamento per la disponibilità assicurata nel corso della ricerca storica va all’Archivio storico del Comune di Asti e in particolar modo alla dottoressa Franca Inno.
Le schede
Una famiglia di giardinieri già attiva nell'Ottocento anche nell'Astigiano
La costruzione e l’impianto di Parchi, Giardini, Frutteti, Orti, Vigne, e di ogni opera ad essi riflettenti, forma la specialità della nostra Casa che da 40 anni vi si dedica quasi esclusivamente. La lunga pratica conseguita nel progetto e costruzione di oltre 1200 opere varie di giardinaggio; gli studi speciali fatti all’estero sotto la direzione dei più distinti maestri dell’arte, i lunghi viaggi compiuti nelle diverse parti d’Europa, ci pongono in grado di soddisfare nel miglior modo possibile a tutte quelle richieste ed ordinazioni che ci venissero fatte”. Con queste parole inizia l’introduzione al volumetto - oggi diremmo promozionale – della Ditta Roda & Figli del 1893. Conteneva un minuzioso elenco degli interventi realizzati in Piemonte e in molte altre realtà in Italia e all’estero. Un’utile fonte di informazioni per comprendere l’opera dei Roda tra Otto e Novecento.
I “giardinieri dei Savoia” lavorarono anche ad Asti e nel Monferrato. Il volumetto citato elenca almeno 15 interventi in zona, ai quali se ne aggiungono altri 5 individuati nell’Archivio storico del Comune di Asti, su progetti degli Anni ‘30 del ‘900 da Giuseppe Roda Junior, che proseguì l’opera del padre Giuseppe e dello zio Marcellino. Marcellino Roda fu nominato nel 1843 Giardiniere capo del Parco di Racconigi e il fratello Giuseppe Aiuto Giardiniere. A metà Ottocento i due fratelli Roda si occuparono del Parco di Racconigi, ma anche della realizzazione di giardini di residenze private in Piemonte, Liguria e Lombardia.
La generazione successiva a Marcellino e Giuseppe Roda continuò l’attività di progettazione di parchi e giardini, con Giuseppe Roda junior, nato a Racconigi nel 1866. Anch’egli si dedicò alla progettazione del verde. Nel 1910 fu nominato vicepresidente della Reale Società Orticola del Piemonte e dal 1916 al 1923 ne fu presidente. Sino al 1947 fece l’architetto di giardini. Anche il figlio Guido, dopo aver viaggiato a lungo si dedicò a progettare e realizzare giardini2. è ancora vivente la ditta Roda? L’opera dei Roda prese avvio nella realtà astigiana, come documentato nel volume illustrativo prima ricordato3, nel 1871 con un progetto per il commendator Giovanni Boschiero alla Villa Galleria, poco fuori l’abitato di Asti, in zona Borgomale-Vallarone. Una datazione verosimile è nella seconda metà dell’Ottocento vista la componente arborea di eccezionale pregio, rappresentata da bagolari (Celtis australis) e cedri (Cedrus libani), ora di dimensioni monumentali.
Grande interesse riveste anche la disposizione accorpata degli alberi e la presenza di un ampio tappeto erboso nell’area retrostante la Villa, tipica dei canoni progettuali dei Roda espressi anche nella loro pubblicazione Manuale del Giardiniere Floricoltore e Decoratore di Giardini4. Il complesso costituisce, ancor’oggi, una delle realtà di verde storico di maggior pregio dell’Astigiano, sia per la componente botanica, che per l’inserimento del giardino nel contesto paesaggistico caratterizzato dalla coltivazione della vite. Di particolare interesse l’intervento dei Roda per i Giardini pubblici di Asti del 1882. Esiste5 una planimetria datata 17 marzo 1882 che riporta però in calce la firma dell’Aiutante dell’Ingegnere Municipale G. Montersino. Appare comunque possibile ricondurre il progetto ai fratelli Roda, grazie ad un documento redatto dall’Ufficio d’Arte della Città di Asti, sempre a firma dell’Aiutante Ing. G. Montersino, del 2 aprile 1883 che riporta testualmente “Dopo la deliberazione del Consiglio comunale colla quale si decretava la posizione del monumento a V. Emanuele II nel Giardino si intrapresero nei primi di novembre i lavori di ampliamento del Giardino stesso in base al progetto Roda”.
Inoltre, viene di seguito riportato uno stanziamento di lire 1800 “per onorari, spese di progetto e provvista piante al Cav. Giuseppe Roda”. Il documento termina con l’indicazione di una variante adattata al progetto elaborato dal Roda “Al progetto Roda si dovette fare una variante nel sito destinato alla Musica onde avviare all’abbattimento necessario degli olmi posti nella parte curva del viale attuale dirimpetto al Gasogeno”.
Un ulteriore intervento progettuale di grande interesse dei Roda, fu realizzato nel 1886 per il Comm. Serafino Borgnini a San Marzanotto. La proprietà, attualmente pubblica, passò più volte di mano, fu anche donata al Maresciallo Pietro Badoglio. L’ingegner Borgnini, come sottolineato dallo storico astigiano Nicola Gabiani “(…) verso il 1880 lo fece ricostruire a nuova forma (…) di castello moderno”. È proprio in concomitanza con gli interventi di ristrutturazione generale del complesso venne realizzato il parco nella sua veste attuale da parte dei Roda, con cedri, alloro e palme, simboli verdi distintivi di molti giardini storici.