A chi ha meno di trent’anni sembrerà impossibile, ma ci fu un tempo felice in cui gli uomini, anziché rimbambirsi davanti al televisore, trascorrevano il tempo libero al bar o al circolo aziendale: si chiacchierava di politica, di sport, di donne, ma soprattutto si giocava a carte, a boccette, a dama, a biliardo, a bocce. Al termine della partita bisognava paghè i fré, ossia pagare il grillo, come si dice in italiano, quella sorta di “affitto” dovuto al gestore del locale per l’uso del biliardo o del mazzo di carte. Solitamente, visto che il gioco aveva quasi sempre una posta, l’onere del pagamento toccava al vincitore. E l’espressione era talmente radicata e consueta che quando una comitiva di amici indugiava a prendere una decisione su come passare la serata c’era sempre il più saggio della compagnia che ammoniva:«Forsa fieuj, che i frè curu!» (forza ragazzi, che le spese corrono!), la stessa frase che si sentiva dire quando qualche giocatore perdeva tempo e veniva richiamato, visto che si era “sulle spese”. Mi ha sempre incuriosito questo modo di dire profondamente astigiano e non sono mai riuscito a spiegarmelo, visto che nel nostro dialetto frè equivale a fabbro e quindi paghè i frè significherebbe alla lettera pagare i fabbri. Che cosa c’entra? Ho indagato e dedotto che il termine frè è stato acquisito dal francese frais, che si legge appunto frè. Deriva con ogni probabilità dal verbo latino frango, frangis, fregi, fractum, frangere (rompere); rottura, quindi danno e quindi una conseguente spesa. I francesi hanno conservato l’ultima interpretazione trasmettendola agli astigiani che per secoli l’hanno mantenuta. Il vocabolo, o meglio il modo di dire adattato, è stato acquisito probabilmente nel periodo di dominazione degli Orleans o forse risale all’arrivo dei Savoia (di lingua francese) o ancora venne in uso durante la successiva occupazione napoleonica. Un mistero storico che i nostri “fabbri” non si preoccupano di risolvere.
Quando all’osteria dopo il gioco si pagavano “i fabbri”
L’AUTORE DELL’ARTICOLO
L'autore
- In ogni stagione attenti ai fafiuché - 19 Gennaio 2024
- A scuola dalla prima mignin. Ai ripetenti si diceva che “sposavano la maestra” - 18 Gennaio 2024
- Se la vedova rimette le piume - 16 Gennaio 2024
Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.
GLI ULTIMI ARTICOLI CARICATI
IN EVIDENZA
Paolo Conte: avvocato, cantautore… enigmista
Patente di Astigianità
Portfolio del Bagna Cauda Day 2014
Portfolio del Bagna Cauda Day 2013
Ciao Luciano
Sonetto al sacrestano dimenticato
Quei 10.000 km sulla Topolino verde oliva
Sul calendario Ottobre-novembre-dicembre 2018
CONTRIBUISCI A QUESTO ARTICOLO
INVIA IL TUO CONTRIBUTO
Hai un contributo originale che potrebbe arricchire questo articolo? Invialo ora, saremo lieti di trovargli lo spazio che merita.