Nell’edizione di domenica 5 Maggio 1912 il bisettimanale Il Cittadino le riservò tre righe in seconda pagina: «Domenica 12 grande torneo bocciofilo piemontese con ricchi premi e medaglie e grande coppa d’argento». L’ignoto compilatore non sapeva di aver annunciato la nascita di quella che viene da molti considerata la più antica competizione di bocce a squadre d’Italia, terza in Europa dopo quelle di Lione (1910) e Nizza marittima (1911). Che la Coppa Città di Asti sia stata davvero la prima o la seconda, è oggi di assai scarsa rilevanza come è invece il fatto che, compiendo nel 2017 i 105 anni dalla nascita, sia una delle gare che, tra tutte le discipline e pratiche sportive, ha mantenuto una continuità da primato. Centocinque sono infatti gli anni dalla nascita e 103 le edizioni, contando anche quella, ormai prossima, del 2017. Un solo periodo di sospensione si registra nella sua lunga storia, dal 1916 al 1918 per ovvi motivi bellici, non avendo interrotto il suo percorso nemmeno negli anni del secondo conflitto mondiale. Segno di una fortissima identità tra il gioco delle bocce e il territorio, già evidente alla fine dell’800 quando si cominciano ad aver notizie di gare e sfide nei vari centri del contado astigiano che, grazie anche alla nascita (1898) dell’Unione Bocciofila Piemontese, si doteranno di una seppur ancora rudimentale regolamentazione agonistica. La prima società astigiana ufficialmente costituita fu la “Sempre Uniti” nel 1902 e molte altre furono fondate negli anni successivi tra cui è il caso di citare, nel 1906, la un tempo celeberrima A.B.A. (“la Bocciofila”) di via Antica Zecca, che chiuse la sua storia nel 1959, per lasciare spazio a un grande condominio tuttora esistente, e il sempreverde “Boschetto”, fondato invece nel 1908. Un segno evidente della crescente popolarità del gioco delle bocce che veniva reclamizzato anche come ricreativo momento di divertimento. Si invitavano per esempio gli astigiani a una «…straordinaria festa campestre nel Gorreto attiguo ai ristoranti del Giardino Incantato e del Labirinto (nei pressi del Ponte Tanaro, n.d.r.) che comprende gare a tresette, alle bocce, nuoto…» oppure, sempre al Giardino Incantato dove gli ospiti possono, oltre che mangiare i pesci fritti da Vittorio Carlotto, «…giocare alle bocce in spaziosi locali appositamente preparati…».
Si giocava in 32 campi sull’attuale piazza Campo del Palio
È in questa atmosfera di grandi entusiasmi che nel 1912 nacque la Coppa, in occasione delle festività di San Secondo (una coincidenza rispettata fino al 1992, quando la data di svolgimento fu spostata in autunno). Si giocò su 32 campi disegnati per l’occasione, non è neanche il caso di ricordarlo, sulla Piazza del Mercato – una vera e propria piattaforma polivalente dell’epoca – tra ben 62 formazioni: una foltissima partecipazione, visto che gran parte dei contendenti arrivò dal resto del Piemonte. La Piazza del Mercato o, per gli astigiani di maggior età, Piazza d’Armi (oggi Campo del Palio) fu l’esclusivo scenario della Coppa fino alla fine degli Anni ’40 quando, a fronte di un crescente, talvolta addirittura straripante, numero di partecipanti, si limitò a essere il teatro delle fasi iniziali delle gare, per lasciare quelle finali ai campi dei circoli astigiani. Una consuetudine che, adottata per garantire una maggior regolarità delle partite, terminò a metà degli Anni ’60 quando si abbandonò definitivamente la piazza per trasferire tutte le gare sui campi delle varie società cittadine. Lo spettacolo offerto da cinque o seicento giocatori (in alcune edizioni si arrivò anche a superare le mille presenze complessive) impegnati contemporaneamente su un numero impressionante di campi (in qualche edizione ne furono tracciati addirittura più di cento) resta però ancora oggi, nella memoria di chi c’era, come un momento irripetibile della vita sportiva cittadina.
Una kermesse di campioni e sfide
A spiegare l’eccezionale successo della manifestazione va detto che, accanto alla gara principale, la Coppa per l’appunto, si affiancarono, a partire dai primi Anni ’40, numerose competizioni collaterali di varie categorie. Emblematico, a questo riguardo, il programma di una delle edizioni dei primi Anni ’70 quando, oltre alla Coppa vera e propria (nazionale a quadrette), si disputarono anche una Regionale, la Coppa Fava, la Coppa Gherlone, la Coppa Pavarino e una seconda Coppa Città di Asti per le categorie Allievi, Propaganda e B. Fin dalla prima edizione, vinta da una terna del Tiro a segno di Torino (prima astigiana, quinta, quella del Circolo Risorgimento che si sarebbe poi imposta l’anno successivo con Vogliolo, Degregori e Fassone), la Coppa ha accompagnato fedelmente l’evoluzione del gioco (tra le prime in Italia ad adottare nel 1930 le bocce di legno sintetico) ma soprattutto ha contrassegnato, tra spettacolari vittorie e accesissime sfide, i periodi d’oro del boccismo astigiano che si possono far coincidere, anno più anno meno, con due diversi ventenni del secolo scorso, dal 1915 al 1935 il primo e dal 1960 al 1980 il secondo. Due stagioni particolarmente feconde quanto a nascita di grandi campioni ma anche di straordinari dirigenti come Lorenzo Matta, tra gli ideatori della Coppa Città di Asti e guida del movimento astigiano fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, e Aldo Amerio, anima autorevole di tutta l’attività boccistica della seconda metà del secolo, grande dirigente del settore giovanile nazionale e ispiratore della nascita del Comitato Asti Bocce che curò l’organizzazione della Coppa per almeno un trentennio. Quanto ai giocatori, pur con il rischio di dimenticarne qualcuno, non si possono non ricordare Giuseppe e Lorenzo Garri, Avidano, Vogliolo, Pierino Franzero, Carlo Cerrato, Nebiolo, Salla, Viarengo e Guido Chianale negli anni tra le due guerre, mentre, per quelli più vicini a noi, i big furono, tra gli altri, Diego Zeppa e Mario Riccomagno, Carlo Roseo e Renato Maggiorotto, Luigi Chianale, Aldo Macario, Augusto Fassone e i plurititolati Gigi Zeppa e Beppe Andreoli.
In 102 edizioni solo 21 vittorie di squadre astigiane l’ultima nel 1973
Un’altra caratteristica della Coppa è stata quella di godere di un eccezionale prestigio attestato dalla costante partecipazione delle più forti e competitive formazioni di tutte le regioni “boccistiche” italiane. Lo dimostrano le sole 21 vittorie astigiane in 102 edizioni, l’ultima delle quali risale all’ormai lontano 1973 quando, in un’edizione riservata all’individuale, si affermò Diego Zeppa per la Way Assauto. Da allora nessuna altra squadra astigiana è riuscita a imporsi anche se numerosi sono stati i giocatori locali che, in formazioni di altre città o regioni, hanno poi conquistato la Coppa, come tra i casi più recenti, Luca Scassa con la Ferrero nel 2006 e Pier Luigi Cagliero di Castelnuovo Don Bosco nel 2005 con la Chierese.