Nella quarta di copertina è scritto da Paolo Conte: “Mi conosco troppo poco per poter dire chi sono”. Massimo Cotto nel’introduzione parla di un album di figurine che ha voluto fare per parlare del Maestro. Ha raccolto pezzi di sue interviste e chiacchiere davanti a più piatti di merluzzo, ha aggiunto brevissime frasi scritte dai colleghi giornalisti e ne ha fatto un calembour (parola francese intraducibile in italiano che, fra le altre cose, vuole anche dire gioco di parole) godibilissimo. Cotto immagina questo libro come un “unico spettacolo di arte varia” e vien da pensare che sarebbe veramente traducibile in uno spettacolo dadaista superbo.
Dopo la raccolta che Cotto ha fatto delle frasi, Conte ha voluto leggere il tutto, aggiustarlo, aggiungere e togliere. Così è nato questo libro. Non si possono fare tante citazioni, è da leggere, assaporare, piluccare.
Come questa citazione di un Conte ironico e serio: «Signore e signori dell’Università di Macerata, su questa mia faccia, sempre che sia sufficientemente espressiva, potete leggere tutta la soddisfazione per l’onore che mi fate, una Laurea honoris causa in Lettere Moderne, ma anche l’imbarazzo di uno che non è assolutamente in grado di tenere per voi una lectio doctoralis».
Fammi una domanda di riserva Paolo Conte in parole sue raccolte da Massimo Cotto, Mondadori, Milano, 2015, pag. 170, euro 18