Una storica testimonianza urbana secondo la tradizione figurativa del Novecento
In un pomeriggio di ottobre nel 1984, suonai alla porta del pittore Emanuele Laustino, nell’edificio affacciato su piazza Lugano. Non lo conoscevo ancora, ma non esitai ad accettare l’invito del dottor Pierluigi Sacco Botto a curare la selezione dei dipinti da esporre alla Galleria “L’Acquario”, a fine novembre 1984. Fu un piacevole pomeriggio: la sobrietà dell’abitazione e la pacata riservatezza del pittore rispecchiavano la composizione raccolta e severa dei dipinti, la compostezza meditata della pennellata, la rigorosa accensione delle gamme ocra e brune nell’impasto filante della luce, quasi un velo caldo e avvolgente a memorie gelosamente custodite.
Nel 1926 i suoi genitori si erano trasferiti in Italia da Pittsburgh negli USA. Il giovanissimo Laustino prese a coltivare il disegno dal vero e l’osservazione della natura. Negli anni Trenta collaborò con gli artisti Carlo Morgari e Giovanni Bevilacqua agli affreschi nelle chiese di Isola d’Asti, Fontanile e Masone. Dopo la partecipazione alla Mostra d’Arte Astigiana del 1937, iniziò due anni più tardi a esporre alla Società Promotrice Belle Arti di Torino. Nel 1948 la Promotrice astigiana prese vita anche grazie a lui. Espose a Torino, a Pittsburgh, alle tre edizioni del Premio Alfieri per le Arti Figurative (1949, 1959, 1962) e fu invitato alla Biennale di Venezia nel 1950. Riconoscimenti e pagine critiche non mutarono l’indole contemplativa di Laustino, dedito alla propria ricerca espressiva attraverso una poetica naturalistica, legata alla tradizione figurativa novecentista.
Le prospettive urbane in disegni e dipinti, da piazza Cattedrale a via Natta, da Santa Caterina al cortile della vecchia Caserma, da piazza Statuto innevata a Rio Crosio, ai campi di Vallarone, ai paesaggi collinari si accostavano agli oggetti domestici, le stoviglie, frutta stagionale, il vecchio ferro da stiro di ghisa, il candelabro e l’ampolla, in sequenze silenti, in cui volume e colore scandivano i ritmi quotidiani. Tra le quinte domestiche, le essenziali composizioni floreali e, in particolare, i ritratti (la moglie, la madre) partecipavano al colloquio diretto, sincero dell’artista con le soluzioni pittoriche: l’impaginazione, l’equilibrio tonale, la partitura luministica. Collezioni private e pubbliche, tra cui la storica testimonianza “Le mura” conservata presso i Musei Civici di Asti, custodiscono la memoria della poetica dell’artista. Laustino venne ricordato in rassegne postume a Torino e ad Asti, presso l’Archivio Storico del Comune nel 2003 a opera dell’Associazione “Mino Rosso”. I soggiorni in Liguria offrirono talvolta più sintetiche vedute marine e scorci ombreggiati da palme e olivi: qui il linguaggio pittorico è più sciolto, vibrato nella serenità dell’emozione percettiva. Una retrospettiva promossa dalla Fondazione Eugenio Guglielminetti è in programma per febbraio, in occasione del centenario della nascita del pittore.