Le pubblicità sono lo specchio del momento storico e quelle che compaiono sui giornali astigiani nei mesi e negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale testimoniano delle difficoltà, ma anche della voglia di ripresa. Ne è un esempio l’annuncio comparso su La Gazzetta d’Asti il 7 novembre 1946, in cui la Cassa di Risparmio di Asti «comunica l’apertura delle iscrizioni al prestito della ricostruzione redimibile al 3,5% con un prezzo di emissione di 97.50 lire e con rimborso per estrazioni annuali». Ne seguiranno altri analoghi, proposti dalla Banca Agraria di depositi e prestiti Bruno & C.
Sui settimanali, da Il Cittadino a La Gazzetta d’Asti, compaiono altre reclàm, identificative dell’epoca, dedicate alle motociclette: segnali della voglia di due ruote motorizzate che sarebbe esplosa con gli scooter di maggiore successo Vespa e Lambretta. Ma non mancano i marchi più gloriosi della motociclistica italiana: siamo nel ’48 quando il settimanale della diocesi La Gazzetta d’Asti pubblicizza il nuovo modello Guzzi di 150 cc, il cosiddetto “Galletto”, con rappresentazione grafica dettagliata. L’inserzione è della concessionaria Perosino. In quegli anni i prezzi di riferimento vanno da 150.000 lire per i modelli base alle 373.000 dell’Airone da 250 cc. Le moto da gran turismo come il Falcone Guzzi erano già oltre le 400.000, mentre il motocarro Ercole a tre ruote, molto usato nei cantieri e per i trasporti minori, era a 675.000.
Alla Giuntelli di corso Alfieri, diventata anche “officina specializzata”, si propone la Iso 125, una sorta di antesignano della Vespa, con un invito alla clientela: «Prima di prendere una decisione provatela!». Crescono in città i “meccanici” come quello di Giuseppe Giovara, in via Arò 18, che assicura «lavori accurati e prezzi di concorrenza» e diventa concessionario della MV Agusta, la marca che conquisterà il motomondiale decenni dopo con il mitico Giacomo Agostini.
È del ’49 la comparsa sul mercato di un nuovo mezzo più maneggevole nel traffico già intenso di città, il Velo Solex di produzione francese. Citando un annuncio de La Gazzetta: «La bicicletta che funziona da sé, un mezzo più economico, silenzioso e pratico; con meno di un litro di benzina ogni 100 km!». Stesso genere di velocipede a motore era il Mosquito, «il più perfetto motore applicabile ad ogni bicicletta… con pagamento rateale in dieci mesi a 3900 lire… tutti motorizzati», reperibile alla “Nizzarda Cicli Saracco” di corso Alfieri. La ditta Arata propone un altro ciclomotore economico: il Paperino, a 63 900 lire. Da segnalare in questo settore anche la pubblicità della Orix 125 cc, uno scooter made in Asti prodotto nelle officine Prina di corso Alessandria 3.
Compaiono pubblicità anche di ditte di autotrasporti, come quella di Guido Maggiora (su Il Cittadino del 1948, con la definizione di «auto espresso giornaliero Asti-Torino, in viale Partigiani e via Crispino, e con consegna a domicilio»), oppure Testa & C. srl «per trasporti e spedizioni terrestri e marittime, in via Mura degli Zingari 20». La ditta Valpiola trasporti prometteva: «Corre nella luce e nel buio al servizio delle vostre merci».
Anche la vita quotidiana e casalinga è in trasformazione, specchio di una evoluzione tecnologica nata per facilitare i lavori domestici, dalla «stufa elettrica pratica e a grande rendimento», in vendita dal concessionario San Filippo in via XX Settembre 20 ad Asti, al forno-pentola “Seba”, pubblicizzato su La Gazzetta d’Asti fin dal 1945. Grande al contempo la proposta di macchine da cucire: dalla Borletti “punti perfetti” (slogan immutato nei decenni) vendute anche a rate da Bo Marcellino di corso Dante, alle americane Singer, all’italianissima Necchi.
Nel dopoguerra si passa lentamente dalle ghiacciaie, rifornite grazie alla vendita di pani di ghiaccio a domicilio, ai primi “refrigeratori” a uso domestico. Nel 1950 su La Gazzetta appare la pubblicità dell’esposizione Morandi & Ghia di via Brofferio e, nel 1949, su Il Cittadino, la ditta Rocca di corso Alfieri 74 assicura «importazione diretta di accessori delle migliori case americane e tutte le applicazioni dell’industria del freddo, con facilitazioni di pagamento». Per avere un’idea, i frigoriferi nel 1954 costavano dalle 70 000 lire (4 mila lire al mese per 19 rate), ai modelli più grandi da 160 litri proposti a 139 000 lire (oppure 7500 lire per 20 rate). Tra le marche anche la curiosità dei modelli Fiat, frutto della diversificazione produttiva dell’industria torinese. Nel 1951 arrivano le prime lavatrici. Ecco l’annuncio: «Non perdere tempo e sprecare energie per fare il bucato. La massaia intelligente utilizza la lavatrice Hoover, per un bucato perfetto in breve tempo conservando intatta la bellezza delle mani». Una pubblicità a suo modo emblematica che guarda alla popolazione femminile (nel 1946 era arrivato il diritto di voto anche per le donne) e si collega al lancio di nuovi prodotti di bellezza che diventano sempre più accessibili, mentre la diffusione di un nuovo materiale come il nylon rivoluziona anche il mondo delle calze e della corsetteria.