venerdì 4 Ottobre, 2024
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Numero 4

L’Astigiano elesse sei padri costituenti

Con la morte di Giulio Andreotti, il 6 maggio del 2013 è rimasto in vita solo il senatore Emilio Colombo tra i 556 Padri Costituenti: ultimo testimone diretto di quella stagione storica, politica e parlamentare che portò alla nascita della nostra Carta Costituzionale. Alla formulazione di quel documento fondamentale, ancora oggi al centro del dibattito politico e istituzionale concorsero anche sei Padri Costituenti di origine astigiana, per provenienza o per un legame intenso e intrecciato delle loro esperienze personali. I loro nomi sono stati spesso dimenticati: Umberto Calosso, Enzo Giacchero, Umberto Grilli, Felice Platone, Leopoldo Baracco, Alessandro Scotti. qui sono sintetizzate le loro storie: intense e talvolta avventurose. Percorsi di vita che – a vario titolo – attraversano la città di Asti e l’Astigiano e si incontrano, ciascuna con le proprie specificità, in una stagione fondamentale della nostra storia repubblicana.

Asti e Venezia si disputano San Secondo

Il santo protettore di Asti è conteso dai veneziani che sostengono di averne la reliquia. è una storia lunga mille anni. Sulla laguna c’é un’isola dedicata al santo martire legionario romano e il suo corpo sarebbe custodito nell’urna di una importante chiesa veneziana affrescata dal Tiepolo e dal Tintoretto. La leggenda narra di rapimenti notturni e sotterfugi, miracoli e processioni. Gli astigiani rispondono dimostrando, anche con l’uso della datazione scientifica del carbonio 14, che la reliquia custodita nella cripta della Collegiata è compatibile con l’età romana. I veneziani si sarebbero presi il corpo mummificato di un vescovo di qualche secolo dopo. E anche sulla facciata della chiesa di Asti c’é un mistero svelato o meglio una controfigura: dal 1988 nella nicchia è stata sistemata una copia della statua di San Secondo. L’originale fu tolto nel 1870 e da allora è in una tenuta a Quarto, a pochi chilometri dalla città.

A Quarto la vera statua. Sulla Collegiata una controfigura

San Secondo: a Quarto la vera statua, sulla Collegiata una controfigura

Astigiani in festa quando partiva la colomba

Fiere e altri appuntamenti sono organizzati ogni anno a maggio per festeggiare San Secondo, ma lo spettacolo pirotecnico è uno dei momenti più apprezzati dagli astigiani. I "fuochi" venivano già sparati nel '400 per arricchire il palio. La sede dello spettacolo era Piazza San Secondo ma, nell’800, si spostò in Piazza Alfieri per andare nel 1866 in Piazza Emanuele Filiberto. Dal 1961 vennero sparati allo stadio comunale e dal 1984 sul Lungotanaro. Fino alla fine degli anni ’70 sulle teste degli astigiani passava la colomba, la miccia che un tempo veniva accesa per dare il via allo spettacolo. Da quel gesto nacque il modo di dire dialettale che ancora indica l’improvviso accendersi di una discussione o di un battibecco.

Per noi ragazzi Piazza Alfieri era il mondo

Due ragazzini, cresciuti tra il cortilone di Palazzo Anfossi, la chiesa del Santo e la grande piazza trapezoidale con il monumento a “Toju”, sono i testimoni vivacissimi della vita nel quartiere del centro di Asti nei primi anni Cinquanta. Ai giovani bastava poco per divertirsi. Questo è il loro racconto di quegli anni, in un’Asti che provava a diventare una città moderna, ma che manteneva abitudini, comportamenti e condizioni sociali di epoche più lontane, destinate a cambiare in modo radicale soltanto alla fine degli anni ’60. Uno spaccato della vita del “quartiere piazza Alfieri” e le “mirabolanti avventure” di due suoi giovanissimi abitanti, gli aneddoti, i ricordi, gli straordinari personaggi che, appartenenti ai più diversi ceti, ne costituivano l’irripetibile tessuto sociale.

Nizza e Canelli da 400 anni assediate e divise

Questa è la vicenda storicamente documentata di un doppio assedio subito nel 1613 da due città. Quattrocento anni fa, nella tarda primavera, la valle Belbo fu teatro di battaglie che videro contrapposti eserciti stranieri e milizie al comando di capitani di ventura e nobili cavalieri. Non mancarono, come in tutte le guerre, atti di eroismo e di viltà, saccheggi e violenze, astuzie strategiche e depistaggi. Ci furono i due assedi, di segno opposto, ai danni di città distanti solo una decina di chilometri: Nizza e Canelli che hanno tratto anche da questi fatti storici spunti per rinfocolare il loro mai sopito campanilismo. Ecco che cosa accadde tra mantova, torino, asti e la spagna.

La Repubblica è fondata sul lavoro

L’operazione “Cassetti aperti” lanciata da Astigiani ha dato i suoi primi straordinari frutti. La pagine che seguono in questo “Album di famiglia” racchiudono anche immagini assolutamente inedite. Tutte le fotografie hanno il comun denominatore di rappresentare il mondo del lavoro nel periodo del dopoguerra dal 1945 alla fine degli Anni Sessanta. Istantanee vivacissime, momenti di vita vissuta, di voglia di fare. Ci sono foto di famiglia proposte dai nostri lettori e immagini già custodite all’Archivio storico del comune di asti, all’Israt e da “Astifoto” che ringraziamo per la collaborazione, così come ringraziamo i curatori della mostra “La Rinascita” per la fattiva collaborazione, invitando i nostri lettori alla mostra che sarà ospitata in questi mesi ad Asti. Istantanee vivacissime, momenti di vita vissuta, di voglia di fare. Ci sono foto di famiglia proposte dai nostri lettori e immagini già custodite all’archivio storico del comune di Asti, all’Israt e da “AstiFoto” che ringraziamo per la collaborazione, così come ringraziamo i curatori della mostra “la rinascita” per la fattiva collaborazione, invitando i nostri lettori alla mostra che sarà ospitata in questi mesi ad Asti.

Aris d’Anelli

Medico, scrittore, appassionato di cinema. Tante le sfaccettature nella vita di Aris d’Anelli, astigiano nato in Africa ai tempi dell’avventura coloniale italiana. Per quarant’anni ha lavorato all’ospedale di Asti, alla guida del reparto di cardiologia creò un’unità coronarica d’eccellenza. Ritornò più volte in Africa - “la terra dove ho lasciato il cuore” - e nel 1986 venne mandato in un villaggio di lebbrosi. Con la pensione, finalmente il tempo per scrivere i suoi libri e coltivare l’amore per il cinema, di cui d’Anelli è stato docente all’Utea. «Le passioni sono un luogo in cui rifugiarsi dalle durezze della vita», racconta oggi.

Quel giorno che Polledro suonò con Beethoven

Il 6 agosto 1812, il violinista di Piovà accompagnò il famoso compositore tedesco