Sono pochi, pochissimi a sapere a che cosa serve il “gesso morto di Bologna”. E hanno tutti più di 80 anni.
Ecco la risposta: veniva usato, un tempo, per strigliare i buoi e rendere il loro manto più bianco prima di portarli in fiera. Occorre invece essere un ballerino di teatro o uno scalatore di alberi della cuccagna per conoscere la pece greca utilizzata per non scivolare. Forse però non basta essere un astigiano per sapere che li vende una piccola bottega nel cuore del Monferrato. È una “Premiata drogheria”.
Siamo a Moncalvo, in piazza Garibaldi. L’insegna è un richiamo garbato di “vini, liquori, prodotti tipici”. Si entra e accoglie un vecchio bancone lì dal 1923, quando il negozio fu aperto da Giovanni Prosio. All’inizio vendeva stoffe e sul marmo grigio ancora affiorano antichi graffi di forbici affilate.
Dal 1968 è un bazar di colori, profumi e storie. Lo rilevarono Carla e Piero Broda, all’epoca giovanissimi sposi. A settembre festeggiano i 44 anni di bottega. Da due anni Carla si è ritirata per far la nonna a tempo pieno di Federico, 6 anni. Così ora è la primogenita Bettina a diriger bottega (l’altra sorella, Roberta, disegna e anima cartoon). Per tanti Bettina è ancora la “masnà”, nonostante le quaranta e spingi primavere. Non ama farsi fotografare, ma è di buona chiacchiera: “Abbiamo più di duemila articoli: dalle vernici alle marmellate, dai vini ai bon bon, e tanti prodotti per l’enologia. Mi chieda qualcosa, qualsiasi cosa, e io ce l’ho. Persino la carta aromatica d’Eritrea: sa, quella da bruciare. Ci metto due settimane a fare l’inventario”. Sorride. “Le nostre specialità sono gli amaretti morbidi di Moncalvo e i basin della Bela Rosin della pasticceria I Fornai. E d’inverno abbiamo anche i moncalvesi al rhum e i tartufi dolci dei Cerruti. I clienti mi vedono un po’ cicciottella e si fidano di me in fatto di dolci”. Allegra e ironica. “Ma il negozio non finisce dove sembra”. La promessa è mantenuta: il retro bottega è una sorpresa. Un po’ cantina, un po’ di più museo. Ma forse sarebbe meglio dire camera delle meraviglie. La soglia si varca solo se c’è mastro Piero. Lì ci sono tutti i suoi anni di vita e le passioni. Bottegaio, ma anche falegname, trifulau, e ci tiene, “fondatore e volontario della Croce rossa”.
Inizia il viaggio nel tempo. Ecco le bottiglie di Barolo e Barbera d’inizio secolo scorso. La più antica è del 1901. “Le hanno trovate murate in una cascina qui vicino” racconta Piero, col suo inseparabile cappellino. Le custodisce come fossero un tesoro in quegli scaffali e mobili tutti fatti a mano da lui. Tutt’intorno sono appesi cimeli e antichità recuperate qua e là, tra mercatini e solai. “Ho ancora tre coppe dove mangiò il gelato la Bela Rusin”. Basta crederci. E non è l’unico oggetto curioso: “Questa è la valvola elettrica della vecchia macchina per fare i raggi X del dottor De Regibus. Me la lasciò in eredità nel testamento”. E poi la “gratà”, il vecchio strumento per fare la granatina. Un giraricci portatile che un tempo le parrucchiere si portavano appresso nelle case. L’oggetto più raro è invece una scatoletta di latta per il “Tartufo nero di Moncalvo”: lo esportava Piero Lanfrancone nell’800. Appeso c’è anche un trombone bianco, alla moda americana, che ricorda quando si suonava jazz in quel crutin dei Broda.
Qui iniziò il maestro Sergio Paolo De Martini. La cantina vide gli esordi anche dalla banda musicale di Moncalvo. In un angolo c’è il vecchio “sapin” di nonno Angelo Cavanna che ha contagiato tutti in famiglia con la sua passione per trifole e tabui. Piero ama anche gli esperimenti: ha brevettato un liquido che ferma il tempo. Ancora non svela l’alchimia ma è riuscito a mantenere intatti un tartufo e una rosa bianca.
Sono conservati da 26 anni. Lunga vita alla Premiata drogheria.