Disegnava umili figure pensose, svelate da linee sobrie e avvolgenti. Tratteggiava a china il profilo di chiese e torri alle luci del tramonto. Ogni foglio, in piccola dimensione, racchiudeva il suo sguardo attento, interiore e poetico. Giuseppe Colli lavorava alla Way Assauto, la “grande fabbrica” degli astigiani, ma fin dagli anni Cinquanta aveva coltivato l’inclinazione al disegno, all’acquarello, all’incisione, esponendo alla Promotrice Belle Arti di Asti nel 1959 con Leonardo Viano e con “ Il Cerchio”, istituito insieme ai pittori Borello, Josa, Sgarbi, Quaglia. Conseguì riconoscimenti critici, partecipando a rassegne nazionali.
In Asti, ordinò fortunate personali alla Galleria “La Fornace”, ove il Maestro Giuseppe Manzone lo definì «ricco di una profonda sensibilità» (1975) e Angelo Mistrangelo così scrisse: «Si assiste a una freschezza compositiva da cui scaturiscono la Chiesa di San Giuseppe, Il Lazzaretto, Via Zangrandi…» (1977).
Nel 1978 Salva Garipoli lo presentò alla Galleria Penelope: «L’autore ritaglia una pausa nel caos quotidiano per ricercare un’autenticità esistenziale più a misura d’uomo».
Colli compose anche liriche, conseguendo il “Premio Città di Cuneo per la poesia” (XXV della Resistenza). Alla Galleria “L’Acquario” nel 1980, Pier Luigi Sacco Botto scrisse: «Uomo semplice e schivo è tuttavia artista di non comune cultura», a testimonianza delle varie collaborazioni di Giuseppe Colli, dall’intervento devozionale nella Parrocchia di San Paolo alle illustrazioni editoriali per La vigna di Gigi Monticone e Quando uno se ne va di Grappiolo e Monticone, dalle incisioni per la “Douja d’Or” alla frequentazione di Giorgio Upiglio e di Pier Nebiolo nella vivace stamperia Il Lanzello a Costigliole d’Asti. Ultime esposizioni furono allestite alla Foresteria Bosca di Canelli (1982), all’Archivolto (1984), mentre sue opere comparvero in ricordi postumi alla Libreria Cabiria nel 1991 e nella mostra “La Fabbrica Il Lavoro. Dipinti e sculture” a cura di Claudio Cerrato per il centenario “1908-2008 WAY ASSAUTO. Un secolo di lavoro ad Asti”.
Colli sperimentava, mediante un torchio personale, l’incisione a puntasecca o su linoleum, puntuale negli effetti tonali e luministici: il pescatore solitario, l’argine del Tanaro denso di alberi, la vegetazione specchiantesi nelle acque tremule, illuminate dal chiarore effuso delle nubi. I cieli graffiti e multiformi, sbozzati sulla terra monferrina, sui campanili urbani e sui greti fluviali furono ricercati dal collezionismo privato e pubblico (“Cielo nuvoloso” è custodito dai Musei Civici, Asti), elogiati da Silvia Taricco e Amelia Platone.
Aldo Spinardi, presentando l’antologica ordinata dal Comune di Asti al Battistero di S. Pietro (1988), in omaggio a Colli ormai gravemente malato scrisse: «…è tutto un rabesco, il cielo è come un grande spazio sul quale, con le nubi, corre veloce la mano dell’artista». Nel trentennale della scomparsa, il silenzioso impegno di Colli desta in molti concittadini un commosso ricordo.