domenica 19 Gennaio, 2025
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Elena Pinetti, la cacciatrice di astroparticelle

Laureata a pieni voti in Fisica con una nonna adottiva molto speciale

Elena Pinetti è energia allo stato puro. Racconta di raggi gamma, neutrini, equazioni e telescopi spaziali con una disinvoltura e una semplicità che lasciano senza parole. Il suo entusiasmo è tale da incuriosire e riappacificare alla causa della scienza anche le menti più scettiche.

Il 22 ottobre del 2018 ha conseguito la laurea magistrale in Fisica all’Università di Torino con la tesi dal titolo “Materia oscura e cosmologia attraverso la tecnica della crosscorrelazione con la mappatura di intensità dell’idrogeno neutro” che le è valsa la menzione d’onore oltre la votazione massima (110 e lode).

Sotto la guida del professor Nicolao Fornengo suo mentore (è ordinario di Fisica Teorica a Torino e tra i maggiori esperti internazionali di cosmologia e fisica astroparticellare) Elena sta approfondendo l’argomento della tesi con un dottorato di ricerca. La sfida? Trovare l’equazione matematica in grado di spiegare quello che si sospetta esista nell’Universo, oltre il nostro sistema solare, la cosiddetta materia oscura.

Elena Pinetti alla lavagna della facoltà di Fisica scrive una delle equazioni che le hanno cambiato la vita

 

Quando e come hai scoperto la passione per la fisica di base?

“A cinque anni – racconta Elena – dicevo che volevo fare la scienziata e il regalo che desideravo di più era un microscopio, a scuola mi piacevano tutte le materie ma per la matematica avevo una simpatia speciale. Mi sono appassionata alla fisica negli anni del Liceo, grazie alle equazioni di Maxwell che descrivono il campo elettrico e il campo magnetico. Dentro quelle formule c’è tutta la realtà in cui siamo immersi. Riuscire a spiegare la realtà con un’equazione o partire da questa per scoprire qualcosa di Elena Pinetti alla lavagna della facoltà di Fisica scrive una delle equazioni che le hanno cambiato la vita nuovo è qualcosa di magnifico. Capire per fare, senza la ricerca di base non ci sarebbero tecnologie e macchine”.

Quando hai deciso di dare la caccia alle astroparticelle?

“Il merito è del professor Nicolao Fornengo, il mio maestro. Un giorno nel suo ufficio ho visto delle foto di galassie talmente belle da sembrare finte. Quando mi ha spiegato che era tutto vero ne sono rimasta affascinata e ho deciso di approfondire. Facevo solo il terzo anno e ho scelto di svolgere la tesi triennale sulle onde gravitazionali. Era l’ottobre del 2015 e ancora non era stata annunciata la loro scoperta, quindi si trattava di un argomento decisamente non convenzionale, soprattutto per una tesi triennale. Il mio professore ha accettato di seguirmi a condizione che studiassi la relatività generale: io l’ho fatto e così è iniziato il mio viaggio nella fisica astroparticellare”.

Ci spieghi che cos’è la misteriosa materia oscura?

“La materia di cui siamo fatti noi, i pianeti e le galassie, tutta insieme fa solamente il 4 per cento della materia dell’Universo. Il resto è materia invisibile o “energia oscura”, ma la loro esistenza è dimostrabile. Ad esempio, una prova dell’esistenza della materia oscura sono gli archetti di luce fotografati dal telescopio Hubble: mostrano immagini di galassie fortemente deformate dal fatto che la materia oscura devia i raggi luminosi. Nessuno è mai riuscito a osservare direttamente una particella di materia oscura e le uniche prove che abbiamo della sua esistenza sono indirette. Io ci provo con la tecnica della cross-correlazione, usando l’idrogeno neutro come possibile tracciatore della materia oscura”.

Quali strumenti utilizzi per la tua ricerca?

“Un pc portatile con cui faccio programmazione e tante ore di studio. Lo faccio fin da quando ero piccola. I miei genitori, che sono persone davvero speciali, mi hanno sempre detto: il tuo compito è studiare, al resto pensiamo noi. Adesso è ancora così, solo che ora vivo con Aurelio ed è lui che pensa a tutto, cucina e casa”.

Aurelio, astigiano come Elena, frequenta il primo anno del corso di laurea magistrale in fisica.

“È un ragazzo speciale – confessa Elena – fidanzato e migliore amico, maestro di violino, ottimo chef, sa fare di tutto e soprattutto fa di tutto”. Immagino le discussioni a cena, pane, stelle e…”risotti speciali…” per la verità oltre a studiare facciamo tante cose divertenti: piscina, viaggi, una volta al mese andiamo al Regio. E poi seguiamo anche i corsi dell’Università popolare su temi curiosi come il ‘bon ton’ e ‘curar mangiando’ insomma non ci annoiamo”.

Al Teatro Regio con il fidanzato Aurelio, studioso di fisica e maestro di violino

 

Nel cuore di Elena, un posto speciale è per nonna “Margò”, Margherita Olessina, scomparsa pochi mesi fa e raggiunta da poche settimane dal marito Roberto.

“Ci siamo incontrate per caso a un mercatino di Natale, lei aveva un banchetto di erboristeria, erbe, fiori, profumi naturali. Ci siamo piaciute subito e abbiamo iniziato a frequentarci. Lei era per me come una nonna e io per lei come una nipote. Parlavamo di tutto, dalla storia del femminismo a come salvare il mondo. Prima di ogni esame cantavamo insieme “la canzone del soldato” e sempre, prima di inviare la richiesta per una borsa di studio, passavo da lei. Aveva fatto tante cose belle per la città e con il marito Roberto avremmo voluto raccoglierle in un libretto. Purtroppo Roberto è mancato improvvisamente, un giorno di febbraio. Mi volevano bene e io a loro”.

Asti è speciale per Elena “tanti giovani la trovano spenta ma non è vero: è un posto perfetto per crescere e per studiare, c’è un’atmosfera più serena rispetto alle grandi città. Ora abito a Torino ma ci torno sempre volentieri non solo per la mia famiglia ma anche perché vivono qui le mie più care amiche, Giulita, compagna d’infanzia, Enrica conosciuta con il progetto della Web TV della Provincia ed Irene, compagna di liceo”. Il sogno nel cassetto? La mia ambizione è insegnare all’Università e poter continuare le mie ricerche – risponde Elena – vorrei vivere in un paese dove la scienza e la conoscenza siano valorizzate sul serio e non a parole; dove la parità di genere sia prassi di vita. L’Italia, purtroppo, è ancora lontana da tutto questo”.

l'autrice dell'articolo

Roberta Favrin
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