L’anniversario dell’Avis Asti, nata nel 1938 per volontà del primario Ettore De Benedetti
Gesto disinteressato e altruistico, la donazione del sangue è possibile nell’Astigiano grazie all’impegno di differenti realtà. La più diffusa è l’Avis, che in provincia è presente in ventotto comuni.
La sezione comunale di Asti, nata nel 1938, festeggia gli ottant’anni. Conta quasi settemila soci e raccoglie il 75% del sangue donato sul territorio. Sono migliaia gli astigiani che, nel corso di questi anni, hanno messo a disposizione il loro sangue in modo del tutto volontario e anonimo per aiutare altre persone in difficoltà: vittime di incidenti, colpite da malattie, sottoposte a interventi chirurgici. Le origini della sezione comunale di Asti risalgono al 14 giugno 1938: poco prima il professor Ettore De Benedetti, primario di Medicina dell’ospedale astigiano, aveva aderito all’iniziativa presentata dal collega Vittorio Formentano durante una visita ad Asti, abbracciando l’idea che aveva visto nascere il primo nucleo di donatori undici anni prima a Milano. Agli appelli di De Benedetti risposero quindici volontari astigiani.
Poco dopo, se ne aggiunsero altri sedici, interessati a unirsi all’associazione che all’epoca si occupava soltanto di propaganda e reclutamento dei volontari. Una legge del 1937 prevedeva infatti che il servizio trasfusionale fosse gestito dal Comitato Provinciale Datori di Sangue. Quest’ultimo riuniva donatori volontari, ma prevedeva anche la partecipazione dei “donatori professionali”, che davano il sangue a pagamento, profilo inconciliabile con i principi promossi dall’Associazione. Nel 1947, terminata la guerra, i donatori astigiani seguirono i pionieri milanesi nel chiedere l’indipendenza dai rispettivi Comitati per rinnovare le idee alla base dell’Avis, in tempi in cui la donazione avveniva ancora collegando il braccio del donatore con quello del ricevente.
Il medico astigiano Ettore De Benedetti che nel 1938 sposò le idee del collega milanese Vittorio Formentano, fondatore dell’Avis
La sezione ha quasi 7000 soci che offrono 1200 donazioni al mese
Iniziò allora un nuovo corso per l’associazione astigiana, che oggi vanta più di 6750 soci, capaci di garantire circa 1200 donazioni ogni mese. Si stima che dal 1938 circa 25000 persone abbiano contribuito alla causa donando il loro sangue. A livello nazionale, l’Avis supera attualmente il milione e trecento mila soci, organizzati in 3500 sedi, in grado di contribuire ogni anno alla raccolta di oltre due milioni di unità di sangue e suoi derivati, garantendo circa l’80% del fabbisogno nazionale.
Dopo De Benedetti, l’Avis comunale astigiana ha avuto altri cinque presidenti. Dal 1946, per i successivi 25 anni, toccò a Giuseppe Viarengo, direttore del laboratorio analisi dell’ospedale di Asti. Restò in carica fino al 1971, quando divenne presidente della sezione provinciale. Suo successore alla sezione comunale fino al 1989 fu Roberto Carlo Gallo, in pensione dall’attività di economo dell’ospedale. Dopo Gallo, dal 1990 al 1992, presiedette l’Avis comunale il medico Mario Aresca. Dal 1993 al 1998 fu la volta di Carlo Ferrari, primario di Anestesia e Rianimazione (vedi Astigiani n. 25, pag. 86).
Già al fianco di Viarengo, negli anni Sessanta Ferrari anticipò la sua esperienza alla guida della sezione comunale con quella di presidente provinciale, nel periodo in cui è nata la rete nei comuni della provincia. Di lui si ricordano le numerose disponibilità offerte alla domenica mattina, durante i riposi dalle attività nel suo reparto, per i prelievi con l’autoemoteca nei vari centri del territorio.
Attualmente la presidenza dell’Avis comunale è affidata a Bruna Accornero, in carica dal 1999, che agli inizi degli anni Duemila è stata anche presidente regionale e ancora oggi ha incarichi nell’Avis piemontese con il ruolo di consigliere. Ha maturato le sue prime esperienze al fianco del presidente Ferrari, di cui è stata segretaria.
Oggi l’Avis comunale, attraverso la sua sede al Cardinal Massaia, si occupa di sensibilizzare e di programmare la chiamata alla donazione e all’accoglienza. Affida inoltre alla struttura sanitaria provinciale i servizi di accettazione, come l’organizzazione delle visite mediche agli iscritti e agli aspiranti donatori. Fino al 1973 l’Avis astigiana svolgeva anche le attività di prelievo, analisi e distribuzione del sangue, attualmente di competenza del servizio di Medicina Trasfusionale dell’ospedale.
Ai donatori non è mai noto dove e a chi sarà trasfuso il sangue che è stato loro prelevato, ma è probabile che ciascun donatore astigiano abbia aiutato almeno una volta un malato della Sardegna. In quella regione è infatti molto diffusa la talassemia, una malattia ereditaria del sangue che provoca l’anemia, cioè la diminuzione dell’emoglobina, la proteina che si occupa di trasportare l’ossigeno.
Ogni settimana, dal 1982 centinaia di sacche di sangue partono da Asti per la Sardegna
Richiede frequenti trasfusioni e, nonostante la generosità dei donatori sardi, il sangue raccolto in quella regione non è sufficiente. Per via di un protocollo di collaborazione con il Piemonte, dall’ospedale di Asti dal 1982 partono ogni settimana centinaia di sacche di sangue destinate a Cagliari. Prima di allora, dal 1973 al 1981, parte del sangue astigiano raggiungeva invece la Campania.
«Oggi non è più così, ma prima degli Anni Ottanta partivamo alle 3 del mattino dall’Ospedale di Asti per raggiungere l’aeroporto di Caselle e spedire il sangue a Napoli. Ci muovevamo all’ultimo minuto, perché il sangue doveva rimanere in frigorifero il più possibile: i flaconi in vetro erano trasportati in contenitori refrigerati e protetti molto bene», ricorda Maria Grazia Prosio, figura di spicco dell’Avis astigiana che ha effettuato la sua prima donazione nel 1963, prima di far parte del consiglio provinciale e diventare dipendente di Avis.
Oggi pensionata, continua la sua attività nell’associazione ricoprendo nel Consiglio Direttivo comunale l’incarico di segretario e amministratore. «Ero impegnata in quell’attività insieme a Piergiorgio Monticone. All’epoca eravamo dipendenti dell’Avis, ma ci occupavamo di quei trasferimenti a titolo volontario perché credevamo nell’importanza dell’operazione. Finita la consegna a Caselle, dovevamo rientrare ad Asti in tempo per aprire gli uffici, prima che arrivassero i donatori».
Un monumento ai giardini per ricordare l’impegno dei donatori
Ogni anno l’Avis astigiana consegna attestati di benemerenza e medaglie a chi ha raggiunto determinati scaglioni di donazione, tra le 8 e le 125, ma alcuni soci hanno superato le 180 donazioni. La serata di premiazione del 2018 si è svolta al Teatro Alfieri martedì 11 dicembre.
Altri riconoscimenti concessi dall’Avis astigiana sono le borse di studio agli studenti delle quinte superiori, già donatori, che si diplomano con la votazione di almeno 95 centesimi. L’Avis punta a sensibilizzare alla donazione soprattutto i giovani; fino a metà degli Anni Settanta, esisteva un gruppo giovanile in supporto alle attività dell’associazione.
Se l’Avis astigiana ha perso la realtà giovanile, un’altra mancanza che si è sentita negli anni è stata quella dei gruppi aziendali, ridotti o estinti con la crisi industriale della città: garantivano un importante bacino di donatori, in particolare circa 400 dalla Way Assauto negli Anni ’70 e ’80.
La città di Asti nel 1969 ha intitolato ai Volontari del Sangue una via della zona di corso Casale. E durante le celebrazioni del quarantesimo anniversario di fondazione, nel 1978, è stato inaugurato ai Giardini Pubblici di Corso alla Vittoria un monumento dedicato all’Avis. Disegnato da Antonio Guarene, era originariamente in marmo, poi sostituito nel 1986 con uno in acciaio realizzato dal fabbro astigiano Beppe Ercole.
Per celebrare gli 80 anni, l’Avis comunale astigiana ha già organizzato alcune iniziative, tra cui la rassegna Ambiente & Salute che si è svolta a ottobre per riflettere su temi di grande attualità. In occasione del Natale, donerà la pubblicazione su benessere e salute Cosa mangiamo oggi?, realizzata da Maria Luisa Amerio e Annalisa Alessiato, con consigli sulle buone abitudini alimentari e sull’attività fisica.
Come donare il sangue?
La donazione del sangue può avvenire tra-mite un prelievo, da chi è in buona salute e ha uno stile di vita che non può compromettere la propria salute e quella di chi riceve il sangue. Deve avere tra i 18 e i 65 anni e pesare almeno 50 kg. La donazione di sangue intero da parte di donatori di età superiore ai 65 anni può essere consentita fino al compimento del 70° anno previa valutazione medica. L’idoneità alla donazione è stabilita tramite un colloquio personale e riservato, una valutazione clinica effettuata da un medico e dopo essersi sottoposti a esami di laboratorio.
Può essere donato sangue intero, i cui tempi di donazione sono inferiori ai dieci minuti, oppure in aferesi per ottenere sol- tanto i suoi componenti: plasma (circa 40- 50 minuti), piastrine (circa 90 minuti).
I prelievi vengono effettuati all’Ospedale Cardinal Massaia (dal lunedì al sabato, dalle 7,30 alle 11) o in autoemoteca. Tutti i venerdì mattina sosta in piazza Alfieri dalle 7,30 alle 10,30 e alla domenica è presente, a turno, nei rioni cittadini di San Pietro, Don Bosco, Torretta e Tanaro (dalle 7,45 alle