martedì 18 Novembre, 2025
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Carta e inchiostro danno vita alla poesia del Petrarca

È del 1478 il più antico incunabolo custodito dalla Biblioteca Astense

Il prossimo 30 marzo compirà 542 anni: il più antico tra i volumi a stampa posseduti dalla Biblioteca Astense. È un’edizione de Il canzoniere di Francesco Petrarca stampata nel 1478.

Tecnicamente questo volume viene denominato incunabulo, dal latino incunabula, “nella culla”, termine che si applica ai volumi stampati prima della fine dell’anno 1499 per indicare i prodotti dell’arte tipografica ancora nella fase della “prima infanzia”.

Si tratta di volumi molto diversi dal libro come lo conosciamo oggi, più simili ai manoscritti che andavano rapidamente sostituendo: non hanno ancora la pagina del titolo (frontespizio), la numerazione delle pagine o gli indici, perfezionamenti che furono introdotti a poco a poco nel corso del XVI secolo.

Il raro esemplare astigiano è mancante delle prime e delle ultime carte, ma è identificabile con quello descritto al numero 7530 nell’Indice Generale degli Incunabuli delle Biblioteche d’Italia; questo permette di confrontarlo con la copia conservata nel fondo petrarchesco della Biblioteca Trivulziana di Milano, anch’essa mutilata di alcune carte, ma complementare alla copia astigiana.

Scopriamo così che nel colophon – la formula posta in fine ai libri che conteneva il nome dello stampatore, il luogo e la data di stampa – dell’esemplare della Trivulziana si legge «finisse il commento delli sonetti e canzone del Petrarca composto per il prestantissimo oratore e poeta Messer Francesco Philelpho: impresso nella inclita città de Venexia per Theodoro de Reynsbursch e Reynaldo de Novimagio todeschi et compagni nelli anni del Signore MCCCLXXVIII adj 30 marzo».

All’epoca la stampa di un libro era un’impresa di tale importanza che doveva essere specificato non solo l’anno, ma anche il mese e il giorno in cui veniva portata a termine.
La stampa a caratteri mobili, messa a punto da Gutenberg a Magonza alla metà del XV secolo, ben presto aveva raggiunto l’Italia, culla del Rinascimento, dove i primi tipografi erano certi di trovare il miglior mercato possibile per il loro prodotto.

Venezia in particolare divenne in breve e rimase fino a fine Quattrocento la principale piazza tipografica italiana: poiché la tecnica era stata messa a punto in Germania, i primi tipografi sono tedeschi, come i suddetti Teodoro da Rijnburg e Rinaldo da Nimega. Per questo motivo il carattere utilizzato nel nostro Petrarca è un gotico (littera moderna) di gran fascino, ma di non facile lettura. Tanto più che secondo lo schema medievale detto “continuo”, il commento accerchia il testo poetico e lo sovrasta.

L’incunabulo del 1478 con le annotazioni a margine

Mentre nella copia della Trivulziana le iniziali miniate non ci sono, in quella astigiana ne
compaiono due, nei colori oro e rosso su sfondo blu. Stupisce, in un volume così antico, la nitidezza della stampa e la qualità della carta che, realizzata con la cellulosa ricavata dagli stracci, ha conservato nei secoli la propria consistenza. Meno fortunata la legatura, perduta nel tempo e sostituita da una legatura moderna grazie a un restauro del 1969.

Probabilmente questo prezioso volume è pervenuto alla Biblioteca Astense grazie alle
donazioni che generosi benefattori non fecero mancare allorché a fine Ottocento si aprì in Asti la pubblica biblioteca: ma da dove proveniva? In mancanza di ex libris, un suggerimento proviene da una nota manoscritta in grafia secentesca che compare sulla
prima pagina: Ex duplicatis Conventus Car[melus] Ast[ensis].

L’incunabolo petrarchesco è appartenuto alla Biblioteca dei Padri Carmelitani, che si insediarono in Asti a metà Seicento nell’ex Chiesa di san Giuseppe (oggi Spazio Kor): biblioteca che a inizio Ottocento fu dispersa, come gli arredi della Chiesa, a seguito della
soppressione napoleonica degli ordini monastici.

Il volume reca traccia anche di precedenti proprietari, che hanno chiosato più pagine segnalando, in grafia cinquecentesca, i versi di alcune poesie: ma di questi annotatori non è dato sapere di più, se non che amavano la poesia del Petrarca.

L'AUTRICE DELL'ARTICOLO

Donatella Gnetti

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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