domenica 16 Febbraio, 2025
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Insegne senza Ruggine

Una piccola bottega tra fagioli, spezie e le mitiche “sucai”

“Ort e parot” di corso Alfieri davanti al Battistero

C’è un ordine che non si può definire altrimenti che garbato. Così i profumi che si percepiscono entrando: non uno che sia troppo intenso, che stoni con gli altri. A ciascuno il suo spazio. “Ort e Paröt” è una piccola bottega con un’insegna discreta e una vetrina altrettanto discreta al numero 15 di corso Alfieri. Pochi passi da piazza Primo Maggio, proprio di fronte al Battistero di San Pietro. Trentacinque metri quadri a essere ottimisti e più di mille prodotti tra sacchi, barattoli, cestini, scartoc. «Una volta quando mi chiedevano che tipo di lavoro facevo, rispondevo: boh! Ora mi piace dire che sono un po’ speziale un po’ droghiere. In fondo sono tutte e due, ma anche nessuna delle due». Lì, in mezzo a quegli scaffali di legno, Simona Mattiauda è cresciuta tra i paröt di papà Andrea.

Molti astigiani lo ricorderanno col suo grembiule maron a dispensar consigli tra granaglie, sementi e concimi. Il suo cuore, nel 2006, lo ha tradito. Se n’è andato via in silenzio, lasciando alla figlia Simona i ricordi di una vita e questa piccola bottega. Prima della famiglia Mattiauda, c’era in questo negozio di antica saggezza Angelina Boido. Una signora piccolina che si muoveva veloce e impercettibile come in punta di piedi dietro al bancone. Ha vissuto là dentro una vita intera. «Era una donnina silenziosa – ricorda Simona – io ero piccola e venivo a fare la spesa con la nonna.

Simona Mattiauda

 

La osservavo con curiosità muoversi in bottega. Era il suo regno». Da allora tante cose sono cambiate: «Da quando non c’è più papà, ho scelto di avere in vendita anche altre cose oltre a legumi, cereali, farine, spezie, tisane, cioccolato. Bisognava dare una piccola svolta». “Ort e Paröt” oggi ha il tocco (in astigiano, si direbbe il gheddu) di Simona: tanti grandi sacchi con molte varietà di fagioli (compresi quelli dell’occhio ideali per minestre), cereali, farine, polenta bianca e gialla, cicerchie selvatiche, farro, ceci, riso, manitoba, kamut, farina di castagne. E ancora spezie, the, tisane, caramelle, confetti, frutta candita, i mitici sucai. Tutto ordinato nelle burnie di vetro. Tutto rigorosamente made in Italy. Tutto si acquista a peso. Anche cioccolatini, amaretti, pastiglie Leone. Curiosando tra gli scaffali si trovano anche delle chicche come il sale alla Barbera d’Asti o le bacche di Goj con la loro fama di potenti antiossidanti naturali. Ma anche prodotti tradizionali che vanno dal miele al sapone di Marsiglia.

«Nel piccolo vado avanti cercando di tenere alta la qualità – sorride Simona – non ho molta concorrenza in città e un altro target rispetto ai grandi centri commerciali. Ho una clientela di giovani che si interessano di cucina e cibi naturali, ma anche molti clienti che già si servivano da Angelina e da mio padre». I nuovi clienti, di solito, viaggiano molto e quando tornano hanno delle richieste che Simona asseconda: ecco il perché di quel the rosso africano rooibos senza teina o quegli strani mix indiani di spezie che farebbero pensare più a una clientela di stranieri. Il più bel ricordo in bottega? «All’inizio non sapevo fare i pacchetti e papà mi sgridava – racconta Simona. Io mi arrabbiavo tanto. È uno dei ricordi più belli». Entra una cliente. Simona col paröt in mano (la paletta per prendere i legumi) sparisce per qualche secondo nel retrobottega. Torna col suo scartoc ben fatto. Oggi ha imparato a fare bene i pacchetti. Papà Andrea ne andrebbe orgoglioso. 

Info Ort e Paröt: 328 4508499 

 

L'AUTRICE DELL'ARTICOLO

Fiammetta Mussio
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