Scrittore, attore, cantante, paroliere, compositore, sceneggiatore, pittore italiano, presidente della Biblioteca di Asti. Minchia, signor tenente, viene da dire, non si è fatto mancare niente, neppure un ictus, probabilmente psicosomatico per indurlo a rallentare. Invece tutte le arti in cui ha messo mani, piedi e cuore, un po’ per casualità, un po’ per ridere, molto perché sollecitato da preziosi amici è perché la cosa che più lo coinvolge, «è l’ennesima conferma di quanto sia bello inventarsi una nuova dichiarazione d’amore».
Tutto ciò nell’ultimo libro di Giorgio Faletti Da quando ad ora. Bellissimo il titolo, un po’ minacciosa la fotografia di copertina, quasi a voler contrastare, o forse negare addirittura, il soffio lieve di tenerezza e malinconia che sfoglia lentamente le pagine. Il libro è scritto in prima persona nella prima parte, in terza persona nella seconda. Il Quando termina con una frase lapidaria: «Poi, senza preavviso, il 4 novembre 2002, sono morto». Ora incomincia con: «Quando apre gli occhi, è in una sala di rianimazione». Parlare in prima persona, nel Quando, che è la sua prima vita, e poi in terza persona nell’Ora della resurrezione è un’interessante strategia narrativa. Dell’ictus non si parla poi mai più, ma segna evidentemente un punto di arrivo e di ripartenza.
E Faletti continua la sua carriera multiforme, ma nell’Ora è anche molto più attento a quello che gli accade intorno, alle storie che nascono ascoltando due parole del dialogo fra giovani donne: donne coraggio, le chiama, donne del coraggio quotidiano e nascosto; alla loro dignità l’autore porge un omaggio carico d’affetto. Al di là del riassunto del libro, che non è possibile fare perchè rappresenta la vita tutta dell’autore, si mescolano parole e musica con l’ausilio di due godibilissimi cd. C’è da sottolineare anche la presenza di co-protagonisti: la “ridente” Asti che è sullo sfondo e molti astigiani ai quali va, con umiltà, il grazie “eterno” di Faletti.