Sipario, anno 2000. Il mpricipe azzurro, gongolante di emozioni nella giacca più grande di lui, bacia la sua Cenerentola: “Si chiamava Chiara. Era bellissima e fortissima a calcio”, ricorda quel suo esordio di attore in quinta elementare Jacopo Morra, oggi trentenne.
Sipario, 2019. Teatro di Noto. Va in scena I Miserabili di Victor Hugo. Franco Branciaroli, cinquant’anni di carriera, è Jean Valjean, simbolo universale dei reietti. Jacopo interpreta un doppio ruolo: il giovane rivoluzionario Combeferre e il delinquente Babette. È il più giovane acquisto della compagnia Teatro De Gli incamminati.
Jacopo Morra recita da due stagioni con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Centinaia di spettacoli nei teatri italiani, da Nord a Sud. In queste settimane (coronavirus permettendo) sarà nuovamente in tournée con I miserabili, un successo da oltre 150 repliche. Nel frattempo lo stesso Branciaroli l’ha scelto per interpretare il giovane baleniere Daggoo nel Moby Dick (estate 2019, Teatro romano di Verona). Poi è arrivata una parte ne
L’onore perduto di Katharina Blum adattamento di Letizia Russo dal romanzo di Heinrich Böll. Un giallo avvincente, mozzafiato, attualissimo sull’uso doloso dei media.

Il giovane astigiano in questo caso recita al fianco di Elena Radonicich, che come lui ha studiato tra i banchi del Liceo Vercelli, e di Peppino Mazzotta, il volto televisivo del fedele Fazio, assistente del Commissario Montalbano.
Chi è Jacopo fuori dal palcoscenico?
«È un ragazzo risponde che ama fare un milione di cose e non ha ancora capito che cosa farà da grande. Bulimico di esperienze, curioso, irrequieto, viaggiatore».
La recitazione è stata una scoperta abbastanza tardiva per Jacopo. Per vent’anni si è dedicato a tutt’altro: liceo scientifico, tantissimo sport anche a livello agonistico. Dopo il diploma s’iscrive al Politecnico, ingegneria aerospaziale.
«Lì, per la prima volta, mi sono scontrato con le difficoltà della vita. Improvvisamente le cose non erano più così facili e i successi così scontati. Mi sono spostato a ingegneria del cinema e della comunicazione, ero troppo orgoglioso per mollare, sono arrivato alla laurea
triennale con la fatica e la determinazione di un maratoneta».

Nel mezzo di questi anni, la prova più grande di tutte. Un mattino di novembre (il giorno del mio compleanno, il 5) si porta via mamma Laura, fiato che s’interrompe, un istante
che diventa per sempre. Jacopo trova nella recitazione un “varco” per guardarsi dentro
perché: «sei tu, corpo e anima, che sbatti contro i fantasmi. Cadi e ti rialzi in una perenne alternanza di emozioni», racconta.
Si iscrive a un corso di teatro a Monza, fa il pendolare tra Asti e Torino dove sta finendo la triennale. Un anno duro ma alla fine capisce che recitare gli piace davvero. Tenta il provino alla scuola del Piccolo di Milano, passa la prima prova, ma non la seconda.
Passa invece le audizioni all’Accademia d’arte Drammatica Nico Pepe di Udine e a Venezia.
Sceglie Udine «con il pieno supporto della famiglia che mi ha sempre incoraggiato». Dopo tre anni si diploma e subito arriva il primo ingaggio con il Teatro stabile di Trieste: una tournée guidata da una personalità indiscussa del teatro italiano come Franco Branciaroli, un approdo tutt’altro che scontato per ungiovane agli esordi.
«Stare sul palcoscenico è un privilegio e ancora oggi fatico a considerarlo un lavoro», scherza Jacopo. Certo non è tutto magia e fiaba nel mondo del teatro. Ci sono lunghi momenti di solitudine, stanze d’albergo anomime e lontane dagli affetti. Pranzi solitari compensati dalle cene con la compagnia, dopo che si sono spente le luci sul sipario. «Con
alcuni attori si stringono intensi rapporti d’amicizia – confida Jacopo – penso a Elena (Radonicich), Peppino (Mazzotta) con i quali si è creata davvero una bella intesa personale. Peppino è un intellettuale di grandissima cultura, così come lo è Franco Branciaroli
starei
ore ad ascoltare i suoi aneddoti».

Tra gli spettatori più fedeli di Jacopo c’è la fidanzata Cinzia, originaria di Cuneo e torinese d’adozione. Fisioterapista, vicina alla laurea in medicina. «Le piace molto il teatro ed è diventata un’acuta osservatrice, ha capacità di analisi che stupiscono anche i miei colleghi – racconta Jacopo. Ogni volta che gli impegni glielo consentono mi raggiunge in giro per l’Italia».
La casa di famiglia a Montemarzo è il un porto sicuro: «Ci torno ogni volta che posso perché, noi che siamo nati qui, abbiamo le colline nel cuore, quando ci allontaniamo
troppo ne sentiamo il richiamo, come Ulisse e le sirene».
Cosa c’è nel tuo futuro?
«Sarò in tournée con I Miserabili per tutto marzo poi è in aria un’altra produzione con
lo Stabile di Trieste, ma per scaramanzia non vado oltre. Mi piacerebbe cimentarmi con il cinema, c’è molto fermento con le produzioni anche per la TV, come dimostra il successo di Andrea Bosca, artista canellese che stimo molto.
Ho iniziato a collaborare con un’agenzia di Roma, spero di fare presto qualche provino».
E poi c’è la scrittura, arte nella quale mamma Laura si esprimeva con grande raffinatezza.





