Quelle buche attorno al Duomo
Da Gazzetta d’Asti del 10 maggio 1963
Prendo atto con soddisfazione che in questi giorni si è fatto un buon lavoro asfaltando Via Borgnini, Via Cattedrale, Via S. Giovanni, Via Natta, Via Giobert… Ciò che però non mi persuade è quanto riguarda la piazza del Duomo. Il Sindaco dice che «è da discutere se turisticamente sia più adatto al rilievo del monumento l’asfalto o non piuttosto l’acciottolato».
Lasciate pure l’acciottolato, se credete, ma eliminate un po’ le buche più profonde (ha mai visto il sindaco piazza Cattedrale sotto la pioggia?).
O il fango e la polvere in città devono restare solo davanti al Duomo? Per i vecchietti e i bambini che vanno a godervi il fresco dei magnifici castagni?
Un cittadino
Lasciate l’acciottolato
A mio avviso asfaltare Piazza Cattedrale equivale a mettere un quadro della epoca in una cornice moderna.
Se ne curi l’acciottolato, ma lo si lasci. Passeranno meno macchine, andranno adagio e sarà tanto di guadagnato: restano ormai così pochi, anche in Asti, gli angolini che insieme a una testimonianza storica offrano rifugio di silenzio e di pace. E la Cattedrale è uno di quelli.
Un ex parrocchiano
Scampagnata distensiva
Da Gazzetta d’Asti del 17 luglio 1964
Caro Direttore,
Lei non si concede mai una scampagnata distensiva sui nostri verdi colli astigiani in cerca di una salutare boccata di aria pura, lontano dai miasmi della città?
Se sì, come penso, un giorno o l’altro Le capiterà press’a poco così.
Scelta la meta, vi si avvia con animo sereno come uno scolaretto in vacanza. Eh sì, perché tra poco
le sue narici s’inebrieranno al profumo dei fiori e della menta, i polmoni si dilateranno ad aspirare aria pura.
Vi giunge, scende allegro dalla macchina, fa scorrere l’occhio in cerchio per il vasto orizzonte e aspira… una zaffata nauseante che le dà il vomito. Che mai?
Lei si è imbattuto in una delle numerose aziende per l’allevamento «razionale» dei polli e la produzione intensiva di uova, proprio in mezzo all’abitato, magari accanto all’edificio scolastico, al municipio, alla chiesa
o all’albergo con cucina locale.
Se anche le nostre campagne, ultimo baluardo di salute pubblica, vengono così appestate, dove ci rifugeremo?
Ne dovrebbero essere al corrente le Autorità sanitarie provinciali affinché, presa a cuore la questione, chiedano ai sindaci e ai medici condotti l’elenco, lo stato e l’ubicazione di queste aziende per poterle controllare oltre che obbligarle a trasferire i loro puzzolenti capannoni lontano dall’abitato.
Il Turista Campagnolo