Un breviario ironico e irriverente come sa esserlo questo “prete dall’abito talare preso a prestito con cappello nero dal vezzoso nastro blu”. È Filippo Bessone, figlio di quella Granda che sa ridere e far ridere.
Lui lo ha fatto per decenni guidando gli esilaranti “Tre Lilu”. Poi, uscito dal gruppo, si è inventato questo nuovo personaggio che porta in scena sui palcoscenici piemontesi, con frequenti e applaudite sortite anche in terra astigiana. Dei reverendi di campagna Bessone, alias Padre Filip, ha catturato il tono un po’ mellifluo delle prediche di una volta.
Inanella una serie di “parabole” che si concludono con l’inevitabile C.C.I.Q.B.P. , cioè Cosa ci insegna questa bella parabola?. Meglio fare due esempi: «E gli apparve una donna con due teste, anche il cane che teneva al guinzaglio aveva due teste. Tentò di entrare in casa, ma si trovò davanti a due porte e non seppe quale scegliere. C.C.I.Q.B.P ? Che la grappa a digiuno non fa per niente bene». E ancora: «Un pastore arrivò all’ovile e si accorse che gli mancava una pecora. Allora andò a cercarla, la trovò e quando tornò indietro si accorse che le altre pecore erano sparite. C.C.I.Q.B.P. Che a volte per correre dietro ad una perdi tutte le altre».
Il volume, con divertita prefazione dell’amico e collega ferroviere Gianmaria Testa, esalta le doti di osservatore della quotidianità da cui Bessone trae sapidi spunti comici. In scena, affiancato da un chierichetto chitarrista, inanella anche spassose parodie di successi internazionali tradotti in piemontese. Il libro non può trasmettere tutto questo, ma posato sul comodino e letto per un mese a pillole garantisce una buona notte con sorriso. Il che non è poco.