Asti incrostata
Da Il Cittadino del 26 novembre 1905
Mi sia permesso accennare alla cattiva impressione che riceve l’amante di cose belle e del nostro patrimonio artistico e storico, nel vedere la nostra città intonacata, incrostata di calce nelle sue case più antiche e più degne di figurare quali le costruirono i nostri padri. Si intonacarono a calce spessa, in via Natta, verso San Silvestro, in molti punti di Asti, belle case del 1400, del 1300, sostituendo al bel mattone rosso dei nostri avi, alle belle finestre bifore in cotto, in pietra gialla e calce, grassa o magra, vera sconcezza sempre, che i danarosi trafficanti chiamano moderna pulizia. L’intonaco, colori più o meno liberty stanno bene alle case moderne (non ai palazzi), alle modeste case borghesi di oggi, non alle solide case antiche. Molte sono le case deturpate con una incrostazione simile e, per quanto ammiratori del restaurato palazzo-museo alfieriano dovuto alla munificenza del sempre rimpianto e benefico conte Leonetto Ottolenghi, ricorderemo anche quel bellissimo fregio in terracotta che correva sul palazzo, la antica casa degli Alfieri, verso il ristretto cortile che lo divide dalla ex casa Marabotti. E scendendo al sud di Asti verso la via Brofferio citeremo, fra le altre, una casa proprio di fianco a San Rocco, la antica casa del Comune di Asti, i discendenti della romana famiglia dei Cominio, la qual casa, ove da un proprietario avente intelletto d’arte, venisse sapientemente scrostata, darebbe un saggio bellissimo delle costruzioni di allora, e così molte e molte altre, non ultima quella su cui ancora fa bella mostra un preziosissimo stemma, riprodotto pel Borgo medievale di Torino, e quella chiusa ora nel cortile del Caffè Alfieri. Ma Asti ha altro da pensare che rimettere in luce le belle case di mattone rosso e di tufo giallo.
F. Comune
Per l’isolamento della Torre Troyana
Da Il Cittadino del 7 febbraio 1932
In seguito all’abbattimento degli edifici del Ricovero di Mendicità, acquistati dal signor Ricciardi, si verifica la possibilità di veder isolata la magnifica torre Troyana, detta comunemente dell’Orologio, che è senza dubbio la più bella e la meglio conservata. È un vero peccato che un simile gioiello rimanga parzialmente coperto da nuove costruzioni, che, oltre ad impedire di ammirarne il profilo e le quattro facciate, verranno certamente a stonare per lo stile moderno rispetto alla vecchia torre. Chi non ha ammirato a Bologna la torre degli Asinelli e dei Garisendi rimessa a nuovo splendore? Anche da noi fu più volte invocato tale isolamento: ricordo ad esempio che in un verbale per la fusione del Ricovero di mendicità coll’Ospizio Cronici Umberto I è consacrato un voto analogo del compianto sindaco, avvocato Dellarissa. Sarebbe quindi opportuno e necessario un sollecito intervento delle Autorità competenti per la realizzazione di tale isolamento, oggi possibile con poca spesa, profittando di un’occasione che forse non si ripeterà mai più.
A.G.
Tre panche in piazza Duomo
Da Il Cittadino del 4 settembre 1932
Caro Cittadino,
I numerosi frequentatori della suggestiva piazza del Duomo sentono l’assoluta scarsità di pubbliche panche collocate nel breve comodissimo viale, che si stende avanti il palazzo Taschero. Con l’aggiunta di due o di tre altre modestissime panche il desiderio di quell’importante rione sarebbe pienamente soddisfatto.