domenica 16 Febbraio, 2025
HomeIl trovarobeIl mondo racchiuso nel metro quadrato della cabina telefonica
Il Trovarobe

Il mondo racchiuso nel metro quadrato della cabina telefonica

Punteggiavano il paesaggio, ormai sono quasi tutte scomparse
La vita della cabine telefoniche non è mai stata facile. Non mancavano le bravate e piccoli atti vandalici come le scritte sui vetri, nomi incisi sugli apparecchi, numeri telefonici indebitamente pubblicizzati all’oscuro di ignari titolari, accompagnati da presunte indimenticabili prestazioni di carattere sessuale e – ahimè – poteva capitare di incontrare tracce di incontinenza non solo verbale.

Sono diventate rarissime e fanno perfino un po’ di tenerezza, superate come sono dalla diffusione della telefonia mobile. C’è chi le ha trasformate in oggetti di modernariato da arredamento. Un tempo punteggiavano il paesaggio urbano e non servivano soltanto per il loro scopo primario e originale.

Le cabine telefoniche sono state ideale rifugio per ripararsi da improvvisi temporali, ambiente romantico di lunghi baci tra innamorati, tappa di qualche gara di caccia al tesoro e luogo pubblico dove lasciare messaggi, più o meno segreti. Collocate nei posti più frequentati: piazze, portici, stazioni ferroviarie, bar, ristoranti, centri sportivi, le cabine telefoniche erano la parte riconoscibile e a suo modo rassicurante e familiare dell’arredo urbano. «Non sei mai solo quando sei vicino a un telefono» era lo slogan della campagna pubblicitaria della Sip alla fine degli Anni ’70. La foto ritraeva una cabina telefonica illuminata di notte. Nei paesi, dove spesso c’era una sola cabina, era ospitata in negozi, circoli, oratori e dava vita al “posto telefonico pubblico”, segnalato dall’insegna gialla con il disco numerico del telefono. In questo caso le cabine erano meglio insonorizzate e il gestore assicurava anche un servizio di “sollecito a casa” del compaesano che veniva invitato a presentarsi d’urgenza al posto telefonico per rispondere alla chiamata, quasi sempre con il cuore in gola, visto che telefonate e telegrammi spesso portavano cattive notizie.

La rassicurante pubblicità della Sip negli Anni ’70

 

Ad Asti il servizio telefonico pubblico di via Ospedale, dove c’era la sede della Stipel-Sip, aveva al pian terreno una intera sala con una decina di cabine allineate, frequentatissime dai militari della vicina caserma Colli di Felizzano. C’era anche il servizio della “rovesciata”, tramite il centralino, che garantiva il pagamento della chiamata a carico di chi riceveva. Le cabine pubbliche esterne della Stipel, poi Sip e infine Telecom, avevano la tradizionale forma a parallelepipedo, negli anni sempre più illuminate e trasparenti, fino alle più futuristiche ed ergonomiche installazioni a uovo in plexiglas. La cabina era un ambiente di circa un metro quadrato, scarno e funzionale, con doppia porticina a spinta basculante tipo saloon. Molte avevano uno spesso malandato (quando non sabotato) elenco telefonico, appeso su di un ripiano sottostante il telefono che era rigorosamente a cornetta e a gettoni. 

La cabina telefonica nella versione post-gettone, ovvero a monete o con la scheda tessera, era più illuminata e spesso utilizzata come spazio pubblicitario esterno. Le ultime versioni Anni ’80 erano in alluminio grigio con le scritte rosse, decisamente meno tipiche delle più celebri cabine telefoniche della Gran Bretagna, con i vetri ad “inglesina” e il colore rosso vivo. La vita della cabine telefoniche non è mai stata facile. Non mancavano le bravate e piccoli atti vandalici come le scritte sui vetri, nomi incisi sugli apparecchi, numeri telefonici indebitamente pubblicizzati all’oscuro di ignari titolari, accompagnati da presunte indimenticabili prestazioni di carattere sessuale e – ahimè – poteva capitare di incontrare tracce di incontinenza non solo verbale. Le cabine sono state anche prese di mira dagli scassinatori che sradicavano l’intero apparecchio per impadronirsi del magro bottino. E sono rimasti i modi di dire. “Far entrare un elefante in una cabina telefonica” si dice di cosa difficile se non impossibile.   

 

L'AUTORE DELL'ARTICOLO

Pier Ottavio Daniele

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

3,917Mi PiaceLike
0FollowerFollow
0IscrittiSubscribe

GLI ULTIMI ARTICOLI CARICATI

IN EVIDENZA

Dio li fa e poi li accoppia

Non so capita anche a voi di notare in giro certe coppie che non ti sembra possibile possano stare insieme, personaggi così diversi che...

Accadde nel secondo trimestre 2009-1919

2009 17 aprile – Dopo 25 anni riapre Palazzo Mazzetti con l’ultimazione dei lavori del primo lotto. Nell’ala est viene ospitata la mostra “Il Teatro...

Sul calendario aprile-maggio-giugno 2019

4 maggio In piazza Campo del Palio inaugurazione della Fiera Città di Asti. La manifestazione, voluta dal Comune per le celebrazioni di San Secondo, torna...

La collina di Spoon River – Giugno 2019

Maria “Jucci” Chiusano 24 aprile 1927 – 23 gennaio 2019 Cuoca e ristoratrice Falcon Vecchio di Asti Ho cucinato! Oh, quanto ho cucinato, sin da bambina, accanto...

Vasche in zinco, brocche e catini per la toeletta

In una famosa battuta i “Tre lilu” sintetizzano a modo loro il rapporto tra il mondo contadino e l’acqua: “La doccia è il giorno...

Gli Statuti sono astesi ma la xilografia è di Reggio Emilia

I La stampa a caratteri mobili, messa a punto da Gutenberg a metà del XV secolo a Magonza, si diffuse rapidamente in Italia, culla...

Diari di un camminatore sui sentieri del Piemonte

L’autore, astigiano, apre questo suo fitto viaggio con una domanda universale: “Non ho ancora capito dove sono diretto… Almeno, che ricordi la strada che...

Istinto di sopravvivenza nel viaggio di Sergio in India

Giancarlo Pagliero, tour leader, indologo e consulente di viaggio, da oltre 35 anni viaggia in Europa, America Latina ed Asia. Il suo romanzo è ambientato...

CONTRIBUISCI A QUESTO ARTICOLO

INVIA IL TUO CONTRIBUTO

Hai un contributo originale che potrebbe arricchire questo articolo? Invialo ora, saremo lieti di trovargli lo spazio che merita.

TAG CLOUD GLOBALE

TAG CLOUD GLOBALE
INVIA IL TUO CONTRIBUTO

POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE