Velocipedisti indisciplinati
Da Il Cittadino del 16 ottobre 1932
In molti velocipedisti è invalso l’uso, quando incontrano il pedone nel loro sempre veloce passaggio, di non suonare, o non suonare a tempo il campanello, di cui debbono essere provvisti; oppure di emettere un fischio vocale. Traversano senza riguardo i passaggi sotto i portici; i viali pubblici sono perennemente percorsi, nonostante il preciso divieto ben visibile, e ciò con pericolo di chi passeggia, specie se vecchi e bambini. A notte sono pure sprovvisti della prescritta lampadina. Insomma non vi è disciplina, perciò qualche contravvenzione esemplare potrebbe servire di utile richiamo a tanti sventati velocipedastri.
Un lettore
Il disagio della viabilità nelle Ventine
Da Il Cittadino del 4 marzo 1961
Le strade consortili sono più o meno tutte in pessimo stato e durante la stagione invernale non sono transitabili. La più antica di queste strade è quella che dà accesso alla collina di Vallarone, alle porte di Asti. Questa strada fu disegnata e fatta costruire da Federico Barbarossa nell’anno di grazia 1155 quando il famoso condottiero cinse d’assedio la nostra città di Asti. Nel Piemonte serpeggiava a quei tempi il colera e per evitare il contagio per sé e per il suo stato maggiore, il Barbarossa si accampò su questa collina che domina la città. Dovendo però ogni giorno ispezionare le truppe, occorreva creare una strada che in breve tempo portasse il Barbarossa alle porte di Santa Caterina, ove l’assedio vedeva contrapposti imperiali e astesi. Fu così costruita l’attuale strada. Detta strada oggi non è più adatta ai tempi nostri, ha una forte pendenza, una stretta carreggiata e chiunque deve portarsi sulla collina dal mese di novembre al mese di aprile deve lasciare la macchina in fondo valle. È più che mai necessario un interessamento dell’autorità comunale per modificarne il presente tracciato.
E. Risso, coltivatore diretto
A proposito delle autostrade
Da Il Cittadino del 1° luglio 1961
La Regione di Aosta ha espresso parere contrario all’impianto sul proprio territorio dell’autostrada progettata in relazione ai trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo, chiedendo che invece di costruire l’autostrada, la strada ordinaria venga ampliata o meglio ancora raddoppiata, destinandone una all’andata e una al ritorno col senso unico. E a me pare che abbia ragione, perché le autostrade non giovano alla popolazione della regione, che non può servirsene se non per lunghi percorsi, e vi trova soltanto un ostacolo alla coltura dei fondi divisi. Queste ragioni mi sembra possano valere anche per la nostra Provincia, che con la progettata autostrada Torino-Piacenza si vede privata per tutta la sua larghezza di una striscia di oltre 20 metri di buon terreno. Oltre alla diminuzione del reddito agrario, i fondi restano tagliati in due, con l’obbligo di fare dei giri per recarsi dall’altra parte sia per ragioni di lavoro, sia per raggiungere la scuola, la chiesa, il Municipio, e altri locali. So benissimo che scrivendo queste righe vado contro corrente, mentre oggi è di moda il conformismo; ma mi pare giusto che si levi una voce a difesa della nostra popolazione.
A.G.