1946 Felice Platone
IL PRIMO SINDACO ARRIVA DALLA RESISTENZA
Il 24 marzo 1946 gli astigiani tornano al voto, con una buona partecipazione: su 41.173 elettori iscritti alle liste, i votanti sono 32.326, con un’affluenza superiore al 75%.
Sulla scheda gli elettori trovano 7 simboli, alcuni richiamano i partiti già attivi prima del fascismo, altri sono nati dalla Resistenza o costituiti subito dopo la fine della guerra.
Prevale il partito comunista con 9.013 voti, seguito dalla Democrazia cristiana con 7.797. I socialisti ottengono 7.506 suffragi, il partito dei contadini di Scotti 4.229, i liberali indipendenti 1.685 i demolaburisti 541 e il Partito d’azione 375. Il nuovo Consiglio comunale che prevede 40 seggi si compone di 12 rappresentanti del Pci, 11 Dc, 2 Psi e 8 Psli (il futuro partito socialdemocratico), 5 contadinisti e due liberali. I comunisti alleati con le due formazioni socialiste hanno quindi la maggioranza e confermano il Consiglio il sindaco Felice Platone che forma la sua giunta con quattro assessori comunisti (Domenico Berruti, Albino Cotto, Giuseppe Rossi, Federico Torretta) e quattro socialisti (Attilio Bosia, Angelo Lusso, Mario Castellini e Severo Alocco). La giunta Platone si impegna nella ricostruzione post bellica: dal recupero della stazione ferroviaria, all’illuminazione pubblica, nuove strade ed edifici scolastici, facendo anche fronte alla rovinosa alluvione del Tanaro e del Borbore del 4 settembre 1948.
In quello stesso anno il 18 aprile si erano tenute le elezioni politiche in un clima di rovente propaganda tra il blocco delle sinistre, che scelsero per simbolo l’effige di Garibaldi e la Dc e gli alleati centristi che vogliono ancorare le sorti dell’Italia all’Occidente e agli Stati Uniti. Tra accesi dibattiti e vignette satiriche e il forte impegno dei parroci e delle gerarchie ecclesiastiche, anche ad Asti si registra una netta vittoria scudocrociata. Il blocco centrista raggiunge il 48,6% in tutta la Provincia e conquista la vittoria anche in città. Vengono eletti al Parlamento: Enzo Giacchero e Giuseppe Armosino per la Dc, Umberto Calosso tra i socialdemocratici, Alessandro Scotti per il Partito dei contadini. Giovanni Sodano, candidato Dc entra in Parlamento in seguito alla rinuncia di un collega alessandrino. Per il Senato fu eletto il democristiano Leopoldo Baracco.
1951 Giovanni Viale
AVVOCATO DEMOCRISTIANO
Nel 1951 si torna alle urne per le amministrative.
Alle elezioni del 10 giugno 1951 per il Consiglio comunale di Asti si presentano sei liste. Vota il 90,7% degli aventi diritto. La Dc prevale con 13.698 voti (42,6%).Il Psdi ottiene 3.699 consensi, 2.017 al Pli, alleato con i contadinisti. Le sinistre unite nel Blocco civico democratico formato da comunisti e socialisti ottengono 10.506 suffragi (pari al 32,6%). I contadinisti indipendentisti non vanno oltre ai 670 voti e il blocco nazionale-Msi ne ottiene 590.
Cambia quindi segno anche il governo cittadino: l’avvocato Giovanni Viale subentra a Platone, gli assessori chiamati in giunta dal nuovo sindaco sono 6 democristiani: Leone Debenedetti, Lorenzo Perosino, Ezio Fassio, Ettore Bruno che sarà sostituito da Secondo Binello, Angelo Lusso che cederà poi il posto a Guglielmo Berzano, Quirino Lanzone Polledro, un socialdemocratico Giuseppe Gianoglio, Cesare Marchia
e Gilberto Barbero (liberali, contadinisti).
I quaranta eletti in Consiglio comunale risultano essere 18 democristiani, 12 Pci-Psi, 5 socialdemocratici, 3 liberali-contadinisti, uno per l’Unione rurale.
La giunta Viale interviene sulla questione degli alloggi
e ristruttura anche l’acquedotto cittadino.
Sono stanziati fondi per la costruzione di una scuola elementare nel quartiere San Rocco e si istituiscono cantieri di lavoro per disoccupati. Nel maggio 1952 arriva ad Asti per i festeggiamenti patronali il presidente della Repubblica Luigi Einaudi che era già stato in città nel 1949 in occasione del Bicentenario alfieriano.
Le elezioni politiche del 1953 si svolgono tra le polemiche sulla cosiddetta “legge truffa”, la nuova norma elettorale voluta dal governo Alcide De Gasperi che prevede l’assegnazione di un premio di maggioranza nel riparto dei seggi. Non raggiunge il risultato e l’Astigiano manda a Roma come suoi rappresentanti Leopoldo Baracco, Giuseppe Armosino e Giovanni Sodano, tutti Dc.
1956 Giovanni Viale
IL BIS CON DC E CONTADINISTI
I comunisti astigiani sono in difficoltà (ad ottobre ci sarà la rivolta d’Ungheria contro il regime sovietico).
Le elezioni del 27 giugno ’56 riconfermano la Dc alla testa con il 35,6%; Pci 21,2%; Psi 11,7%; Psdi 8,6%; Contadinisti 7,5%; Pli 5,8%; Indipendenti 5%; Monarchici 4%.
Viale resta sindaco e la nuova giunta è formata da Mario Castellini (Indipendente eletto nel Psdi), Ezio Fassio, Lorenzo Perosino, Carlo Curletto, Guglielmo Berzano per la Dc; Domenico Malandrone, Giuseppe Bosia e Giovanni Turello (contadinisti). Il nuovo Consiglio comunale è composto da 15 democristiani, 9 comunisti, 5 socialisti del Psi, 3 del Psdi, 3 contadinisti, 2 liberali, 2 indipendenti e un monarchico.
In quel periodo proseguono i lavori con la costruzione del nuovo Tribunale in piazza Catena, cantieri di edilizia scolastica come la nuova sede dell’istituto tecnico Giobert per ragionieri e geometri e il liceo scientifico Vercelli in via Gandolfino Roreto . Nel 1958 viene posata la prima pietra del costruendo Palazzo della Provincia in piazza Alfieri al posto della demolita Alla. Nasce nel 1958 l’Ente Manifestazioni Astigiane.
1960 Giovanni Giraudi
LA DC LANCIA L’ISPETTORE SCOLASTICO
Si torna votare per le Amministrative nel novembre del 1960 e si conferma una maggioranza centrista. Le urne danno la supremazia della Dc, che con il 40,3%. Il Pci resta al 21,2% e il Psi sale al 14,9%, mentre contadinisti vanno al 5,7%, il Psdi 9,8% e il Pli 4%. Monarchici 3%.
Gli eletti al Consiglio comunale sono: 17 democristiani, 7 comunisti, 6 socialisti, 4 socialdemocratici, 3 liberali, 2 contadinisti e un monarchico.
Alla carica sindaco la Dc, partito di maggioranza relativa, indica l’ispettore scolastico Giovanni Giraudi, un ex ufficiale della divisione Acqui, salvatosi dall’eccidio di Cefalonia. I nuovi assessori della giunta tripartita guidata da Giraudi sono: Guglielmo Berzano, Carlo Curletto, Terenzio Gentile, Cesare Marchia, Angelo Vada per la Dc, Giuseppe Cavanenghi e Angelo Marchisio (socialdemocratici) e Guglielmo Pasta (Pli). Giraudi vive gli anni del boom economico, l’evento torinese di Italia ’61 e pone le basi per la ripresa della corsa del Palio che tornerà a disputarsi nel 1967, dopo aver tentato di rilanciare il Carnevale astigiano. Il Comune entra anche nella società che sta costruendo l’autostrada Torino-Piacenza.
Il forte sviluppo industriale ed l’apertura di nuove industrie legate all’indotto automobilistico Fiat, attira ad Asti nuovi flussi migratori, soprattutto dal Sud con forte aumento della richiesta di abitazioni. Nel 1961 viene inaugurato dal ministro Scelba il Palazzo della Provincia in piazza Alfieri.
1964 Giovanni Giraudi
ANDRÀ DEPUTATO A ROMA E ARRIVA MARCHIA
Nel novembre 1964 gli astigiani tornano al voto.
La Dc ottiene il 40,4% delle preferenze, ilPci il 22%, il Pli tocca quota 10%, il Psdi 9,5%, il Psiup 2%, il Prd 2,4% e l’Msi 1,8%. In Consiglio alla Dc vanno 17 seggi, al Pci 9, al Psi 5, 4 al Psdi, 4 al Pli e uno al Prd (Partito Rurale Democratico). A causa delle roventi polemiche che seguirono la scandalo delle cantine Asti Nord, la nuova giunta eletta a fine novembre del 1964 si insedia solo nel febbraio dell’anno successivo e segna l’avvio del centrosinistra con l’ingresso dei socialisti (di Nenni) in giunta. Primo cittadino è ancora Giraudi, e l’esecutivo si compone degli assessori: Giuseppe Cirio, Giancarlo Fornaca, Carlangelo Moro per il Psi; Guglielmo Berzano, Cesare Marchia, Angelo Vada (sostituito da Giovanni Battista Rabino), Flavio Grassi per la Dc; Angelo Marchisio (sostituito da Renzo Brusa) per il Psdi.
Giraudi ne resterà a capo per due anni. Si dimetterà per candidarsi ed essere eletto alla Camera dei deputati. Sulla poltrona di sindaco arriva così il geometra Cesare Marchia
Il Comune in quel periodo riesce a conseguire il pareggio di bilancio. Sono promosse iniziative culturali e internazionali come il gemellaggio con la città francese di Valence. Gli anni attorno al ’68 vedono crescenti tensioni studentesche e operaie anche ad Asti e soprattutto il movimento di protesta contadino per il fondo di solidarietà che porta a blocchi stradali. Alle elezioni politiche del ’68 sono eletti alla Camera il comunista Oddino Bo e i democristiani Giuseppe Miroglio e Giovanni Giraudi e Giovanni Boano al Senato.
1970 Cesare Marchia
DAL MONOCOLORE AL QUADRIPARTITO DI BERZANO
Gli anni Settanta si caratterizzano per instabilità e mutamenti nel quadro politico ma ad Asti la maggioranza Dc incrementa il consenso: lo scudocrociato vince le elezioni del giugno 1970 col 38,6% dei voti, confermando Marchia primo cittadino. Gli altri partiti ottengono i seguenti risultati: Psi 8,8%; Pli 5,8%; Pci 24,4%; Psiup 3,3%; Msi 2,7; Psu 10,1%; Pdium 1,6%; Pri 4,7%. I quaranta del Consiglio sono 17 democristiani, 10 comunisti, 4 membri del Psu (socialisti unitari), 3 del Psi, 2 Pli, 2 Pri, 1 Psiup e 1 Msi. Gli assessori in una prima fase sono tutti democristiani: Angelo Vada, Renzo Brusa, Elio Marello, Giovanni Battista Rabino, Gabriele Vercelli, Anna Amerio Vigazzola, Antonio Graziano, Eugenio Ollino. La giunta Dc del sindaco Marchia cade nel 1971, per le divisioni interne al partito scudocrociato e le spinte per la ricostituzione del centrosinistra. Nel novembre Marchia cede il posto all’esecutivo quadripartito (Dc, Psi, Psdi e Pri) guidato dal democristiano Guglielmo Berzano, veterinario di Casabianca. Diventano assessori Gian Piero Vigna, Giovanni Adamo, Piero Cresta (Psu); Giorgio Galvagno (Psi); Gabriele Vercelli, Anna Amerio Vigazzola, Antonio Graziano (Dc).
Tra le iniziative intraprese in quel periodo ricordiamo la realizzazione di impianti sportivi come la piscina comunale, la nuova caserma dei vigili del fioco in via Marello e il cavalcavia Giolitti per corso Venezia.
Alle Politiche del 1972 sono riconfermati al Parlamento i democristiani Giovanni Boano per il Senato e Giuseppe Miroglio alla Camera. Nuovo deputato è il giovane avvocato comunista Aldo Mirate eletto a 29 anni.
Nel ’74 anche la maggioranza degli astigiani vota “no” al referendum sull’abrogazione della legge sul divorzio. L affluenza è del 90%, e il “no” vince col 62,9%.
1975 Gian Piero Vigna
GIUNTA ROSSA CON I SOCIALDEMOCRATICI
La svolta arriva nel 1975 con l’avvento delle “giunte rosse” spinte dallo slogan “il nuovo modo di governare” destinate a guidare l’amministrazione comunale per un decennio, escluso il biennio ‘82-83 del sindaco liberale Guglielmo Pasta.
Alle elezioni tenutesi il 15 giugno 1975 il Pci avanza ottenendo il 31,9% (17.078 voti). La Dc resta il primo partito ma arretra al 34,6% (18.507 voti). Il Psi arriva al 12%, il Psdi 9,1%, 4,5% per il Pri, 4% per il Pli, 3,1% il Msi. Il Consiglio comunale vede schierati 15 seggi alla Dc, 13 al Pci, 5 al Psi, 4 al Psdi, 1 a testa al Pli, Pri e Msi.
Nasce una inedita coalizione tra Pci-Psi e il Psdi, la cui scelta di passare con le sinistre diventa un caso nazionale. Si costituisce il nuovo esecutivo guidato dall’avvocato socialdemocratico Vigna Gian Piero. Gli assessori sono: Giovanni Adamo e Francesco Mogliotti (Psdi), i comunisti Giancarlo Binelli, Graziella Boat, Laurana Lajolo, Giorgio Platone e i socialisti Gian Carlo Canestri, Pietro Cresta, Giorgio Galvagno, Pietro Goitre. Durante questi anni viene edificata la scuola media intitolata a Olga e Leopoldo Jona, la “Martiri della libertà”. L’esecutivo si impegna per potenziare servizi pubblici e trasporti, per migliorare asili nido e servizi pensionati. Nasce il festival “Astiteatro”. È il periodo delle intense lotte sindacali in aziende come l’Ib-Mei, la Macobì e la Saclà. Nascono anche i consigli di quartiere e ventina.
Alle elezioni politiche del 1976 il Pci sorpassa la Dc divenendo in Asti città il primo partito con il 36,5% contro il 34,2 della Dc. In Provincia, invece, il Pci non va oltre il 29,8% e la Dc tiene il 42,6%. Nel 1978 è indetto il referendum sull’ordine pubblico e finanziamento pubblico ai partiti. Circa il 70% degli astigiani si esprime a favore della legge Reale e contro il finanziamento ai partiti. Le consultazioni politiche anticipate del 1979 vedono il Pci perde consensi, la Dc si mantiene stabile e avanzano i partiti laico-socialisti. Sono eletti alla Camera Franco Orione e Giovanni Goria per la Dc e il comunista Gian Carlo Binelli, mentre al Senato va il democristiano Giuseppe Miroglio.
1980 Gian Piero Vigna
NELL’82 PARENTESI CENTRISTA CON PASTA
Nel giugno 1980 alle elezioni amministrative astigiane avanzano socialisti, socialdemocratici e liberali. Il Pci perde consenso, conquistando solo il 26,6%, la Dc rimane stabile al 33%, mentre il Psi arriva al 14,3%, il Psdi all’11,7.
Al Consiglio comunale
la Dc ottiene 14 seggi, il Psi 6, il Pci 11, il Pli 2, il Psdi 5, il Pri e il Msi uno ciascuno.
Le trattative conducono alla formazione di una secondo giunta di sinistra, sempre retta da Vigna.
Gli assessori: Giorgio Galvagno, Gianni Bertolino, Gian Carlo Canestri, Piero Goitre (Psi); Antonio Fassone, Laurana Lajolo, Luciano Rizzolari (Pci); Francesco Mogliotti (Psdi).
Nel 1982 le divergenze tra comunisti e socialisti sullo sviluppo della città ed in particolare il progetto di nuovo palazzo delle Esposizione da erigersi in Campo del Palio, caldeggiato da Galvagno, porta alla crisi di giunta.
Le trattative durano tutta l’estate e si risolvono con il passaggio dei socialdemocratici, dopo sette anni di amministrazione “rosse” ad appoggiare una nuova giunta centrista quadripartita Dc-Pli-Psdi-Pri guidata dall’avvocato liberale Guglielmo Pasta. Diventano assessori: Germano Cantarelli (Pri), Marco Amerio, Augusto Dallera, Salvatore Garipoli e Aldo Pia (Dc), Francesco Mogliotti, Angelo Marchisio e Giuseppe Salla (Psdi).
Quattordici mesi dopo, nel novembre 1983, il Psdi del segretario Angelo Marchisio, con l’opposizione interna di Salla e Mogliotti, firma un documento programmatico con il Psi e causa la crisi della giunta Pasta.
Vigna ritrova la maggioranza attorno al suo nome con una giunta di centro-sinistra composta da: Giorgio Galvagno, Piero Goitre e Gian Carlo Canestri (Psi), Angelo Marchisio e Mario Novellone (Psdi), Giorgio Platone, Graziella Boat e Luciano Nattino (comunisti).
In quel periodo oltre agli interventi in campo sociale ed economico, si avvia il recupero della struttura del “Casermone” e il complesso del Michelerio. Nel 1983 è eletto alla Camera il democristiano Giovanni Battista Rabino, si riconfermano Goria e il comunista Gian Carlo Binelli, al Senato ancora Miroglio. Nel 1984 lascia la presidenza della Camera di commercio, dopo 19 anni il democristiano Giovanni Borello, sostituito dall’industriale dello spumante Vittorio Vallarino Gancia. Il 1985 vede le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della Provincia, a cui partecipano l’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi.
1985 Giorgio Galvagno
INIZIA L’ERA DEL GIOVANE SOCIALISTA
Le elezioni amministrative del 1985 a maggio assegnano alla Dc il 32% delle preferenze, seguita da Pci (24%), Psi (15,6%) e Psdi (10,9%), Pli (5%) e Pri (4,6%).
I nuovi consiglieri comunali sono 14 per la Dc, 10 per il Pci, 6 per il Psi, 2 al Pli, 4 al Psdi, 2 al Pri, uno a Democrazia proletaria, uno per l’Msi. Si forma una giunta pentapartita, specchio di quanto stava accadendo nel governo nazionale, con Dc, Psi, Psdi, Pli e Pri guidata dal socialista Giorgio Galvagno. L’esecutivo risulta composto dagli assessori: Gabriele Vercelli (Dc), vicesindaco, Giovanni Bertolino (Psi) Augusto Dallera (Dc), Guglielmo Pasta (Pli) che morì nell agosto 1986 e fu sostituito in giunta da Luigi Florio per il Pli, Aldo Pia (Dc), Gian Piero Vigna (Psdi), Germano Cantarelli (Pri) (sostituito da Giovanni Turello), Mario Novellone (Psdi) (sostituito poi da Pier Franco Ferraris). Sempre a maggio, i cittadini sono chiamati a decidere se abrogare la norma sul taglio dei punti della scala mobile. Vince il “no” col 61,6%. In questo periodo si apre il Centro Giovani, prosegue la ristrutturazione del teatro Alfieri, iniziata nel 1979 e ultimata solo sotto l’esecutivo di Luigi Florio (1998-2002) anche grazie all’emissione dei Boc comunali, un prestito sottoscritto da centinaia di cittadini.
Nel 1987 l’astigiano Gianni Goria diventa Presidente del Consiglio, il più giovane della Repubblica dopo essere già stato ministro del Tesoro, delle Finanze e poi dell’Agricoltura. Sempre in quest’anno, i cittadini sono chiamati alle urne per un nuovo quesito referendario: la Provincia si esprime con il 79,9% a favore della responsabilità civile dei magistrati e 70% contro l’impiego di energia nucleare. Sono eletti al Parlamento Goria, Rabino, Luigi Poli perla Dc, Binelli per il Pci.
1990 Giorgio Galvagno
BALZO AVANTI DEL PSI
Il nuovo voto amministrativo vede il Psi registrare il 26,4% delle preferenze, la Dc 33,9, mentre il Pci perde voti fermandosi al 17,9%. Dopo il crollo del muro di Berlino i comunisti si dividono nel nuovo Pds Partito democratico della sinistra e nel Prc (Rifondazione comunista).
Ci sono anche le novità della Lega Nord e dei Verdi, che riescono a eleggere consiglieri i loro candidati in Comune e Provincia.
In Consiglio, alla Dc sono attribuiti 15 seggi, al Psi 11, al Pci 8, uno ciascuno a Msi, Pli, Pri e Psdi e alle new entry Verdi e Lega. Galvagno viene riconfermato sindaco, nuovo vicesindaco è Aldo Pia e la giunta bipartita risulta formata da Dc e Psi con assessori: Gabriele Vercelli, Augusto Dallera, Piero D’Adda e Giuseppe Barolo (Dc); Gian Carlo Canestri, Giovanni Bertolino, Pier Franco Ferraris (Psi). Nel giugno 1990 al referendum abrogativo sulla caccia non si raggiunge il quorum. Al referendum del giugno 1991 sull’introduzione della preferenza unica per i rinnovo della Camera dei Deputati, ad Asti vince il “sì” col 95% con un’affluenza del 61,2%. La giunta Dc-Psi incrementa gli interventi di ampliamento della Biblioteca Astense e del vicino Centro Giovani.
Nel 1991 Asti diventa uno dei centri nazionali di raccolta dei profughi albanesi. L’ex Caserma Colli di Felizzano è trasformata in “alloggio” per oltre mille albanesi giunti in treno dopo gli sbarchi in Puglia. Dopo una prima fase di accoglienza positiva, non mancano le tensioni sociali. Nel settembre 1992 la città accoglie la visita del papa Giovanni Paolo II. Si accende anche la questioni rifiuti con il progetto di raddoppio della discarica di Valle Manina contestato dalla popolazione e che diventa un caso nazionale. La Procura indaga sulla gestione della discarica e del Consorzio smaltimento rifiuti retto prima dal Giuseppe Berzano Dc e poi dall’ing. Francesco Mogliotti, Psdi.
Sarà proprio questa vicenda a determinare la crisi amministrativa e politica. Nell’estate del ’93 la giunta si allarga con l’ingresso di Gian Piero Vigna (Psdi) e Germano Cantarelli (Pri). Sullo sfondo dei tormentati anni di “Tangentopoli”, vengono condotte indagini giudiziarie a largo raggio anche ad Asti, definite dai giornali “TangentAsti”.
Il filone di Valle Manina porta prima ad avvisi di garanzia poi nel gennaio del 1994 all’arresto di 26 esponenti di primo piano del mondo amministrativo ed economico astigiano tra i quali il sindaco Galvagno e il presidente della Provincia Tovo. Cadono le giunte e per il Comune si va a nuove elezioni.
1994 arriva il commissario
SI DIMETTE TUTTO IL CONSIGLIO
Si insedia in municipio il Commissario prefettizio Elio Priore, un prefetto di origine romana con l’incarico di portare la città alle elezioni amministrative anticipate. Nella primavera del 1994 c’è la nuova legge elettorale, basata sul sistema maggioritario. Cambiano anche le norme per l’elezione del sindaco. Fino ad allora il cittadino poteva esprimere la sua preferenza per un partito e un candidato consigliere ed era poi il Consiglio al suo interno ad eleggere sindaco e giunta. Con il nuovo sistema è direttamente l’elettore a scegliere il sindaco sostenuto dalle liste aggregate. È previsto un ballottaggio tra i due candidati a sindaco più votati nel caso non ci sia stata al primo turno la maggioranza dei voti su un solo candidato. Le liste che appoggiano il sindaco ottengono anche un premio di maggioranza che nel caso di Asti le porta ad avere 24 seggi su 40.
1994 Alberto Bianchino
VINCE IL BALLOTTAGGIO SU NOSENZO
Hanno inizio gli anni di alternanza alla guida del Comune: dal 1994 al 2012 si sono finora alternati ciclicamente centrosinistra e centrodestra. A giugno 1994 per le Comunali, dopo le elezioni al primo turno si va al ballottaggio tra Giuseppe Nosenzo, industriale, patron della Morando, candidato della neonata Forza Italia appoggiato da Ccd e Alleanza Nazionale, e il preside Alberto Bianchino per la lista civica “Vivere la città” appoggiato da Pds e Rifondazione.
Bianchino vince a sorpresa con il 56,9% dopo che al primo turno aveva ottenuto il 28,7% e Nosenzo il 34,4%.
Il preside-sindaco forma una giunta di sei assessori in un primo momento costituita da soli rappresentanti della cosidetta “società civile” e poi dopo un rimpasto anche da esponenti più vicini ai partiti: Maria Debendetti, Enrico Grosso, Carla Forno (nel 1995 sostituita da Laurana Lajolo), Angelo Tollemeto (sostituito da Maria Augusta Mazzarolli), Michele Bozzola (sostituito da Claudio Caron), Alberto Grande (sostituito nel 1996 da Mauro Trivelli). I consiglieri comunali sono 24 per la maggioranza: 11 del Pds, 10 di Rifondazione comunista, 3 per la lista civica “Vivere la città “. La minoranza di 16 consiglieri si compone di 9 esponenti del “Polo del buon governo” (7 Forza Italia e 2 An), 4 per Cdu, 1 per Lega Nord e 2 Indipendenti. di centrodestra.
Alle Politiche della primavera del 1994 vince l’alleanza di centrodestra formata da Forza Italia, Lega Nord e Msi-An. Ad Asti sono eletti al Parlamento 4 esponenti leghisti: Paolo Tagini, Paolo Tibaldeo Franzini, Sebastiano Fogliato e Massimo Scaglione al Senato. Al Parlamento Europeo è eletto Luigi Florio per Forza Italia. La nuova amministrazione comunale deve fronteggiare la devastante alluvione tra il 5 e 6 novembre 1994 che mette in ginocchio l’Astigiano. I danni stimati ammontano a 400 miliardi di lire. L’alluvione porta alla revisione del Piano Regolatore, con l’adozione del Piano delle Fasce fluviali e tutele delle aree colpite. Vengono eseguiti interventi di arginature, costruzione di nuovi ponti e sistemazione della rete fognaria.
Si affronta il problema rifiuti, dando inizio alla raccolta differenziata. Grande partecipazione all’Adunata nazionale degli alpini che vede arrivare ad Asti oltre trecentomila Penne Nere. Si avviano progetti per il nuovo ospedale e il nuovo tribunale. Nel giugno 1995 raggiungono il quorum una serie di referendum per le liberalizzazioni sindacali, la privatizzazione Rai, la nuova legge elettorale, le licenze di commercio, la concentrazione delle reti televisive. Alle elezioni politiche del ’96 sono eletti alla Camera Vittorio Voglino e al Senato Giovanni Saracco, entrambi confluiti nell’Ulivo. Dopo la caduta del governo Prodi il comunista Claudio Caron diventa Sottosegretario al Lavoro con il governo D’Alema.
1998 Luigi Florio
L’EURODEPUTATO BATTE ANTONIO FASSONE
Nel ’98 il rinnovo dell’amministrazione comunale vede la vittoria dell’avvocato Luigi Florio, europarlamentare per il centrodestra, col 59,2% (22.508 voti) al ballottaggio contro i 15.486 dell’avversario dell’Ulivo l’architetto Antonio Fassone. L’affluenza alle urne è al 75% per il primo turno, scende a 62,9% al secondo. Gli assessori della nuova giunta di centrodestra sono Antonio Baudo, Domenica Demetrio, (AN e Federalisti), Pier Paolo Gherlone (CDU), Anna Re Montalcini (sostituita da Adriana Marchia), Ferrante Marengo, Angela Quaglia, Giovanni Rostagno (Forza Italia). Dei 40 consiglieri comunali, 13 sono di Forza Italia, 4 di An-Federalisti liberali, 7 Ds-Verdi per l’Ulivo, 3 del Cdu, 2 del Ppi, 2 comunisti italiani, 1 per Liberal Sgarbi, e 1 per i Pensionati.
In questo periodo si organizzano le Celebrazioni Alfieriane, il festival “Asti Teatro” vede prima Sergio Fantoni e poi Vittorio Sgarbi come direttori artistici, e viene concessa la cittadinanza onoraria, a maggioranza al vignettista Giorgio Forattini. Alle politiche nazionali, l’Ulivo viene sconfitto, Galvagno, che aveva patteggiato nel 1996 una pena di sei mesi per le accuse a suo carico per Valle Manina, si prende la rivincita politico-elettorale e viene eletto alla Camera dagli astigiani come deputato di Forza Italia. Con lui va a Roma l’avvocato torinese, con casa a Tigliole, Maria Teresa Armosino, nipote di Giuseppe Armosino che diventa sottosegretario all’Economia del secondo governo Berlusconi.
2002 Vittorio Voglino
IL PRESIDE SCONFIGGE FLORIO
Nel maggio 2002 si torna a votare per le Comunali. Il preside già parlamentare ulivista Vittorio Voglino (centrosinistra) al ballottaggio ha la meglio sull’uscente sindaco Florio al centro di una polemica sui cancelletti pedonali, venendo eletto col 54,6% delle preferenze con affluenza pari al 66%. I 26 consiglieri di maggioranza al Consiglio comunale sono di centrosinistra (8 Ds, 6 Margherita, 6 Pdci, 4 Asti democratica, 1 Lista Pasta, 1 Prc), 14 di minoranza (10 FI, 2 AN, 1 Udc, 1 Lega Nord) A fianco del sindaco troviamo in giunta Alberto Pasta, Alberto Bianchino, Fabrizio Brignolo, Giovanni Pensabene, Mauro Trivelli, Gianfranco Ruscalla (sostituito da Piera Bruno), Maria Ferlisi, Giuseppe Passarino, poi dimissionario. Tra gli interventi più significativi abbiamo programmi di sostegno per famiglie svantaggiate, il rifacimento di corso Torino e il Movicentro. Per lo sport, il “Pala San Quirico”, il “Palafreezer”nell’ex caserma “Colli di Felizzano; recupero di Palazzo Mazzetti, inaugurazione sito archeologico della “Domus Romana”. Alle elezioni politiche nazionali del 2006 Asti elegge alla camera Massimo Fiorio (centrosinistra) e Maria Teresa Armosino (centrodestra).
2007 Giorgio Galvagno
SI RIPRESENTA E PASSA AL PRIMO TURNO
mettendo insieme berlusconiani ed esponenti di An), vince sul sindaco uscente Voglino alle Comunali di maggio 2007 al primo turno, con un secco 55,9%. Si ricorda la visita lampo a suo favore di Berlusconi per le vie di Asti. Diventano assessori Sergio Ebarnabo, vicesindaco; Fabrizio Imerito, Gianfranco Imerito, Angela Quaglia, Maurizio Rasero sostituito poi da Piero Mora, Diego Zavattaro sostituito poi da Ornella Palladino, Pierfranco Verrua, unico esponente leghista. In Consiglio maggioranza di 24 del Pdl e un leghista. La minoranza si compone di 9 rappresentanti del Pd, 2 Udc, 2 per IdV, uno per La sinistra e uno per Uniti per le frazioni. Presidente del Consiglio è Giovanni Boccia del Pdl. La giunta compie lavori sulla viabilità, interventisul pavé, rotonde, manutenzione di impianti sportivi. In seguito alle elezioni anticipate del 2008, l’Astigiano manda a Roma nuovamente Maria Teresa Armosino (Pdl) e Massimo Fiorio (Pd), più il leghista Sebastiano Fogliato che entra come primo dei non eletti. Alla Camera va anche l’ex presidente della Provincia Roberto Marmo per il Pdl anch’egli per surroga.
2012 Fabrizio Brignolo
SPODESTATO GALVAGNO
Si torna al voto nel maggio del 2012: i seggi in Consiglio passano da 40 a 32. Fabrizio Brignolo, avvocato di 43 anni, supera agevolmente le primarie del Pd a gennaio e si presenta da candidato sindaco con un corredo di 7 liste contro Galvagno che tenta la riconferma con 4 liste. Altri candidati Mariangela Cotto, ex assessore regionale di Forza Italia, con due liste civiche, Davide Arri per l’Udc, Giovanni Pensabene con tre liste di sinistra, Pier Franco Verrua con due formazioni leghiste, Diego Zavattaro indipendente di destra, Gabriele Zangirolami del Movimento 5 Stelle. Vanno al ballottaggio Brignolo (36,6) e Galvagno (29,4). Il 21 maggio Brignolo vince con il 56,8% su Galvagno. Nasce una giunta a nove con Davide Arri, Udc, vicesindaco, Maria Bagnadentro (Uniti per Asti), Santo Cannella (tecnico), Massimo Cotto (indipendente), Piero Vercelli (Pd), Andrea Cerrato (Moderati), Marta Parodi (Pd), Alberto Pasta (Idv) e Mario Sorba (Udc). Presidente del Consiglio comunale è Maria Ferlisi, Pd.
2017 Maurizio Rasero
RITORNA IL CENTRODESTRA
Alla fine vince Maurizio Rasero, candidato indipendente del centro-destra con un passato nella Lega e in Forza Italia, ma la vera battaglia è stata definire il contendente al ballottaggio. Il primo turno aveva indicato Rasero (appoggiato da 10 liste) in vantaggio con 15.868 voti pari al 47,62% dei voti, seguito da Angela Motta, Pd e liste di centrosinistra al 15,29% (5.093 voti) di un soffio davanti al pentastellato Massimo Cerruti: 15,25%, 5.080 preferenze. Ma dalla verifica dei voti la sorpresa: la commissione riconteggia alcuni voti dichiarati nulli e Cerruti sorpassa Motta. Non è finita, si fa la controverifica con nuovo ribaltone a favore della candidata Pd e solo tre giorni dopo arriva la sentenza definitiva: al ballottaggio va l’ingegnere della Provincia con 5.099 voti (15,30%) che sorpassa per soli sei voti l’ex consigliera regionale dei Dem (15,28%) che a metà legislatura lascerà il partito fondando il gruppo di Italia Viva. Rasero al ballottaggio vince con il 54,90% delle preferenze: successo personale (la sua lista conquista 6 seggi) e del Movimento Galvagno (4 eletti). In giunta: Il vicesindaco Marcello Coppo (vicesindaco) e gli assessori Renato Berzano, Loretta Bologna, Mario Bovino (dimessosi nel 2021, al suo posto Piero Ferrero), Mariangela Cotto (dimessa nel 2022 dopo una condanna in primo grado nella vicenda Rimborsopoli), Andrea Giaccone (dimesso nel 2018 dopo l’elezione a deputato, al suo posto Marco Bona), Gianfranco Imerito, Stefania Morra, Elisa Pietragalla.
2022 Maurizio Rasero
VINCE AL PRIMO TURNO, UNA CONFERMA STORICACon 16.709 preferenze, pari al 55,65% dei voti espressi, Maurizio Rasero è stato confermato al primo turno sindaco di Asti nelle elezioni amministrative del 12 giugno 2022. E’ stata la prima volta, dal 1994, da quando cioè vige il sistema dell’elezione diretta, che il sindaco uscente è stato confermato. Rasero, a capo di una lista civica, ha guidato una coalizione di centro destra; a sfidarlo sei contendenti: Paolo Crivelli (indipendente, centrosinistra e M5S) a cui è andato il 37,48% pari a 11.255 voti, Salvatore Puglisi (lista Adesso Asti, 2,43%, 731 voti); Chiara Chirio (ItalExit, 2,03%, 609 voti), Marco Demaria (Azione e +Europa 1,34%, 403) Maurizio Tomasini (Ancora Italia, 0,76%, 227) e Margherita Ruffino (Popolo della famiglia, 0,31%, 93).
Questa i risultati delle singole liste e la suddivisione in seggi del nuovo Consiglio comunale
Lista Rasero:7598 voti, 26,51% 10 seggi; Forza Italia – con Asti nel cuore: 2.249, 7,85%, 3 seggi; Fratelli d’Italia 2.201, 7,68%, 3 seggi; Lega: 1.620, 5,65, 2 seggi; I Giovani astigiani: 1.403, 4,89, 2 seggi; A.S.T.I.: 604, 2,11%, 0 seggi; Unione di Centro: 563, 1,96, 0 seggi
Partito democratico: 3.030, 10,57%, 4 seggi; Lista Paolo Crivelli sindaco: 1.980, 6,91%, 2 seggi; Uniti si può: 1.881, 6,56%, 2 seggi; Europa Verde: 996, 3,47%, 1 seggio; Movimento 5 stelle: 969, 3,38%, 1 seggio; Ambiente Asti: 898, 3,13% 1 seggio; CambiAmo Asti: 753, 2,63% 0 seggi.
Non entrano in Consiglio
Adesso Asti: 677, 2,36%
ItalExit: 584, 2,04%
Azione e +Europa: 348, 1,21%
Ancora Italia: 219, 0,76%
Il popolo della famiglia: 91, 0,32%
Per quanto riguarda i 573 candidati, il più votato è risultato l’ex assessore allo Sport Mario Bovino, Forza Italia – Con Asti nel cuore che ha ottenuto 427 preferenze, seguito dalla giovane neo candidata Vittoria Briccarello (Uniti Si può) con 407; al terzo posto il vicesindaco uscente di Fratelli d’Italia Marcello Coppo arrivato a 388 voti personali. Oltre quota 300 preferenze: Giovanni Boccia (Maurizio Rasero Sindaco) 385, Marco Galvagno (Forza Italia Con Asti nel Cuore) 384, Paride Candelaresi (I Giovani Astigiani) 324, Riccardo Origlia (Maurizio Rasero Sindaco) 316, Mauro Bosia (Uniti Si Può) 313 e Federico Garrone (Maurizio Rasero Sindaco) 302 .
La giunta: vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Stefania Morra, poi Loretta Bologna
assessore con deleghe a Istruzione, asili nido e università, Monica Amasio Urbanistica;
Eleonora Zollo Politiche sociali; Giovanni Boccia Personale e servizi demografici; Paride
Candelaresi Cultura; Mario Bovino Commercio e Decoro urbano; Marcello Coppo Sicurezza,
Polizia municipale Ambiente (eletto nel settembre 2022 deputato a Roma e sostituito da Luigi
Giacomini); Riccardo Origlia Turismo e manifestazioni, cibo e vino. La presidenza del Consiglio
comunale è andata a Federico Garrone.
Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2024
Le schede
Le giunte provinciali
Ecco in estrema sintesi il cammino della Provincia di Asti
Istituita con Regio Decreto entrò in attività dal 15 Aprile 1935 con un commissario di governo. Dal 16 marzo 1936 si insedia il Rettorato, presieduto dall’industriale vinicolo Lamberto Vallarino Gancia, con Carlo Currado come vice, poi sostituito da Domenico Molino. Il “preside” Gancia si dimette il 30 settembre 1943 e fino alla fine della guerra l’ente sarà guidato da commissari prefetizzi.
Dal 1945 al 1951 le province furono rette da una Deputazione, prima su designazione del Cln poi dai partiti. La prima deputazione è stata presieduta dall’avvocato Giovanni Battista Torta fino al 1949, sostituito dal deputato socialsta Umberto Grilli fino alle elezioni del giugno 1951.
1951 La prima giunta provinciale è presieduta dal democristiano Norberto Saracco.Il consiglio provinciale è composto da 24 seggi. Si viene eletti nei collegi territoriali.
1956 La coalizione Dc, Pli e Pdc guida anche l’ente Provincia con il democristiano Norberto Saracco
1960 Giovanni Amasio succese al collega di partito Saracco. La giunta provinciale è formata da Dc, Psdi e Pli.
1964 Si costituisce la nuova giunta, con Pietro Andriano, veterinario di Castelnuovo Don Bosco, alla presidenza.
1970 Si riconferma il presidente Andriano, alla guida di una giunta monocolore Dc e appoggiata da Psu.
1975 La nuova giunta tripartita è formata da Dc, Pri e Psdi. Ancora presidente è Andriano.
1980 Guglielmo Tovo, democristiano, succede ad Andriano presiedendo un esecutivo formato da Dc, Psi, Psdi e Pri.
1985 Tovo guida un esecutivo pentapartito di cui fanno parte Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli
1990 L’esecutivo diventa bipartito Dc-Psi. Alla presidenza è riconfermato Tovo
1995 All’inizio del 1994 presenta le sue dimissioni Tovo, sostituito dal liberale Luciano Grasso. Si va alle elezioni: candidati principali Giuseppe Goria, che guida la coalizione di sinistra “Il Grappolo” e Fulvio Brusa di Forza Italia. Goria vince al secondo turno con il 52,6%.
1999 Il centrodestra riconquista la Provincia, con il canellese Roberto Marmo (Forza Italia) che diventa presidente battendo Goria al 57,8%.
2004 Marmo è riconfermato presidente battendo al primo turno il nicese Flavio Pesce, ma nel 2008, dopo una serie di rimpasti si dimette per candidarsi alle Politiche. Arriva il commissario governativo Mario Spanu.
2008 Il centro destra rivince le elezioni e Maria Teresa Armosino batte, al ballottaggio col 58% dei voti l’avversario di centro sinistra Roberto Peretti, allora sindaco di Villanova.
2014: ad Ardia subentra come commissario Alfredo Nappi fino al 13 ottobre quando viene eletto il sindaco di Asti Fabrizio Brignolo (il Consiglio con la nuova legge è eletto dai consiglieri di tutti i Comuni).
2015: il 20 marzo Brignolo si dopo la sentenza che gli contesta la incompatibilità con il posto nel Cda della Banca di Asti. Al suo posto viene eletto Marco Gabusi, sindaco di Canelli.
2019: Gabusi resta in carica sino al 27 maggio (è eletto in Regione assessore nella giunta Cirio): al suo posto viene eletto il sindaco di Valfenera Paolo Lanfranco
Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2022