Ad Asti la prima luogotenenza con 8 carabinieri a cavallo dieci stazioni e 40 uomini, l’Incisa racconta del loro arrivo
Il 13 luglio 1814, a Torino nasceva il Corpo dei Carabinieri, composto da 800 uomini, istituito con regie patenti da Vittorio Emanuele I. Si era in un momento storico particolare. In seguito alla caduta di Napoleone (costretto ad abdicare a Fontainebleau il 6 aprile 1814), in Francia era stato proclamato re Luigi XVIII.
Il 10 maggio del ’14 Vittorio Emanuele sbarcò a Genova da una nave inglese proveniente dalla Sardegna e il 19 maggio (la data è indicata con precisione dall’Incisa, il cronista dell’epoca) passò da Asti, diretto a Torino. Il corteo reale pernottò a Palazzo Mazzetti. Alla sera i reali assistettero ai fuochi d’artificio. Il mattino seguente ripartirono per Torino dove furono accolti dai comandanti austriaci delle truppe di occupazione e restaurazione.
Dopo la bufera bonapartista Vittorio Emanuele decise di costituire un nuovo corpo di polizia composto da «militari di buona condotta e saviezza». Nacquero così i Carabinieri reali. Tra i principî ispiratori del Corpo la specifica attribuzione di «perseguire malviventi, evasi, vagabondi e sospetti». I primi ufficiali furono scelti personalmente dal sovrano e a una «severa selezione» sono sottoposti anche i sottufficiali e la truppa che doveva «saper leggere e scrivere correttamente»; «statura almeno oncie 39», pari a 1,75 metri; «abilità nell’uso delle armi», «celibe».
Era un Corpo affidabile, selezionato e d’élite. Le prime regole in caserma sono ferree e regolano anche l’aspetto estetico: «I militari del Corpo non portano baffi, né spagnolina: le bazzette non devono oltrepassare la linea dell’estremità inferiore dell’orecchio all’angolo della bocca; i capelli non devono oltrepassare la fronte, né coprire le orecchie, ed essere in riga del colletto dell’abito».
L’uniforme originaria da Carabiniere prevede il cappello a due punte di origine settecentesca, comunemente chiamato “lucerna”, e la bandoliera bianca in cuoio di bufalo. C’è anche la carabina, l’arma individuale ritenuta agli inizi del XIX secolo la più evoluta e maneggevole (era ancora in dotazione alla fine del Novecento), da cui il Corpo prese il nome. Sul cappello, il “ruban” di colore azzurro, che sarà sostituito più tardi dalla coccarda dello stesso colore. Soltanto nel 1848 (anno dello Statuto Albertino) essa assumerà il tricolore nazionale.
La paga annuale corrisposta a un carabiniere a piedi (grado più basso del Corpo) nel 1814 è di 500 lire piemontesi. Non è una lauta paga, anche se non disprezzabile. Il carabiniere a cavallo raddoppia: 1000 lire piemontesi; brigadieri a piedi 600, brigadieri a cavallo 1100, maresciallo a piedi 700, maresciallo a cavallo 1200, sottotenente 1500, luogotenente 1700, aiutante maggiore 2000, capitano 2700. In cima alla piramide il colonnello comandante con 6000 lire piemontesi annue.
Al momento della fondazione nel 1814 il Corpo dei Carabinieri Reali era articolato in sei Divisioni, distribuite in 113 Stazioni, e comandate da maggiori o capitani, aventi sede in sei dipartimenti: Torino, Savoia, Cuneo, Alessandria, Nizza marittima e Novara. La divisione di Alessandria contava tre compagnie dislocate ad Alessandria, Voghera e Asti. Ad Asti era prevista una Luogotenenza, retta da un luogotenente, con un brigadiere a cavallo e otto carabinieri a cavallo; dalla Luogotenenza dipendevano dieci Stazioni, per un totale complessivo di circa quaranta carabinieri reali.
Una querelle durata vent’anni dal 1886 al 1906 per riavere il comando di Compagnia
I Comandi Stazione furono in Annone, Gabaleone (ora Baldichieri), Dusino San Michele, Mombercelli, Costigliole d’Asti, San Damiano, Montechiaro, Cocconato e Castelnuovo (ora Castelnuovo Don Bosco). Le aree moncalvesi e nicesi erano ricomprese, rispettivamente, nella giurisdizione delle Luogotenenze di Casale e Acqui Terme.
La data di effettivo insediamento risulta dal Giornale d’Asti, la cronaca manoscritta dell’abate Giuseppe Stefano Incisa, cronista dell’epoca, che testualmente annota: «15 novembre 1814. Martedì. Oggi fu bel sole e primo ghiaccio; il Monastero del Gesù fu destinato a ricevere altra truppa ed una porzione fu destinata per quartiere ai Carabinieri Reali, detti altre volte Gendarmi, e sonosi collocati nella manica di detto monastero verso occidente, essendosi diviso un braccio del chiostro ed una parte delle corte».
Da una recente ricerca storica è stata individuata la missiva, datata 9 agosto 1814, con la quale il comandante generale, Giuseppe Thaon di Revel, scrive al sindaco di Asti, e a tutti gli altri comuni dove era previsto l’arrivo dei suoi uomini, preannuncia l’invio dei militari e richiede la disponibilità di uno stabile ove sistemarli. Tale richiesta riporta in dettaglio e con precisione le necessità logistiche dei militi rigidamente suddivise per gradi: per i capitani comandanti il dipartimento quattro-cinque camere «decenti», una cucina e una scuderia a due piazze di cavalli provvista d’attrezzi; per i luogotenenti e sottotenenti bastano tre camere, una cucina, una scuderia con una piazza di cavallo con attrezzi; per i marescialli e i brigadieri due camere, una cucina.
I mobili e utensili che l’amministrazione comunale devono provvedere sono i seguenti: ai marescialli d’alloggio un letto a pagliericcio con due materassi, due lenzuola e una coperta secondo la stagione, una tavola, sedie, un mobile per effetti personali, una tavola e utensili per cucina; brigadieri: un letto a pagliericcio con un solo materasso, una tavola, un mobile, sedie, una tavola e utensili per cucina. I carabinieri semplici sono forniti di letti, un armadio, una camera per ciascuno e una cucina comune con gli utensili strettamente necessari.
Nel giro di pochi giorni il Consiglio comunale di Asti in data 17 agosto 1814 provvede alla richiesta con istanza all’intendente della provincia affinché sia messa a disposizione dei carabinieri una porzione del fabbricato già adibito a Monastero del Gesù (oggi Palazzo del Michelerio). Il sindaco di allora era Carlo Pelletta di Cortazzone e il Consiglio comunale era formato da quattro nobili e tre “cittadini”.
La prima sede dei carabinieri, come detto, fu quella del Monastero del Gesù (dove oggi ci sono gli uffici dell’Atc). Successivamente, dal 1º luglio 1829, si trasferirono in via alle Scuole (dal 1907 via Carducci), in uno stabile di proprietà del Seminario vescovile, per un canone di 900 lire annue. Da questo palazzo, nel 1909 passarono in via Natta n. 2 (nel palazzo sino a qualche mese fa occupato dall’Ufficio Iva). Passati circa 40 anni e due guerre, nel 1966 i carabinieri si spostarono in via Zangrandi, in un’altra palazzina di proprietà ecclesiastica, e dal 22 dicembre 2010 caserma e comandi sono nel nuovo complesso di via delle Corse (zona Pilone).
Con l’unificazione d’Italia del 1861, la Compagnia di Asti fu declassata a Luogotenenza, dapprima alle dipendenze di Casale Monferrato e successivamente, dal 1868, dalla Compagnia di Alessandria con stazioni ad Asti, Annone, Gabaleone, Villanova d’Asti, San Damiano, Canelli, Mombercelli, Costigliole d’Asti e sezione a Montechiaro che comprendeva le stazioni di Montechiaro, Cocconato, Castelnuovo d’Asti.
Qualche mese prima, a seguito della legge 23 ottobre 1859, Asti (che era stata capoluogo di Provincia con 13 mandamenti, 86 comuni e una popolazione di 147.368 abitanti) già era stata declassata a Circondario e inglobata nella Provincia di Alessandria, con Casale, Novi, Acqui e Tortona. La Provincia di Asti tornò a essere costituita solo nel 1935 (si veda Astigiani 2, dicembre 2012).
I due secoli cinque sedi dal Monastero del Gesù a via delle Corse, zona Pilone
Il sindaco Carlo Garbiglia (Asti, 1822-1903) scrisse più volte dal 1886 alla Legione di Torino per riavere il comando di Compagnia dei carabinieri e l’aumento di organico. Dopo vent’anni le varie richieste dell’amministrazione comunale, inviate anche a Roma tramite parlamentari e maggiorenti, furono accolte.
Il 30 giugno 1906, il comandante della Divisione di Alessandria comunicava che «dal 10 luglio comincerà a funzionare in Asti una nuova Compagnia dell’Arma». Con l’arrivo del comando di Compagnia si poneva il problema della sede.
Il Cittadino del 18 luglio 1906 polemizzava: «Non sappiamo perché la Provincia, che in tanti altri comuni provvede ad alloggiare convenientemente i RR. Carabinieri, tratti Asti, proprio in modo indegno e specialmente ora, che questa Tenenza fu elevata a Compagnia, si limiti a far eseguire nell’attuale indecente stamberga delle ridicole riparazioni, che non danno né luce, né aria, né ciò che si deve pretendere secondo le regole moderne d’igiene. Anzi il più ridicolo si è, che avremo una caserma senza abitazione per il Capitano e pel Tenente, perché non è possibile dare loro nemmeno dei bugigattoli».
In un primo momento, si pensò di sistemare la nuova caserma nel palazzo Vastapane (l’edificio fu abbattuto nel 1934), sul cui sedime fu ricavata l’attuale piazza Catena con il mercato. I Carabinieri mandarono al sindaco una dettagliata relazione relativa agli ambienti di cui si dovrebbe comporre una caserma adeguata: 20 camere per carabinieri, un camerone di rinforzo, 3 camere per l’alloggio del maresciallo, 4 camere di disciplina (al piano terra), 2 camere di sicurezza (al piano terra), una camera per piantone (al piano terra), 2 camere per l’ufficio del maresciallo, una scuderia per quindici cavalli, una rimessa e selleria, un fienile, un refettorio, una cucina grande, un magazzino, 3 vani per l’ufficio della tenenza, 3 vani per l’ufficio della Compagnia, 2 alloggi per il tenente e per il capitano. Tre anni dopo, nel 1909, la Compagnia trovò sede nel palazzo di via Natta.
L’organizzazione territoriale dei carabinieri nell’Astigiano ha visto svilupparsi la Compagnia prima nelle tenenze di Asti e Canelli (1934), poi nel Gruppo di Asti con la Compagnia di Asti e la tenenza di Canelli (dal 1935 al 1965). In seguito si sono formate due compagnie, sempre ad Asti, Canelli e dal 2000 anche una terza compagnia a Villanova, coordinate dal comando provinciale.
Consulenza storica: professor Marco Pavese, docente Università di Genova
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