Oxford, gennaio 2007. Cielo grigio, pioggia insistente, un freddo che ti entra nelle ossa. Paolo varca la soglia del Centre for Criminology: la sua tesi di laurea a Torino sulle missioni suicide in Medioriente è piaciuta, lo vogliono conoscere. Potrebbe essere il “comincio” di un romanzo giallo, invece è la storia di un giovane astigiano, Paolo Campana, che quest’anno, a 32 anni, è stato inserito nel raccolta degli Who’s who in the World, ovvero tra le 63 mila biografie professionali più prestigiose del mondo. Ma torniamo all’inverno piovoso del 2007. Qualche settimana dopo il colloquio, Paolo ottiene una borsa di ricerca ad Oxford e inizia a collaborare con il professor Federico Varese, ordinario di criminologia ad Oxford e direttore dell’Extra legal Governance Institute. Il giovane astigiano è inserito in un progetto di studio sulle ramificazioni delle mafie al di fuori del loro territorio di origine. “Il focus del lavoro di ricerca che è tuttora in corso – spiega Paolo – è capire come le mafie operino in territori non tradizionali, cosa fanno e sopratutto come si organizzano per fare quello che fanno. Negli anni ho avuto la possibilità di sviluppare con il professor Varese un nuovo approccio allo studio della criminalità organizzata che si basa sull’analisi sistematica delle conversazioni telefoniche intercettate dalla polizia. Analizzando il clan camorristico La Torre di Mondragone, ho cercato di capire meglio il modus operandi delle mafie e come questo cambi a seconda del territorio. E’ un lungo lavoro di vivisezione delle mafie, che credo e spero possa avere anche importanti implicazioni nelle politiche di contrasto”. Il metodo di studio sta facendo scuola in Europa: Paolo Campana l’ha illustrato agli investigatori tedeschi del BKA, l’equivalente della nostra direzione nazionale antimafia; interverrà a Parigi alla conferenza del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana. Ha pubblicato i risultati dello studio sull’European Journal of Criminology, a gennaio uscirà una sua traduzione sulla più prestigiosa rivista cinese di criminologia. Ora sta allargando il campo di ricerca al traffico di droga e di esseri umani. Paolo Campana vive nel centro di Oxford e si muove in bicicletta. “Al mattino vado al Dipartimento di sociologia; sono un “research fellow” con pochissimi obblighi di insegnamento, il che mi dà flessibilità per portare avanti i miei progetti di ricerca, raccogliere materiale e intervistare persone. All’ora di pranzo prendo la bici e vado al mio college, dove pranzo con i colleghi. Nel pomeriggio lavoro in biblioteca. Spesso alle 5 vado ad uno dei moltissimi seminari che l’università offre, poi alle 6.45 torno in college, mi metto la cravatta (ogni tanto siamo formali!) e vado a cena con i colleghi. Se sono sotto pressione per qualche scadenza, ritorno a lavorare in biblioteca: qui ho accesso 24h sia al college che al dipartimento, tutto è pensato per metterci nelle migliori condizioni per lavorare”.
Nostalgia di casa?
“Seguo con molta attenzione le vicende italiane in generale e astigiane in particolare. In questo senso, Internet è una fonte di informazione stupenda. Mi manca il cibo, il vino, certi luoghi di incontro con gli amici e anche il taglio ai miei capelli ricci che sa farmi solo Walter Pasculli, il mio amico barbiere di corso Alfieri.Con lui è un piacere avere lunghe discussioni sul teatro contemporaneo. Quando sono ad Asti c’è una cosa che mi manca e sono le lunghe chiacchieratecon Lorenzo Monticone (brillante giornalista sportivo, stroncato dal tumore nel 2011 a soli 38 anni ndr)”.
Si è parlato e scritto di infiltrazioni della criminalità organizzata in Piemonte e anche ad Asti. Come vedi la cosa da Oxford?
“Il problema è capire cosa intendiamo per infiltrazioni. Quello che spesso le mafie fanno al di fuori delle zone di radicamento storico è investire il proprio denaro in mercati legali (ristoranti, pizzerie, bar, immobili, ecc.: il cosiddetto ‘lavaggio del denaro sporco’) oppure in mercati illegali (ad esempio tramite la compravendita di cocaina all’ingrosso). Bisogna tenere gli occhi aperti: da un solo negozio si può passare al controllo del mercato anche attraverso ricatti ed estorsioni e con estensione della pratica del pizzo. Al momento, non mi pare che ci siano segnali di questo tipo in provincia di Asti”.
Da astigiano all’estero un consiglio a chi amministra la città.
“Ignorare i mega-progetti chiaramente irrealizzabili ed essere il più possibile pragmatici. Penso alle linee di trasporto urbano. Ad Asti un povero utente deve aspettare per 45’ un bus. Qui ad Oxford la frequenza è di circa 5 minuti e la città non è molto più grande di Asti”.
Nella tua prospettiva di vita e di carriera è contemplato il ritorno in Italia?
“Nella vita, mai dire mai! Ad Asti ci torno ogni volta che posso: è la mia città”.
Nascere in provincia ti ha dato… ti ha tolto…
“Nascere in provincia mi ha dato un ambiente sicuro dove fare le prime esperienze ed imparare ad essere indipendente. Sono anche molto soddisfatto del livello di insegnamento delle scuole astigiane. Poi però, se uno vuole intraprendere determinate strade, viene inesorabilmente il momento in cui uno deve lasciare la provincia: lavori per laureati di un certo tipo nell’Astigiano ce ne sono pochi, e ancora meno nel settore della ricerca”.