Pochi astigiani, forse, conoscono Remo Bagnasco, cultore appassionato di storia del gusto e della gastronomia. Eppure Remo Bagnasco è originario di Asti. Il libro di cui parliamo è una sorta di vivissimo romanzo, alimentato dal desiderio di avvicinare l’arte culinaria al lettore, quasi in un gioco privo di fretta, ma serio e ben documentato. Ci insegna – o ripete – che il Medioevo non è un periodo buio, sicuramente non lo è nell’ambito gastronomico, dove si poneva estrema attenzione nella preparazione dei piatti, inserendo talora anche cenni medici nelle ricette.
Fu proprio nel ‘300, infatti, che nacquero i primi ricettari italiani. La sapienza del volume sta nella capacità dell’autore di alternare cenni politici, sociali, culturali, economici sull’epoca a una ricca serie di ricette “antenate” delle nostre, a una serie affascinante di curiosità finissime: le taverne e il loro cibo, i menu di grandi eventi: il banchetto di nozze di Lorenzo il Magnifico, la strabordante cucina dei Papi, la svolta epocale della scoperta dell’America anche sul piano gastronomico con le nuove verdure e i frutti che arrivarono sulle tavole del vecchio continente. Il tutto scritto con documentazione non pesante, con amore, in fondo. Non a caso l’epigrafe del libro è di Pellegrino Artusi: “Cucinare è come amare… o ci si abbandona completamente o si rinuncia”.
Il gusto e la sua storia La gastronomia italiana del XIV, XV e XVI secolo raccontata in 4 cene con le ricette per realizzarle, Remo Bagnasco, Impressioni grafiche, 2013, pag. 227, euro 14