Il Cavalier Giovan Battista Marino (1569-1625), napoletano, “gran maestro della parola”, la definì «del padellon del ciel la gran frittata». Nonostante questa ignobile scelleratezza, è considerato il massimo rappresentante della poesia barocca in Italia, tanto che nella Storia della letteratura italiana il concittadino Francesco De Sanctis lo ricorda «onorato, festeggiato, pensionato, tenuto principe de’ poeti antichi e moderni, e non da plebe, ma da’ più chiari uomini di quel tempo». Stiamo parlando della luna, ispiratrice di divagazioni romantiche, poesie, canzoni, amori, malinconie, ricordi. La gente di campagna “ragionava” sulle lune, che disciplinavano i tempi del lavoro. Ma non sempre la luna godeva di tanta considerazione. A lün-a è ’n ciel e i cuiòn son an tera, la luna è in cielo e gli stupidi sulla terra.
È un detto che ironizza sulle credenze popolari, un esempio dello scetticismo che regnava tra alcuni agricoltori, anche se spesso era limitato a certe operazioni: ho conosciuto parecchi ortolani che ignoravano le fasi lunari per la semina e il trapianto, ma non mi è mai capitato di trovare un viticoltore che facesse altrettanto per la potatura. Anzi, ho sentito più volte parlare della lün-a rapulin-a: quando si pota con la luna sbagliata si rischia di ottenere soltanto grappoli piccoli come quelli che venivano “snobbati” durante la vendemmia e si raccoglievano in un secondo tempo, quando si passava a rapulè. Nassì a lün-a neuva, nato a luna nuova. L’espressione si rifà alla regola secondo cui si ritenevano più deboli e cagionevoli i pulcini o i vitelli nati con la luna nuova, ossia prima che abbia compiuto il primo quarto, quando diventa buona: fino a quel momento i sostenitori dell’influenza lunare consigliano di astenersi da qualsiasi lavoro agricolo.
Ma il detto viene usato spesso per indicare un tipo un po’ particolare, bizzarro oppure scorbutico o comunque originale. Effettivamente anche la scienza ufficiale conferma che i nati con la luna nuova tendono a essere particolarmente soggettivi, impulsivi ed emozionali nei confronti dell’esperienza e soprattutto nell’ambito relazionale. Di solito si tratta di individui che vivono di simboli, di sogni e di ideali che cercano di imprimere sul mondo: ne sono esempi Sigmund Freud e Karl Marx, la Regina Vittoria e Clara Barton, fondatrice della Croce Rossa Americana. Quindi, stando ai personaggi citati come testimonial, le caratteristiche dei nati a luna nuova non sono affatto negative, ma la sbrigativa mentalità popolare ha spesso bollato l’originalità e la diversità come sintomi di scarsa affidabilità. Quand che a lün-a l’ha i corn girà at ai va ben ai ric, quand che l’ha i corn girà bass ai va mal ai pover, quando la luna ha i corni girati in alto va bene ai ricchi, quando ha i corni girati in basso va male ai poveri. Ancora un esempio del fatalismo e dell’amara ironia che ha sempre caratterizzato la cultura contadina: ai poveracci tocca in ogni caso la sorte peggiore, anche quando si tratta della luna.