Negro Vittorio fu Secondo avvocato di anni 52 statura alta corporatura regolare capelli neri barba nera colorito naturale. Era amico personale di Mazzini e ne segue ora la dottrina. Molto accorto e anche insinuante.
Così viene descritto l’avvocato Negro, nato a Valleandona nel 1825, in una comunicazione della sottoprefettura di Asti alla Prefettura di Alessandria sulle persone “pericolose” (1877) e conservata all’Archivio di Stato di Alessandria. Un ritratto che non rende giustizia alla complessità del personaggio che è possibile ritrovare nel volume, Umanità e giustizia eternamente progressive. L’avvocato astigiano Vittorio Negro e l’Arbitrato internazionale a cura di Ezio Claudio Pia, (Quaderno del Platano n. 18, Asti, 2011), contenente una serie di saggi sul “repubblicanesimo astigiano”. In esso è contenuto uno scritto di Vittorio Negro dal titolo ad un tempo sfuggente, ambizioso e polemico: Bismarck, il Papa, l’Europa dinastica e l’arbitrato internazionale per l’Avv. Vittorio Negro, pubblicato ad Asti nel 1882.
L’Avvocato Negro è definito “buono, di una terra, gli abitanti della quale, congiungono al patriottismo uno spirito singolarmente pratico, di una città che fu la culla dell’Alfieri” nientemeno che da Giuseppe Mazzini (lettera del 4 ottobre 1866), e da quest’ultimo viene persuaso (pur mantenendo accenni di critica) dell’«imponente fatto del progresso, lento ma continuo, che le idee e i principii di libertà economica e politica vanno (…) diffondendosi nella coscienza e nella educazione dei popoli europei». Vittorio Negro sostenne anche le imprese di Garibaldi che gli inviò la propria effigie con dedica in segno di riconoscenza. Nel saggio che propone l’istituzione di una Costituente internazionale e di un codice di legge pubblica internazionale come strumento centralizzato per la risoluzione delle controversie emerge con forza lo spirito antidinastico: le dinastie infatti «non ebbero, non hanno e non potranno mai avere patria», mentre «solo i popoli hanno e sanno di avere una patria». Gli stessi popoli, tuttavia, dovrebbero sentire il bisogno «di sapersi e conoscersi fratelli» per (e qui l’analogia con la situazione contemporanea è evidente) «scongiurare (…) le terribili conseguenze dell’attuale situazione Europea».