Il monumento ai Caduti non è un vespasiano
Da Il Cittadino del 18 settembre 1932
Come ex combattente mi permetto di far rilevare che il Monumento dedicato ai caduti astigiani, vera opera d’arte, serve di vespasiano ai cani che sono lasciati liberi impunemente, e in barba ai regolamenti di Polizia comunale. Tracce sempre fresche “vespasiane” si possono osservare in qualunque ora del giorno sulle lastre che servono da basamento al detto monumento. Non sarebbe il caso di cintare detto monumento con una bassa e decorosa ringhiera?
- M.
Pubblicità al nostro vino
Da Gazzetta d’Asti del 27 ottobre 1961
Signor Direttore,
il tambureggiante Carosello pubblicitario delle ore 21 da qualche tempo presenta e raccomanda al pubblico e all’inclita nuove ditte produttrici di vino fatto apposta per risanare e rallegrare la Umanità che il nostro parroco (chissà perché) chiama Carneadi. Del nostro Barbera, vino tipico dell’Astigiano, «il Vino», nulla, mai nulla. Perché le nostre Cantine Sociali non si mettono d’accordo (almeno in questo) per far conoscere anch’esse con un po’ di reclam il nostro prodotto e invogliare il pubblico a consumarlo? Virtù toniche, corroboranti, energetiche, digestive, allietanti non gli mancano: siamo anzi certi che tutte le lodi cantate nei secoli al vino competano di diritto al nostro vino.
Un gruppo di viticoltori
Da Il Cittadino del 4 novembre 1961
Con comprensibile interesse ho letto sul N. 41 della «Gazzetta d’Asti» la lagnanza di un gruppo di viticoltori in merito alla mancata pubblicità propagandistica per illustrare i pregi dei nostri vini. È sibbene una verità lapalissima, ma è altrettanto vero che quando in passato il gruppo delle «Cantine Asti Nord» si avvalse proprio della televisione per mettere in buona evidenza, non solo la potenzialità organizzativa del gruppo, ma altresì i pregi dei vini di sua produzione, pervennero un cumulo di proteste. Pensare che pur avendo la «Asti Nord» pagato in proprio il costo di tali trasmissioni, è pacifico che indirettamente giovò anche alle altre Cantine, nonché alla viticoltura astigiana in generale. Quanto auspica il gruppo di viticoltori, diventa quindi di facile realizzo, e sarebbe augurabile anche, per tutti i vini del Piemonte, avvalendosi all’occorrenza del tanto benemerito Centro Studi Cooperativi di Torino che, per quanto mi consta, ha pure buoni rapporti con la stessa Rai Tv.
Carlo Ecclesia