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Seduti al tavolo di Dio a fare domande per l’eternità

Un libro che ci svela molto della vita dei protagonisti, tanto dei loro percorsi lavorativi quanto del loro pensiero.

PDB è quell’erudito/che riuniva molti saggi/a parlar di personaggi/nella casa di Bompian. Così ha inizio e così continua in ottanta versi la prefazione di Umberto Eco al bel libro dedicato ai fratelli Paolo e Maria che tutti ad Asti conosciamo.

Il libro, attraverso l’acuta intervista degli autori ci svela molto della loro vita, tanto dei loro percorsi lavorativi quanto del loro pensiero. Paolo aggiunge ancora qualcosa al tanto che ha scritto sulla Bibbia, l’ebraismo, Dio, attingendo continuamente alla sua cultura biblica, ma anche, con una certa, incredibile ironia, alla sua umanità di uomo credente, che si pone domande. Più volte torna al concetto di un Dio bisognoso, bisognoso almeno di avere un “tu” e quindi la necessità di creare l’uomo, bisognoso di avere una madre, che realizza nell’incarnazione.

E, infine, «come vede la vita del mondo che verrà»? «La resurrezione è una necessità di Dio: se tutto ciò a cui Dio ha dato la vita la morte lo ha tolto, allora bisognerebbe dire che la morte è più potente di Dio. Saremo tutti seduti intorno al tavolo di Dio e gli faremo tante domande, e così l’eternità passerà perché le domande saranno davvero tante» di fronte ai silenzi di Dio in questa vita.

“Il paradiso delle piccole cose Paolo e Maria De Benedetti si raccontano”, Pietro Mariani Cerati e Luigi Rigazzi, prefazione di Umberto Eco, Imprimatur editore, Reggio Emilia, 2014, 141 pag., 13 euro

 

Nella seconda parte del libro la sorella di Paolo parla a lungo della numerosissima famiglia discendente dal nonno Israel, dei loro genitori ai quali hanno dedicato ad Asti il Cepros, una onlus che si occupa di ebraismo e di pedagogia. Molto interessante è anche il percorso religioso fatto dai due fratelli, figli di papà ebreo e di mamma cattolica.

Maria fu battezzata appena nata, Paolo decise invece di essere battezzato già ragazzo. Restò tuttavia in loro un forte legame con tutta la parte ebraica della famiglia. Maria lavorò dal ’56 al ’92 a Milano, come psicologa del lavoro prima e poi nel settore educazione del Comune di Asti diventando anche Assessore ai Servizi sociali. Venendo da Asti, all’inizio Milano si rivelò una città aperta, di cultura, ma man mano si è dimostrata un luogo difficile, dove era già presente una predominanza del denaro sopra a quasi tutto.

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