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Mezzo secolo di Lions nella città di Alfieri

Nel 1963 venticinque astigiani fondarono il club nato da una costola di quello torinese e ispirato alle idee dell’americano Melvin Jones

Egregio Signore, come Ella sa finalmente sto per costituire in Asti il Lions Club che aderirà al Lions International e sorgerà sotto gli auspici e col padrinaggio del club di Torino, che è stato il terzo Lions Club in ordine di tempo dei 202 Lions Club Italiani. Particolarmente lieto che Ella si sia dichiarato disposto a partecipare come socio fondatore, La invito a trovarsi la sera del 31 gennaio 1963 alle ore 19 presso l’Albergo Reale in Asti».

Così l’avvocato Romolo Tosetto di Torino, presidente distrettuale, scriveva, il 7 gennaio 1963, chiamando a raccolta 25 astigiani che avrebbero dato vita al nuovo Lions Club. I loro nomi, in ordine alfabetico, sono nella storia del sodalizio che ha festeggiato i 50 anni di fondazione con un volume. Eccoli: Mario Accossato, Ezio Agostinucci, Costante Becchio, Davide Borello, Salvo Carpinteri, Francesco Casto, Luigi Cuniolo, Stelvio Curto, Sergio Desilvestri, Corrado Giazzi, Umberto Grosso, Antonino Mannino, Angelo Marchese, Adolfo Mazzarolli, Silvio Morando, Eugenio Ollino, Alfredo Penasso, Giuseppe Piacenza, Michele Revello, Carlo Rostagno, Alberto Santoro, Ugo Scassa, Luigi Schierano, Giovanni Scialuga, Umberto Teodoro, Giuseppe Urso, Giuseppe Valpiola , Giuseppe Veglio e Giovanni Viale. Rappresentavano uno spaccato variegato del mondo dell’imprenditoria, erano medici, avvocati, insegnanti. La notizia della costituzione del Lions club ad Asti fu ripresa dalle pagine dei settimanali astigiani. Il Cittadino del 16 febbraio 1963 e La Gazzetta del Popolo davano conto delle prime votazioni che vedevano costituire il gruppo dirigente con Giovanni Viale alla presidenza, Giuseppe Veglio vice, Corrado Giazzi, Angelo Marchese, Giuseppe Valpiola , Alberto Santoro, Stelio Curto e Giuseppe Piacenza consiglieri. Nasceva così anche ad Asti, da una costola del club torinese, il Lions, ispirato e fondato in America da Melvin Jones, uomo d’affari di Chicago che, nel 1917, a 38 anni, spinse i soci del proprio club locale a guardare oltre i problemi legati al business e a dedicarsi con spirito di servizio al miglioramento della comunità e del mondo.  Mario Accossato, Ezio Agostinucci, Aris D’Anelli e Giuseppe Veglio, nella loro cinquantennale esperienza di soci, ricordano la prima charter night dell’11 maggio 1963 al ristorante del Castello di Castell’Alfero. Una serata di primavera inoltrata ma fredda e piovosa che tuttavia non aveva limitato l’eleganza delle grandi occasioni: uomini rigorosamente in smoking e signore in abito lungo. Iniziò così a suonare la campana del Lions con riunioni, eventi, incontri, l’apertura del Club a nuovi soci, i dibattiti, l’attenzione costante alla solidarietà e alle emergenze non solo locali, ma anche nazionali e internazionali, la presenza nella cultura e nel sociale. Tantissimi i “service” che hanno connotato il Lions Club Asti: il premio “Il Palio d’Argento” e il “Civitas”, la “Festa dei Vini”, il progetto scuola “ Noi per Voi”, il concorso “Sulle Orme di Alfieri”, l’acquisto di apparecchiature mediche per l’ospedale e per la Casa di riposo Città di Asti, donazioni alla mensa sociale, l’intervento nel progetto “SOS Diabete”, i contributi alla Caritas, all’Associazione piemontese retinopatici, alla Fondazione per la ricerca sul cancro, all’AISM, all’Anfass, al Gruppo Pegaso, all’orfanotrofio Kerala nell’India Meridionale, alla Diocesi, a un lebbrosario in Etiopia, aiuti per il museo e la Casa di Alfieri. In 50 anni l’appartenenza al Lions è mutata: «Il nostro club si è rinnovato con l’entrata di giovani soci che, pur rimanendo ancorati ai principi fondamentali, li esprimono in modo differente da come facevamo noi» annota Ezio Agostinucci. «Il Lions Club negli anni ’60 e ’70 era un punto di arrivo», aggiunge Giuseppe Veglio, «il segno di essere importanti nella propria città, oltre che utili nella società: una sorta di connotazione sociale dell’Associazione che è andata un po’ persa, mentre il senso di appartenenza al Club è minore rispetto ai decenni passati e lascia inevitabilmente un nostalgico vuoto». 

I soci fondatori del Lions Club Asti Host Ezio Agostinucci, Giuseppe Veglio e Mario Accossato.

Mario Accossato conclude: «Ritengo che il ruolo del Lions, a scapito delle sue storiche tradizioni, sia importantissimo soprattutto nel periodo odierno, in cui le iniziative di carattere sociale sono sempre più impellenti». Oggi il Lions club astigiano conta 77 soci e per la prima volta è presieduto da una donna: Carla Forno, direttrice del Centro nazionale studi alferiani.   

 

La scheda

 

Rita Balistreri

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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