Dal 1966 la famiglia Garetti gestisce la piccola sala aperta nel 1913
Sono arrivate le multisala con le poltrone “relax” e il porta-bibite sul bracciolo. Sono arrivati decine di film ogni giorno sulle tv e i canali on demand con il cinema in onda senza pubblicità e le prime visioni su internet. È arrivato il digitale. Ma il Cinema Nuovo Splendor resiste. È la piccola sala del centro storico dove con il biglietto acquisti molto di più. Il cinema di via Vassallo, per i vecchi astigiani è ancora il “cine del Buschèt”, per la vicinanza con il circolo ora gestito da una associazione rumena. L’ingresso è dalla piccola traversa di corso Alfieri, a due passi dalla Torre Rossa. Un cinema che vive grazie alla caparbietà di una famiglia che ha fatto di una passione una professione e che ama il cinema più dell’incasso. È così che il Nuovo Splendor è arrivato al traguardo dei 50 anni di gestione, con Marie Christine Garetti, erede di una storia iniziata il 1° marzo del 1966. In quell’anno papà Lorenzo Garetti acquistò la storica sala nata ad Asti nel 1913. Era rientrato dalla Francia dove era emigrato con la famiglia e voleva provare con la gestione di un cinema. Era un appassionato cinefilo. Amava i film con Jean Gabin. A consigliargli l’acquisto fu il cugino, proprietario del “Salone Alfieri”, il cinema di Piazza Alfieri, lato Portici Pogliani, specializzato in western e ora divenuto, dopo aver ospitato anche la Douja d’or, un supermercato. Ma il progetto di nuova vita astigiana di Lorenzo si interruppe bruscamente. “Papà morì due anni dopo, nel 1968, io avevo 8 anni – racconta Marie Christine – Da allora mia mamma Ivana si dedicò totalmente al lavoro. E’ grazie a lei se il nostro cinema riuscì a decollare, grazie alla sua capacità e al suo modo di rapportarsi con i clienti spettatori”. Marie Christine “guida” la sala ormai dagli anni ‘90: “Ditemi tutto quello che volete, ma non toccate il mio cinema. Sono cresciuta tra queste poltrone con mia sorella Patricia. La mia prima cotta è qui, è questo cinema. In questa sala mi sono perfino sposata due anni fa”. Lo Splendor, con quel nome cos’d’antan, grazie ai Garetti, con passione e professionalità, ha resistito negli anni alla crisi del cinema e alla concorrenza spietata delle multisala. Altri schermi astigiani si sono spenti per sempre: il Vittoria, il Lux, il Politeama. Lo Splendor resiste. Ristrutturazioni, aggiornamento delle tecnologie, scelta dei film, rassegne, rapporto famigliare con gli spettatori, sono gli ingredienti di questa storia lunga mezzo secolo. “Agli inizi non si chiudeva mai nemmeno d’estate, all’epoca il cinema era l’unico divertimento – racconta Garetti – La domenica aprivamo alle 14 proiettando anche due film diversi, ma con un solo biglietto. Ricordo gli inizi con mamma alla cassa, gli operatori e la nostra cassiera storica Pinuccia Binelli: assunta il 13 marzo del ‘66, è andata in pensione nel 2005. Era una di famiglia. Per me una seconda mamma”.La vicenda umana di Pinuccia, che stava alla cassa con l’immancabile gatto sul bancone (ne sono passati tanti e quasi tutti avevano per nome Silvestro) si è conclusa in maniera emblematica il 26 ottobre 2006 a poche ore dalla morte di Sandro Fregnan, il marito, operatore di cinema. Pinuccia non ha resisto al dolore e lo ha raggiunto nello stesso giorno, stroncata da un malore. La sala per decenni ha avuto tre ordini di posti (primi, secondi e galleria), con ingresso a 50 o 100 lire: “Con il tempo l’aspetto della sala si è rinnovato, la galleria è stata demolita”. Il Nuovo Splendor ora dispone di 252 posti e ha vissuto buona parte dell’evoluzione, anche tecnica, della storia del cinema: “Abbiamo cambiato schermo e rinnovato tecnologie: i primi a passare al dolby, poi al digitale, per garantire le qualità della visione. Perché il cinema, lo dico da sempre, bisogna vederlo e sentirlo bene”.
Sono passati tutti i generi di film dal 1979 all’84 sala a luci rosse. Poi il rilancio e la ripresa
Sullo schermo di via Vassallo sono passati tutti i generi: “Il periodo western, i musicarelli le commedie in bianco e nero con Morandi o Al Bano, e quello a luci rosse tra il 1979 e il 1984, quando era l’unico modo per sopravvivere, perché era un’epoca di pochi buoni film e scarse produzioni. Poi sono arrivati i tempi di Bruce Lee, il successo di Ciccio e Franco, i cartoni animati. Ricordo quegli anni. E poi i bambini: la domenica entravano alle 14 e uscivano alle 19. Adoravano, ricambiati, la mia mamma. Nell’intervallo compravano le caramelle, la liquirizia soprattutto, e uscivano dal cinema con la bocca tutta nera. Ricordo i ragazzi che d’estate venivano a vendere i gelati nell’intervallo: ghiaccioli a 10 lire, coppette e ricoperti”. Negli anni la “programmazione Garetti” ha portato ad Asti migliaia di pellicole, con titoli campioni d’incasso e lunghe code all’ingresso ben impresse nella memoria di molti: “Non dimentico ill successo del “Tempo delle mele” e quello del film “Il Ciclone” che è rimasto in programmazione per ben 56 giorni. E poi il boom del “Titanic”: sullo schermo per 78 giorni”. Ma per Christine non è stato sempre facile, è stato un percorso ad ostacoli soprattutto agli inizi “da donna in un ambiente prettamente maschile”: “I distributori tendevano a non darmi i film, ma la mia testardaggine ha vinto, anche quando è stato più difficile sostenere la concorrenza dei grandi cinema. Oggi credo che le piccole sale si stiano rivalutando grazie alla forza del contatto umano, di quel rapporto che gli spettatori apprezzano e che manca nei multiplex. Spero che le nuove tecnologie, internet e canali tv dedicati non tolgano la magia del cinema alle nuove generazioni: lo spettacolo del grande schermo è un’altra cosa”. Marie Christine parla del suo Splendor con emozione e amore: “Sono orgogliosa di questa tradizione di famiglia, di essere entrata in questo mondo. Amo il mio cinema e infatti, due anni fa, ho deciso di sposarmi proprio qui”. E non sarà un caso se il marito, Maurizio Andreone, lavora nell’ambiente: “Suo papà portava le pellicole nelle sale, lui oggi il digitale. Così ci siamo conosciuti”. E mentre si prepara ad accogliere gli alpini, ricorda le penne nere dei tempi dell’alluvione, nel 1994: “Faceva freddo, ho aperto la sala ai volontari e agli alpini facendoli entrare gratuitamente. Avevo in programmazione il film di Benigni: in quei giorni decisi di devolvere l’incasso a Specchio dei Tempi a favore degli alluvionati”. In collaborazione con Astigiani lo Splendor ha ospitato la nuova visione di “Spaghetti a mezzanotte” il film con Lino Banfi e Barbara Bouchet, girato ad Asti nel 1980 e all’ultimo Bagna Cauda day ha messo in cartellone una mini rassegna del cinema a tema gastronomico aprendo la sala ai bagnacaudisti per le visioni notturne dopo la mezzanotte. Sue anche le rassegne tematiche sul jazz e quella sulla Resistenza ideate da Armando Brignolo con l’Associazione Voci Astigiane. Sfide e scommesse giocate al di là del’incasso in pieno spirito di servizio per la città. Lo stesso spirito che ha portato Maria Cristina Garetti a organizzare per anni la rassegna estiva “Cinema Cinema”, anche nella versione moncalvese. “Amo il cinema, proiettarlo e proporlo. Lo Splendor è come una piccola trattoria, rispetto alle catene dei fast food. Ci si conosce tutti e si va al cinema restando tra amici”.