Figlia d’arte, Caterina Frola è cresciuta a Rocchetta Tanaro in una famiglia dove non è mai mancata la colonna sonora. E nemmeno gli artisti. La sua casa è stata frequentata da grandi della musica. Si suonava e si cantava: Caterina prendeva la sua seggiolina rossa, raggiungeva i musicisti e stava ore, seduta, ad ascoltare. C’erano le esibizioni dal vivo e i dischi che suonavano: la puntina girava sui solchi della canzone italiana, quella dei grandi cantautori ma non solo: «Si ascoltava davvero di tutto a partire dai nostri grandi, come Paolo Conte o Gianni Basso che mi ha fatto conoscere il jazz – racconta. Da casa nostra sono passati in tanti, da Gino Paoli a Cristiano De André. E poi ci sono i tanti ricordi con Bruno Lauzi, allora “vicino di casa”.
Dai Frola una mangiata, una bevuta e una suonata non mancavano mai». Un’infanzia d’artista, a partire dalla musica di papà Paolo con mamma Paola: «Papà prendeva la chitarra e io cantavo, già a due anni. Ho iniziato con gli studi di pianoforte, poi è arrivato il primo sax soprano, comprato da papà con Gianni Basso. Così sono entrata nella banda di Rocchetta. Oggi vivo a Milano, ma quando capita, se la banda suona, non posso mancare. Prendo il sax e suono». Nel frattempo è arrivato lo Zecchino d’Oro («a 8 anni, con la canzone “L’ambasciatore di Paranà”»), poi i giorni in tv tra i protagonisti di “Ti lascio una canzone”: «Una bella esperienza, dal punto di vista artistico e umano. Ho incontrato tanti ragazzi che sento ancora oggi. Abbiamo condiviso giorni, musica, emozioni». Cresciuta nella stessa terra di un’altra musicista, la Roberta Mogliotti oggi Andrea Mirò, Caterina Frola ha continuato a respirare arte, senza mai abbandonare gli studi al liceo scientifico Vercelli. «Mamma e papà mi hanno sempre incoraggiata e appoggiata, mai spinta – continua. Sono sempre stati dalla mia parte, ma sempre con i piedi per terra». A 19 anni un’altra tappa importante: il trasferimento in Inghilterra per raggiungere The Liverpool Institute for Performing Arts, la scuola di perfezionamento fondata da Paul McCartney frequentata da studenti di tutto il mondo, con grandi insegnanti e tante jam session a fianco di artisti professionisti. E alla consegna dei diplomi è proprio Sir Paul a stringerle la mano. Un’esperienza formativa ben oltre la creatività sullo spartito, perché tra le tante materie di studio c’era anche la tecnologia del suono: «Si cantava, si suonava e si lavorava come fonici». Proprio in quei giorni a Liverpool si è comprata la tastiera per iniziare a comporre, perché per Caterina l’amore per la musica e per l’arte non è mai stato un fuoco di paglia: «Finito il liceo mi sono chiesta: che fare? Ho scelto il Sae Institute di Milano, dove mi sono laureata».
E al Sae Institute ha incontrato il mondo delle immagini, dei video e dei cortometraggi. «Ho realizzato il mio primo corto, “Visione”, nel 2015 a Rocchetta – racconta. Per scenografia ho scelto il mio paese, trovando grande collaborazione da tutti. Abbiamo girato in casa di nonna Ester: giorni bellissimi, con tutta la troupe sua ospite per quasi una settimana. Il corto è il racconto di vita di una ragazza, una sarta, con una psicologia al tempo stesso forte e debole. Una storia che racconta la bipolarità: su questo doppio percorso il corto è diventato il mio progetto di laurea, presentato con due montaggi diversi. Un lavoro per immagini che mi ha dato anche l’opportunità di misurarmi con la scrittura di una colonna sonora». E nella colonna sonora c’è anche un brano in inglese, “Visions”, scritto con un’altra artista astigiana: Giulia Rossi. E Rocchetta non tradisce: il corto ha già spiccato il volo, selezionato dal Roma Cinema Doc e candidato a The English Riviera Film Festival per miglior film, miglior regia e miglior attrice (Valentina Cherchi). Caterina sta già lavorando su un nuovo cortometraggio, ma non “molla mai la tastiera”: «Dai giorni di Liverpool è sempre con me. Scrivo spesso, già dai tempi dell’Inghilterra. Ho nel cassetto tante canzoni, in italiano, sulla strada cantautorale». E poi le immagini, nuovi video e progetti: «Mi piace sperimentare, l’arte mi appassiona».
Nel percorso artistico di Caterina è tornata anche la tv: sempre un talent, ma questa volta non più sul palco: «È stato il dietro le quinte di X Factor, nel lavoro di produzione. Un punto di vista diverso che mi ha permesso di annusare, sentire e vivere quello che succede dietro il palco, dietro la telecamera. Un nuovo aspetto che mi ha offerto più prospettive: dal lavoro dietro le telecamere alla preparazione delle puntate, senza trascurare la parte artistica degli interpreti e delle canzoni». Con talento, studio e passione, Caterina Frola ha saputo costruirsi una strada artistica professionale e creativa, senza esclusione di colpi, dallo spartito al video. Così se oggi ha iniziato a percorrere una strada “per immagini”, la musica resta il primo amore. Quando c’è da suonare Caterina suona, proprio come quando riprende il suo sax nella banda. Quando c’è da cantare, Caterina canta, come successo nella serata omaggio a Bruno Lauzi che Rocchetta non ha mai dimenticato. «È stata una grande emozione la serata in ricordo di Bruno. Ed è stato un onore dividere quel palco con grandi artisti». Oggi Caterina sta viaggiando su un percorso dal respiro internazionale, spesso lontano dalla sua Rocchetta: «L’Inghilterra e Liverpool sono stati una finestra sul mondo. Amo viaggiare, ma Rocchetta è sempre nel cuore. Fino a poco tempo fa è stata casa e lo è ancora. Appena posso torno, mi dà pace. Respirare la sua aria è un toccasana».