ASTIGIANI dedica queste pagine a chi è salito sulla Collina della nostra SPOON RIVER. Una manciata di parole. Alla loro memoria.
Tazio Piubelli
9 ottobre 1932- 19 settembre 2018
Concessionario d’auto
A Verona, nella mia Verona ho cominciato vendendo trattori, quelli arancioni della Fiat. I contadini in quegli anni dopo la guerra lasciavano i buoi e si avvicinavano a quei cavalli motore con un certo sospetto. Io li tranquillizzavo, spiegavo
il funzionamento, facevo prendere loro confidenza. Ero bravo a vendere e mi piaceva il mo lavoro. Ho ritrovato altri contadini a Moncalvo dove ho aperto la mia prima concessionaria Fiat.
Accanto al marchio dell’azienda c’era il mio cognome: in vetrina la 127, la 124 e la 128. Le auto con il portellone dietro e il bagagliaio allungato grande si chiamavano giardinette e c’era perfino la 500 familiare. A qualche ragazzotto ho dato anche le Abarth con il motore che ruggiva e il cofano semiaperto.
Ho venduto più macchine prendendo un caffè con il futuro cliente che spiegando i dati tecnici del motore. Alle donne poi
interessava solo il colore e la linea. Anche quando ci siamo trasferiti ad Asti in corso Alessandria, auto salone e officina erano la mia vita. L’azienda si è ingrandita,mi facevano fare il capo, il mondo del commercio delle auto si è complicato tra promozioni e chilometri zero, ma la mia soddisfazione è stata fino all’ultimo accogliere il cliente e vederlo uscire felice con la sua auto nuova.
Alfio Pellegrini
30 gennaio 1938 – 12 ottobre 2018
Dirigente scolastico
I miei primi passi a scuola li ho mossi come insegnante di inglese. Da allora non ho mai smesso di percorrere quei corridoi, pieni delle voci allegre dei ragazzi. Insieme alla mia Tina e al mio Andrea, gli studenti sono stati la luce dei miei occhi, a loro ho cercato di trasmettere l’amore per la conoscenza e per lo sport. Per molti, tra gli astigiani che mi hanno conosciuto, sono stato il volto dell’istituto tecnico Giobert. L’ho diretto per dieci anni, ma ricordo con un sorriso anche i periodi alla guida di Sella e Manzoni.
Oggi il mio mestiere si chiama dirigente scolastico, eppure so che i colleghi insegnanti e tutto il personale, a cui ho sempre lasciato aperta la porta del mio ufficio, si ricorderanno di me semplicemente come “il preside”.
Alessandro Grasso
8 marzo 1933 – 27 novembre 2018 Medico anestesista, consigliere comunale e assessore a Canelli
Ho lasciato una vita piena di lavoro e di amore. Le gioie più grandi le ho vissute con mia moglie Carla, con i miei figli Vittorio, Maria e Paola e con gli adorati nipoti Riccardo, Enrico, Alessandro ed Elisa.
Da bambino, quando ero sfollato a Montiglio per evitare i bombardamenti, non avrei immaginato di poter vivere così intensamente. Avevo il pallino della medicina e ne ho fatto la mia passione prima ancora che il mio lavoro. Come anestesista quanti occhi ho visto addormentarsi e quanti risvegli ho atteso, sempre con la stessa positiva tensione, quella di chi sa di avere sulle sue spalle una responsabilità enorme.
Dopo aver lavorato per tanti anni nel Torinese, le bizze del mio cuore mi hanno riportato a “casa”, nella mia Canelli. Ho lavorato all’Ospedale come primario di Anestesia e poi come direttore sanitario. Che anni meravigliosi! Eravamo un bel gruppo di professionisti, le cose funzionavano bene. Ho poi avuto l’onore di servire la mia città come consigliere e come assessore alla sanità. Con gli amici della Dc – Beppe Aimasso, Giuseppina Billitteri, Mario Scaglione – abbiamo fatto buona squadra, tante idee, tanti progetti.
Ho sempre pensato che non si finisce mai di imparare, per questo ho fondato l’Università della Terza Età introducendo i primi corsi a tema medico. Cavaliere della Repubblica, Gran Croce al Merito del Lavoro, Ufficiale e infine Commendatore, è più di quanto mi sarei mai immaginato.
Anna Maria Griffa
1924 – 27 novembre 2018
Azionista Way Assauto
Per voi e i miei cinque fratelli ero semplicemente Ninni. Mio padre Antonio è stato tra i fondatori di quella che ancora oggi i più vecchi chiamano Waya, un ricordo per le tante famiglie di astigiani che dietro a quei cancelli di via Antica Cittadella hanno trovato lavoro, tra bùlun e ammortizzatori, prima, durante e soprattutto dopo la guerra. La fabbrica, la nostra fabbrica Way Assauto era un mondo, con le sue regole. Allora alle donne non era consentito fare i capitani d’industria.
Se ci fossero state donne alla guida dello stabilimento le cose sarebbero andate diversamente? Chissà.
Non ho mai seguito direttamente l’azienda e mi sono dedicata alla famiglia e al volontariato. La fabbrica era nelle mani dei miei fratelli Giorgio, Paolo e Aldo che avevano coinvolto con loro mio marito.
Mi ricordo con grande simpatia delle volte in cui, una quarantina di anni fa, passando in ufficio da Umberto, vedevo uscire gli operai in bici e pedalare verso casa dopo il suono della sirena. Quelle biciclette invadevano corso Cavallotti. Le cose sono andate diversamente dai sogni di mio padre, ma resto dell’idea che quella stagione irripetibile sia un pezzo importante della vita della nostra città e mi piange il cuore vedere quei capannoni vuoti.
Pasquale Vitagliano
Tramonti 5 febbraio 1935 – Asti 15
novembre 2018
Pizzaiolo
Avevo 16 quando nel 1951 ho lasciato Tramonti e il suo mare sulla costiera amalfitana. Come tanti altri del mio paese sono venuto a cercare fortuna al nord, ma io ho anche trovato Rosa, la mia fortuna più grande. Ad Asti ci siamo sposati e lo stesso giorno del matrimonio abbiamo iniziato a servire pizze, prima in corso Alfieri, vicino all’Ospedale, e dopo al Pic Nic che
Lettera – Un nome una medaglia
Mio bisnonno sergente caduto in guerra sotto una valanga
Ho letto con interesse su Astigiani del settembre scorso l’articolo dedicato ai decorati della Guerra ’15 ‘18. È una storia che conosco bene perché anche un mio bisnonno,
Giovanni Amerio, ricevette alla memoria la medaglia d’argento al valor militare. Il suo nome, infatti, figura nell’elenco preciso che ave- te pubblicato, grazie alla ricerca di Maurizio Lanza. Vorrei aggiungere due parole per spiegare ciò che significa quel nome in quell’elenco.
Come avete scritto ogni nome meriterebbe che se ne potesse raccontare la storia.
Padre di mia nonna Teresa Amerio (1911-1996), il sergente astigiano Giovanni Amerio, caduto della Grande Guerra, venne decorato di medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: avevamo aperto sempre in quella zona.
Quando sono cresciuti Meo e Beppe li abbiamo coinvolti al nostro fianco perché le nostre idee erano chiare. A Beppe ho insegnato a fare le pizze, anche se non è mai riuscito a farle bene come me, Rosa era in cucina e Meo ancora oggi accoglie i clienti del nostro locale che ha più di 50 anni. Eravamo così quando ci avete conosciuti e così vi ricorderete di me e delle mia pizza, larga e sottile, che avevo battezzano “Pasqualina” proprio per non farmi dimenticare.
«Animato da grande coraggio e profondo spirito di sacrificio, accorreva prontamente in soccorso di un soldato travolto da valanga ed in questa nobile opera di salvataggio perdeva la vita in seguito a caduta di una nuova valanga (Valle Vanoi, 7-3-1917)». L’onorificenza venne consegnata ai familiari all’inizio di aprile del 1918 in piazza San Secondo ad Asti presente una grande folla (Cfr. «Il Cittadino» del 14 Aprile 1918).
Di questo bisnonno, nonno di mio papà Gabriele Masino, con-servo una foto che allego. E’ un ritratto familiare dove Giovanni Amerio è con la moglie Carolina e la figlioletta Teresa, mia nonna. La stessa immagine l’aveva sicuramente custodita nella tasca interna della divisa. Mia zia, l’insegnante Giovanna Mensi, tiene come una reliquia la medaglia con la lettera del Ministero della Guerra dell’epoca.
Stefano Masino