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La collina di Spoon River

La collina di Spoon River – Dicembre 2015

Maria Gamba Macili

1 settembre 1921 -15 settembre 2015

Casalinga

Mio marito ha fatto il civic. Per quarant’anni ha portato la divisa da vigile urbano e ne era fiero, quasi quanto dei suoi baffoni. Ricordo la villetta e il secondo piano, il “nostro”, in via Trieste, proprio accanto alla vecchia Motorizzazione. Dal terrazzo, io e Giuseppe, affacciati alla ringhiera che dà sulla strada, scambiavamo due parole con la gente, perché, soprattutto lui, tutti lo conoscevano. In primavera si sentivano gli odori del nostro orto, un pezzo di campagna tanarina tenuto vivo dal lavoro costante e appassionato di mio marito. A volte le piante di tumatiche sembravano arrampicarsi lungo il muro per raggiungerci in casa. Ci scacciò solo l’alluvione del ’94 e salimmo dagli amici del piano di sopra, a guardare sgomenti le macchine galleggianti nella via e una si impigliò al nostro portone di ferro, come a volerlo scavalcare per salvarsi. Poi vennero i tempi brutti della sua sedia a rotelle, l’elevatore lungo la rampa di scale, la partenza di Giuseppe e la casa di riposo per me. Il rimpianto mi serviva a farmi ancora sorridere ogni tanto. Ora sono volata via. È valsa la pena di arrivare a 94 anni con la memoria intatta e la soddisfazione di aver “vissuto” fino all’ultimo momento.

 

Massimo Scaglione

19 settembre 1931-7 ottobre 2015

Scrittore e regista

Sono sempre io, “Semolino”, il figlio del capostazione che arrivò a Moncalvo con tutta la famiglia, naturalmente in treno. Arrivavamo da Garessio, un paesino della valle Tanaro. Il Monferrato è diventata la mia terra e la mia patria. Anche quando gli studi e il lavoro mi hanno portato a Torino: la televisione in Rai, il teatro, la politica, l’incontro con quel grande piemontese che è stato Gipo Farassino. Scrivevo in italiano e pensavo in dialetto. “Il Teatro delle dieci” è stata un’esperienza bellissima. Gli applausi mi hanno ripagato più degli incassi. Ho dato spazio alla voce rauca di Paolo Conte. Sono stato anche senatore per la Lega in nome del nostro Piemonte. Ricordatemi leggendo i miei libri e andando a teatro. Dietro ai sipari ci siamo noi.

 

Luisa Busetta

Pantelleria, 28 marzo 1928 – Asti, 13 ottobre 2015

Edicolante della stazione di Asti

Sono nata a Pantelleria e amo il mare. Laggiù mi sono sposata e ho avuto due figlie. Nell’aprile del 1961 siamo venuti ad Asti perché si era resa disponibile l’edicola della stazione. Ad Asti è nata la mia terza figlia e ad Asti per 54 anni ho lavorato nel chiosco. Ho visto prendere e perdere treni. A quelli che mi dicevano che era una vita faticosa, sorridevo: certo era pesante, ma qui io ho vissuto. Ho conosciuto generazioni di giovani, li ho visti incontrarsi, da dietro il banco dell’edicola, poi fidanzatini e poi sposati, e poi i loro figli. Ho visto i pendolari del primo treno del mattino e l’allegria degli studenti. Qualcuno mi lasciava bagagli e pacchi e anche la figlioletta perché doveva andare in ospedale o altrove. Di tutti conoscevo le abitudini di lettura. Con tutti chiacchiere e amicizia, tanta amicizia, come adesso mia figlia Amalia. San Secondo si è riempita di tanti amici e c’erano anche tanti giovani. Ho sentito ripetere che ero un’istituzione. Un’istituzione io? Che cosa buffa, da quassù.

 

Luciana Arcelli

21 gennaio 1922-25 ottobre 2015

Professoressa al liceo classico Alfieri

Ho sempre amato la vita. Anche quando le giornate sono diventate più fredde e tristi per il peso dell’età avanzata oltre ogni mia aspettativa o desiderio. Allora la mente, lucida e non condizionata dagli impacci del corpo, spesso è tornata a meditare su vicende e momenti importanti facendomi di nuovo provare reazioni e sentimenti che, sedimentati nell’anima, non avevo dimenticato. La sorpresa e il senso di grave ingiustizia provato quando nel ’38 alcuni compagni ebrei furono cacciati dal liceo Alfieri, ma anche la trepidazione e la tenerezza dell’amore nascente per il giovane affascinante professore di filosofia che sarebbe diventato presto mio marito. Gli studi universitari di lettere classiche affrontati con entusiasmo (mi accadde anche di voler iniziare l’anno nuovo con un testo di studio tra le mani come segno di buon augurio), ma specialmente l’impegno condiviso con il mio uomo nella lotta partigiana, le lunghe pedalate con il vento freddo sul volto per portare gli ordini da una collina all’altra. Presto, per la scomparsa improvvisa di mio marito, tutto è mutato, ma non sono rimasta sola, perché ho continuato a dedicarmi agli allievi che sono stati i veri protagonisti della mia esistenza. Nella rigorosa distinzione dei ruoli, senza dannose indulgenze, li ho amati e rispettati, cercando di comprenderne i problemi, le esigenze e le difficoltà, soprattutto quelle dei più fragili. Ho amato la vita e perciò ho tentato di aiutarli a non perdersi mai d’animo e a divenire consapevoli di se stessi e delle proprie risorse personali. A questo mi è servita la cultura umanistica che per tanti anni ho insegnato al liceo classico Vittorio Alfieri. Quella è stata la mia casa, anche in circostanze non facili come durante il periodo della contestazione del ’68. Sono sempre stata confortata dall’affetto degli amici e dei miei studenti: essi continuano a riscaldarmi il cuore, anche oggi che, al termine del mio cammino, riposo ormai lontana, qui sulla collina.

 

Giuseppe Armosino

29 novembre 1923-15 novembre 2015

Marinaio, guardia municipale di Antignano

Ora l’ho trovato quel mio commilitone delle Trincere. Non ha più importanza come si chiamasse. Fu lui ad allungarmi la vita. Con quel suo urlo tra le onde mi fece allontanare dalla corazzata Roma che stava affondando il 9 settembre 1943. La grande nave, attaccata dai tedeschi, stava morendo e ci avrebbe risucchiato. Io ero un marinaio di collina con due salvagente. Avevo vent’anni. Il mare non mi volle, ma si prese 1253 miei compagni di navigazione. Non ho mai dimenticato quei momenti anche quando nella mia Antignano l’unico mare che vedevo era fatto di colline. Sono stato guardia comunale e appassionato di tamburello, ma per tutti ero “il marinaio”, quello con due salvagente.

 

Sergio Aliberti

5 marzo 1946-23 novembre 2015

Ex sindaco di Rocchetta Tanaro

Ho vissuto con Rocchetta nel cuore. Rocchetta era la ma vita. Da giovane ci organizzai certi tornei notturni di calcio dar far invidia e ci siamo divertiti un sacco. E con la Pro loco abbiamo dato vita con successo alla nostra partecipazione alle Sagre. Non ho lasciato il mio paese e così per 38 anni sono salito sul treno per Torino delle 4.20 per rientrare la sera, dopo la giornata di lavoro a Caluso. Lavoravo alla Olivetti, ero della scuola del grande Adriano. Il sindaco Stefano Icardi, un piccolo grande uomo, a metà degli Anni ’80 mi volle in consiglio comunale. Fui eletto, feci l’assessore e dopo l’alluvione dal 1995 anche il sindaco. La lezione del fiume ci era servita e creammo un gruppo di protezione civile. E abbiamo anche realizzato la nuova casa di riposo. Ho rifatto il sindaco fino al 2014. Vivevo in Borgo Vallescura dove avevo anche la mia vigna, il mio posto di meditazione. Mi troverete lì ogni volta che lo vorrete.

 

L’astuto Bernardo

22 dicembre 2010-28 novembre 2015

Cane e personaggio di Facebook

 

L’astuto Bernardo

Sono nato a Montemarzo, dove ho vissuto bene e sono stato molto amato. Mi trovavate simpatico. Un tenero guascone, ecco cos’ero, sempre libero e disponibile all’avventura. Il mio amico Giulio mi ha fatto diventare – dice lui – un personaggio su Facebook, dove ha raccontato le mie storie inverosimili: ho combattuto a Waterloo con Napoleone, pranzato con papa Francesco, sono stato carcerato con Gramsci, guerrigliero con Che Guevara, surrealista con Dalì. “Can of year 2014” sul Time, ho cantato con Sinatra e gli U2, recitato con Bogart e Stanlio e Ollio. Sono stato anche candidato alle elezioni europee, ho preso posizione sugli ammanchi dell’Atc e detto di aver prodotto il famoso vino Bricco del Bernardone. Avevo ancora un sacco di storie da raccontare, ma la leishmaniosi mi ha voluto con sé in questo triste novembre. Mi hanno sepolto sulla collina dietro casa. Ma dicono che continuerò a vivere nel cuore di molti umani e spero che Giulio continui a “postare” le mie foto, quelle dell’Astuto Bernardo, per regalarvi un sorriso.

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