La Provincia voleva far diventare “La Mercantile” un resort di lusso. La parte storica è gestita dalla cantina sociale di Castagnole. Nelle stanze dell’albergo, mai finito, gli unici “clienti” sono i ragni e i topi
La tenuta La Mercantile a Castagnole Monferrato si presenta come spesso succede nei paesi monferrini con una certa ritrosia: un grigio muro di confine costeggia la strada di crinale, via Vittorio Emanuele II, che dal paese porta verso Scurzolengo, Grana, Calliano, Casorzo. Un ampio portone carraio e poco più in là una scaletta in pietra conduce alla porta pedonale. Nulla dall’esterno fa immaginare la sorpresa di chi varca quella soglia: il cortile è ampio e punteggiato da alberi secolari. Un suggestivo esempio di giardino all’italiana con una siepe alta poco più di un metro che forma un labirinto. La vista da quel lato è sulle colline, che grazie al successo del Ruché stanno lentamente tornando a ricoprirsi di filari. Il palazzo patronale del Settecento è di tutto rispetto. Una bella loggia ad archi porta a una serie di sei sale affrescate dai temi diversi: all’ingresso ci sono dipinti che raffigurano i porti liguri da dove si sviluppavano i commerci, all’interno temi orientali, esotici, floreali, suggestivi trompe-l’oeil. È un edificio importante che in paese qualcuno chiama ancora “l clumbé”: ha visto negli ultimi anni restauri e altri interventi, alcuni dei quali piuttosto dubbi. Rimasto in ostaggio delle impalcature per quasi dodici anni, la parte nobile dell’edificio è stata ristrutturata e gli affreschi ravvivati. I lavori sono terminati dopo una spesa di quasi 3 milioni di euro. Più di 2 arrivati con i finanziamenti delle Olimpiadi 2006, gli altri sono fondi regionali.
Personaggi celebri vi hanno ricevuto la Castagna d’or
La proprietà, dopo una serie di vicende, è della Provincia che ne aveva disposto un utilizzo alberghiero, facendo realizzare nel cortile verso nord una nuova ala moderna con stanze e servizi. Doveva diventare un resort di lusso, con camere per una quarantina di letti, palestra, ristorante, sala convegni. È rimasto una triste opera incompiuta. Chi potrà risvegliare questa “Bella addormentata nel Monferrato”? Dovrà essere un principe azzurro facoltoso, intraprendente e con le idee chiare visto che secondo l’ultima perizia, ordinata dall’Amministrazione provinciale nell’ottobre 2014, redatta dall’ingegnere astigiano Giovanni Griffa, il valore dell’intero complesso è stato stimato in 3 milioni e 880 mila euro. Se ne stima anche l’eventuale vendita a blocchi o l’affitto a 95 mila euro annui. Il corposo documento di 106 pagine rifà, pur con lo stile notarile tipico di una perizia, la storia di una grande occasione perduta.
La Provincia ha dato l’immobile nel 2003 in concessione di gestione alla Cantina Sociale del paese che paga un simbolico affitto annuale di circa 1300 euro. Il contratto scadrà nel 2022. La cantina mantiene il giardino e la parte nobile del fabbricato che durante l’anno, «noleggia» per manifestazioni e cerimonie. I produttori del paese usano cortile e sale anche per l’annuale festa del vino Ruché. È il minimo vitale per non far prevalere le erbacce e l’abbandono che invece regnano nella parte nuova, quella verso Nord, con il grande cortile deserto che doveva diventare parcheggio delle auto dei clienti dell’albergo e del ristorante. La vita alla Mercantile è stata un tempo vivace, non solo come poderosa azienda agricola. La scalinata d’accesso al loggiato ospitava fino a pochi anni fa anche il premio annuale.
La Castagna d’Or, ideato dall’ex sindaco Lidia Bianco che aveva sviluppato anche un precedente premio letterario dedicato alla lingua piemontese. La Castagna d’or dal 1982 al 1995 e poi dal 2002 al 2011, con una parentesi quando la cerimonia si è spostata nel cortile dell’asilo (altro straordinario tesoro architettonico di Castagnole in attesa di restauri e destinazione, con la doppia scalinata in mattoni a far da sfondo) ha visto a La Mercantile personaggi più o meno famosi, con il comun denominatore di rappresentare un punto di riferimento culturale.
Ci sono passati nomi illustri dello spettacolo, del giornalismo. Nomi come: Paolo Conte, Roberto Bolle, Piero Angela, Giovanni Arpino, Arturo Brachetti, Milena Vukotic, Gianni Minà, Ernesto Calindri, Bruno Lauzi, Luciana Littizzetto, Ottavia Piccolo, Piero Chiambretti, Carlo Fruttero, Gina Lagorio, Margherita Oggero, Cristina Chiabotto, Marco Travaglio, Gad Lerner e molti altri. A metà degli anni Ottanta si era realizzata nelle cantine del palazzo una Bottega del Ruché. Sono rimaste alcune stanze con le nicchie in mattoni per ospitare le bottiglie ed è rimasto, muto testimone degli errori degli uomini, il gigantesco torchio in legno del 1790, realizzato con un unico tronco, che da solo (se fosse in qualunque paese della Borgogna) attirerebbe frotte di enoturisti, pronti al selfie accanto al mastodontico e storico manufatto.
La storia di questa tenuta è ricca di spunti. Di proprietà dei Conti Rogeri, arrivati da Villanova nel 1734, la villa fu arricchita e ampliata man mano. Fu realizzata anche un cappella gentilizia con stucchi e decori. I conti usavano la Mercantile da villeggiatura estiva. La proprietà terriera però lentamente si sfaldò. Nel giro di dieci anni, tra il 1890 e il 1900 furono ceduti 42 appezzamenti nella zona tra Castagnole, Calliano e Montemagno. Un atto del 1895 ha per oggetto la cessione di terreno acquistato dalla Società della tramvie Astigiane per fare spazio alla stazione e ai binari del tramway tra Castagnole e Montemagno (vedi Astigiani n. 3 del marzo 2013).
Nel 1938 la cessione a un prezzo di 360 000 lire a una società anonima, “La mercantile biellese”, che mantenne la tenuta fino al 1955 quando ufficialmente passò di mano a favore di un privato: Silvio Boggio. Una relazione di stima del 1962 valuta la struttura “non più rispondente alle attuali esigenze di una media azienda agricola, ove la meccanizzazione e la necessità di ridurre i tempi di lavorazione impongono locali funzionalmente disposti e razionalmente studiati”. Il destino agricolo della tenuta stava cambiando. Nel 1963 l’intero complesso viene rilevato dalla Cassa di risparmio di Asti e terreni e vigne dati in affitto ai contadini della zona.
Si cerca una soluzione anche per i fabbricati che iniziano un lento degrado. Nel 1970 la banca cede in comodato, a titolo gratuito, all’istituto agrario di Asti gli immobili e una parte di terreni per creare un sito denominato “Azienda agricola sperimentale”, dove l’istituto si impegna a tenere in piena efficienza i macchinari e gli edifici e a valorizzare i terreni con eventuali reimpianti di vigneti e campi. Con la supervisione del preside del tempo dell’Istituto per agrotecnici Giacinto Occhionero, la Mercantile conosce una stagione di rilancio come azienda vitivinicola didattica.
Si andrà avanti per una decina d’anni. Ultimo cambio di proprietà nel 1981: a un prezzo di 440 milioni di lire, la Provincia di Asti acquisisce la tenuta con l’idea di una rilancio turistico. Va detto che a ogni passaggio di mano la Mercantile e soprattutto i suoi arredi si sono impoveriti. Non sono mancati furti e azioni di sciacallaggio: antiche porte divelte e portate via, quadri e suppellettili spariti. Perfino un antico camino è stato smurato dai ladri notturni. Dal 1997 si sono tenute varie ristrutturazioni degli edifici e di recupero di parte degli affreschi del piano nobile, con il rifacimento del piano terra dell’ala est dell’edificio.
Nelle vecchie cantine è stata ricavata con pavimenti nuovi una sala che avrebbe dovuto essere per i congressi, lasciando le volte a botte. In altre parti il restauro non è stato così accurato: impianti e quadri elettrici cono comparsi in mezzo alle pareti affrescate. La parte più “triste” è però nell’ala nuova costruita e mai finita. Sarebbe dovuta diventare un «relais de charme» con albergo, centro benessere e ristorante. Ci sono le 19 stanze, ciascuna con il suo bagno; c’è la sala ristorante (140 posti) e pure la cucina; ci sono anche la palestra, la sauna e una zona fitness. Vetrate e spazi ampi. Per ora gli unici clienti sono i ragni e i topi, con arredi nuovi lasciati all’incuria del tempo, impianti saltati per il gelo invernale. La bella addormentata nel Monferrato non merita tutto questo.