sabato 27 Luglio, 2024
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In missione dal Monferrato alle Ande

Monsignor Giuseppe Fagnano: un rocchettese nella Terra del Fuoco
A Rocchetta Tanaro amano dire che quando Cristoforo Colombo scoprì l’America, incontrò per primo, appena sbarcato, un rocchettese.

A Rocchetta Tanaro amano dire che quando Cristoforo Colombo scoprì l’America, incontrò per primo, appena sbarcato, un rocchettese. Ne avrebbe incontrato uno molto speciale chi si fosse avventurato, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, nella Terra del Fuoco, la punta estrema dell’America del Sud, ancora popolata da indigeni piuttosto bellicosi. Andò a incontrarli e a convertirli al Cristianesimo un sacerdote salesiano che aveva le sue radici proprio a Rocchetta, dove era nato il 9 marzo 1844. Giuseppe Fagnano era figlio di Bernardino e di Maddalena Pero: famiglia contadina, molto religiosa e “timorata di Dio” che favorì la sua vocazione e lo fece entrare in seminario ad Asti a soli 12 anni. Nell’autunno del 1858 tornò a casa da chierico, ma non placò gli ardori giovanili. 

Monsignor Fagnano a cavallo nella pampas argentina

 

Nel 1859 si arruolò con i Garibaldini

 

Nel clima patriottico risorgimentale lo ritroviamo arruolato nel 1859 nella guerra contro l’Austria tra i garibaldini. Conobbe l’Eroe dei due ≠≠mondi, non potendo sapere che anche a lui il destino avrebbe riservato una parte importante della vita in Sud America. Pare che fu proprio Garibaldi a destinare quel giovane e intraprendente religioso al seguito della Croce Rossa. A Rocchetta è rimasta la memoria della raccolta di aiuti da mandare alle truppe organizzata da Fagnano: un garibaldino in abito da chierico. Lavorò anche come infermiere nell’ospedale di Asti, dove arrivavano i feriti dal fronte. Finite le ostilità, entrò nell’Oratorio di Giovanni Bosco a Torino dove completò gli studi umanistici, conseguendo il diploma per l’insegnamento nelle scuole ginnasiali. Il 18 settembre 1864 fu ordinato sacerdote da monsignor Ferrè, vescovo di Casale che era tra i prelati più vicini ai Salesiani. Fagnano fu inviato dapprima come insegnante nel collegio di Lanzo Torinese (fino al 1872), poi come economo in quello di Varazze. Una o due volte l’anno riceveva la visita della madre che si presentava al suo “Pinet” portando una cesta con focacce, salumi, frutta e due bottiglie del loro miglior vino.

Mons. Fagnano (secondo a sinistra) con famiglie di indios, altri salesiani e autorità cilene

 

Scelto da don Bosco per la missione in Argentina

 

Nel 1875, fu indicato da don Bosco nel drappello dei primi “missionari” inviati in Argentina, una terra che aveva bisogno di uomini di fede dalla tempra robusta. Fu destinato a San Nicolas de Los Arroyos (fra Rosario e Buenos Aires) per aprirvi un collegio. Fece arrivare in Sud America anche mamma Maddalena e il fratello Antonio. Nei progetti dei Salesiani il collegio di San Nicolás doveva costituire un avamposto per l’opera di evangelizzazione della vasta Patagonia. Era una zona di allevamenti vastissimi, ancora percorsi dalle tribù aborigene. Don Fagnano si acclimatò bene, per tutti divenne don José. Era socievole e intraprendente. Fu però colpito da tifo e dopo un periodo di cure a Buenos Aires gli affidarono la parrocchia di Carmen e Patagones, punto di confine ancora più a Sud da dove i Salesiani proseguirono la loro missione subentrando ai Padri Lazzaristi. Non mancarono le difficoltà, anche economiche. A Patagones, Fagnano avviò la costruzione di edifici di educazione e culto, organizzando la eterogenea comunità di indigeni, negri discendenti da schiavi africani e immigrati europei. Diede vita anche a una Società italiana di mutuo soccorso, nell’intento di superare l’anticlericalismo di contadini e allevatori emigrati. Erano anni turbolenti in quelle terre. Tra il 1879-80 le tribù indigene furono spinte verso le zone andine, sterminate o catturate da ottomila soldati regolari che sotto il comando del generale Julio Roca conducevano quella che era definita la “conquista del desierto”. Nel dicembre del 1883 fu nominato da don Bosco Prefetto apostolico della Patagonia meridionale fino allo stretto di Magellano: un territorio vastissimo che politicamente era diviso tra Argentina e Cile. 

Mons. Fagnano (al centro) nella missione dell’isola Dawson, Patagonia, circondato dai missionari Salesiani

 

Partecipò a molte spedizioni e gli intitolarono anche un grande lago andino

 

Stabilì la sua residenza a Punta Arenas, una cittadina di frontiera, l’estremo lembo Sud del continente, frequentata da commercianti, piccoli armatori di navi, cercatori d’oro, avventurieri. Fagnano si aggregava spesso a spedizioni militari o scientifiche, allo scopo di meglio conoscere le popolazioni locali. Nel 1892 in una di queste esplorazioni condotta dal contrammiraglio Vicente Montes, fu scoperto un lago lungo circa cento chilometri, a nord di Ushuaia, cui fu dato il nome di lago Fagnano, ancora oggi individuabile sulle mappe. A Punta Arenas, superando ostilità politiche e burocratiche, con rischiosi investimenti, Fagnano diede vita a collegi, scuole, chiese. 

 

Acquisì anche una goletta e creò una missione in un’isola 

 

Nel 1889 si procurò una goletta di 30 tonnellate (battezzata “Maria Auxiliadora”) e aumentò i contatti con gli aborigeni delle terre magellaniche. Nel 1890 ottenne il possesso per vent’anni dell’ampia e lussureggiante isola Dawson (133 000 ettari) a fini umanitari verso gli indios. I Salesiani disboscarono larghi tratti della zona costiera prescelta e costruirono un centinaio di casette, creando la missione San Rafael, aperta a qualche centinaio di indios delle tribù alacalufes e onas. Vi si allevava il bestiame e fu aperta una segheria usando il motore di una vecchia nave. Le malattie degli occidentali però decimarono gli indios: tifo, scarlattina e tubercolosi spopolarono la missione che nel 1911 fu abbandonata. Intanto Fagnano aveva ottenuto dal governo argentino una vasta estensione di terreno a Rio Grande (circa 30 000 ettari), in Terra del Fuoco. Per garantire contatti rapidi con Punta Arenas, Fagnano acquistò un naviglio a vapore (che battezzò “Torino”). Come già nell’isola Dawson, così a Rio Grande provvide alla costruzione di edifici per i salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice, nonché di abitazioni per gli indios che cominciarono ad affluire numerosi nella nuova missione intitolata a Nostra Signora della Candelaria.

La mostra fotografica nella suggestiva Strada del Ricetto che porta alla casa natale.

 

Era contro le riserve indiane e cercò l’integrazione degli indios

 

La missione giunse a gestire, come una grande hacienda, oltre 20 000 ovini e bovini. Fagnano cercava l’integrazione degli indios e si oppose alla costituzione di riserve indiane sul modello di quanto avevano fatti gli Stati Uniti e la Candelaria divenne anche una scuola agrotecnica. In quegli anni Fagnano allargò la presenza dei Salesiani alle isole Malvine (1891) che erano sotto la Corona britannica e a Ushuaia (1904). Ma le gerarchie ecclesiastiche non gradirono troppo l’eccessiva intraprendenza di Fagnano e ci furono pressioni che arrivarono fino a Roma, anche se i Salesiani cercarono di difendere le proprie posizioni. Alla soglia dei 70 anni la tempra robusta di mons. Fagnano fu intaccata da una paralisi durante il Capitolo Generale dei Salesiani nel 1910 a Torino. Intanto in Europa, nel 1914, era scoppiata la guerra e nel giugno del 1916, non reggendo più l’asprezza del clima invernale di Punta Arenas, su consiglio del medico, il religioso si trasferì a Santiago, dove mons. José Fagnano morì all’età di 72 anni il 18 settembre 1916. La sua salma fu trasportata a Punta Arenas e sepolta nella chiesa maggiore che lui stesso aveva fatto erigere. Pochi giorni dopo, il 4 ottobre, la Santa Sede fondò un vicariato apostolico di Magellano, con sede principale proprio a Punta Arenas. Come prelato, con dignità di vescovo, fu scelto il salesiano cileno Abrahán Aguilera. Cessava la prefettura apostolica della Patagonia, ma non il ricordo dell’opera del sacerdote monferrino. Per comprendere il valore dell’opera svolta da monsignor Fagnano in Patagonia basta andare in Cile, dove il suo nome e la sua epopea sono molto popolari. Ogni volta che gruppi di cileni vengono a visitare l’Italia e il Colle Don Bosco, non perdono occasione di passare anche da Rocchetta. Nel paese – dove nel frattempo, per una sorta di contrappasso storico, è arrivato come parroco padre Manuel, un sacerdote italo-argentino – si stanno organizzando le celebrazioni per ricordare la figura di mons. Fagnano a cento anni dalla morte. 

 

 

Gli eventi in calendario a Rocchetta Tanaro per i cento anni dalla morte di mons. Fagnano

 

  • Laboratorio teatrale della S. Media “Mons. Giuseppe Fagnano”. 
  • Rappresentazione di fine anno scolastico.
  • Mostra di opere e reperti sulla popolazione indigena del territorio della Patagonia. Maggio 2016.
  • Pedalata al Colle Don Bosco. Maggio 2016.
  • Mostra Fotografica “Mons. G. Fagnano” nella suggestiva Strada del Ricetto che porta alla casa natale.
  • Momento conclusivo a metà settembre con il mondo salesiano internazionale coordinato dal Colle don Bosco.

 

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