Numerosi punti di incontro tra lo scrittore e l’Astigiano. Quel temuto esame al Collegio militare con il professore di matematica
L’11 marzo del 1908 moriva a Bordighera Edmondo De Amicis (era nato a Oneglia, in Liguria, nel 1846), l’autore del popolarissimo Cuore. Nella “città delle palme”, in via Vittorio Veneto, c’è ancora la sua bella casa in pietra grigia, a pochi passi dal primo Tennis club d’Italia e della ex chiesa anglicana. Anche a Oneglia la casa natale in calata Cuneo, con vista sul porto dove arrivava il grano per la pasta Agnesi e da cui partiva l’olio della Sasso, ha sulla facciata una lapide che ricorda la nascita dello scrittore. Edmondo De Amicis ha avuto una vita intensa e avventurosa che ha percorso tutta la metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, ritrovandosi in più occasioni a frequentare Asti. Prima come studente di accademia militare e poi per ragioni affettive. Il giovane De Amicis sembrava infatti destinato a una carriera militare: dopo aver frequentato il liceo a Torino, a 16 anni fece domanda per entrare all’Accademia militare di Modena, che formava e forma gli ufficiali dell’esercito.
Per poter accedere all’Accademia, De Amicis venne ad Asti per sostenere gli esami d’ammissione alla Scuola militare. È lui stesso, da adulto e famoso, a riferire l’episodio nel numero 25 de L’Illustrazione Italiana del 18 giugno 1905 (anno XXXII, pagg. 584 e 585): «Rivivo nella piccola città dove feci i primi studi – allude alla nativa Oneglia di Imperia dove il padre, torinese, era magazziniere delle Regie Privative – e mi ritrovo sul terrazzino interno […] Mi ritrovo in un camerone del Collegio Militare di Asti, davanti alla temuta Commissione delle Matematiche e vedo, ma vedo proprio fissi nei miei, gli occhi fulminei di quel terribile professor Dorna, spauracchio di due generazioni; davanti al quale mi fuggono dal capo tutte le formule algebriche come un branco di passere a un colpo di fucile, e mi risento piegar le gambe, come a una bastonata a traverso i ginocchi».
Da questo breve scritto scopriamo tre curiosità. Sul citato prof. Alessandro Dorna (Asti, 1825-Torino, 1886), che fu astronomo e matematico, allievo del Giovanni Plana, fondatore dell’Osservatorio di Torino, al quale successe nella cattedra di Astronomia dell’Università di Torino e nella direzione dell’Osservatorio di Moncalieri. Quanto al Collegio militare di Asti – si tratta del Real Collegio che occupava i locali dell’antico monastero dell’Annunziata nella piazza Catena –, vi studiarono diversi personaggi illustri del Risorgimento tra cui Angelo Brofferio, originario di Castelnuovo Calcea.
Circa la «bella città» di Asti, Edmondo De Amicis soggiunse in una lettera del 1905: «Dove tornai più volte negli anni posteriori, serbo la più cara memoria». E la città di Asti ricorda De Amicis con una via anticamente detta dell’Annunziata, per la presenza della chiesa della Grande Annunziata (abbattuta nel 1958 per costruire l’ex Palazzo di Giustizia, oggi destinato a uffici comunali) e nelle vicinanze di quel Lycée militaire che fu frequentato per gli esami del futuro scrittore.
Un altro punto d’incontro tra il De Amicis e la cultura monferrina e langarola si ha nella passione dello scrittore per la palla a pugno e il pallone elastico che praticò in gioventù.
La passione dello scrittore per il gioco della palla a pugno
Ne è testimonianza il libro Gli Azzurri e i Rossi, edito nel 1897, una sorta di trattato sportivo, umano e sociale sull’antico gioco che ha come area di diffusione il Piemonte del sud e parte della Liguria di Ponente. De Amicis racconta di aver visto a Cuneo in azione il grande “Battista di Portacomaro” e a Torino fu assiduo frequentatore dello sferisterio di via Napione che gli sarà poi intitolato. Più di recente anche Imperia gli ha dedicato il suo sferisterio. In Gli Azzurri e i Rossi – commenta lo scrittore Franco Piccinelli, che è stato presidente nazionale della Federazione di pallapugno – «De Amicis, come in una telecronaca in diretta, narra il variegato mondo della palla a pugno, la cui testimonianza di passione e agonismo rimangono immutati nel tempo».
De Amicis intuì anche il rischio di decadenza dell’antico gioco a scapito di sport emergenti alla fine dell’Ottocento, come il ciclismo e il foot-ball.
Un altro momento importante lega lo scrittore ad Asti. Dieci anni dopo il «temuto esame», il letterato giornalista, già molto noto al pubblico, conobbe una sua ammiratrice di Asti, Teresa Boassi, una giovane di nascita non altolocata, di due anni più anziana di lui, che appare in una sola fotografia già avanti negli anni accanto al baffuto consorte.
Un matrimonio infelice nonostante i due figli
I due iniziarono a frequentarsi tra Asti e Torino nonostante le riserve della madre di Edmondo, Teresa Busseti, che considerava Teresa Boassi «un’astuta che ambisce al matrimonio». De Amicis, che nel frattempo aveva lasciato la carriera militare per dedicarsi al giornalismo e ai libri di viaggi, portò avanti lo stesso la relazione tenendola nascosta alla famiglia, come celò anche le nozze, celebrate nel 1875. Sin da subito si trattò di un matrimonio atipico: lo scrittore continuò ad abitare con la madre e non presentò la moglie ai famigliari né agli amici. Nel 1877 nacque Furio e nel 1879 Ugo. Il crescere della famiglia convinse De Amicis e la moglie a vivere sotto lo stesso tetto, ma la convivenza si rivelò difficile: litigi, urla, ripicche, recriminazioni e addirittura tradimenti e botte. Non fu certamente un matrimonio felice.
La tragedia del suicidio del primogenito Furio
Una tragedia fece precipitare la situazione. Il 15 novembre 1898 il primogenito Furio, studente in medicina, venne trovato senza vita riverso su una panchina nel parco del Valentino. A poco più di vent’anni anni aveva messo fine alla sua esistenza sparandosi un colpo alla testa.
Non si sono mai sapute le cause di questo gesto. Edmondo affermava che la colpa era della madre troppo opprimente. Teresa incolpava il marito dicendolo geloso del talento letterario di Furio, il quale aveva chiesto al padre un aiuto, che gli venne negato, per pubblicare i suoi versi. Alcuni hanno tirato in ballo la presunta omosessualità di Furio, altri la devastante situazione domestica. In seguito a questo lutto Teresa ed Edmondo si separarono del tutto, dando inizio a una guerra di diffamazione l’una nei confronti dell’altro. Teresa scrisse alcuni libelli furiosi contro il marito. Il tono era questo: «È un despota in grado di schiacciare la volontà altrui». D’altronde lui non le mandava a dire alla moglie e la descriveva così: «Un’isterica, una megera scellerata, che solo l’amore di padre mi faceva sopportare…».
Separati in vita sono ora eternamente vicini al cimitero monumentale di Torino, dove De Amicis è sepolto accanto al figlio Furio e alla moglie astigiana Teresa, morta nel 1909, un anno dopo lo scrittore.