Ho letto pochi libri così interessanti, ben costruiti, coinvolgenti, emozionanti. È un libro che si fa leggere, dall’inizio alla fine, non per scoprire come va a finire, ma per godere i racconti. Racconti di matrimoni, dalla fine dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento.
Ciò che rende il volume carico di fascino e di scoperte è il metodo del raccogliere storie, semplici storie orali alle quali le persone che le hanno raccolte non hanno aggiunto né, credo, tolto niente. Solo, in corsivo, hanno letto le emozioni di chi raccontava la storia della sua vita, del matrimonio, della baraonda, dei fuochi d’artificio (la “sparata” del titolo) e dell’allegria durante il pranzo nuziale. Pochissimi viaggi di nozze – ma quello non era importante – tanto amore, tanti bambini, tanta povertà aggredita nella maggior parte dei casi con volontà di ferro.
Secondo motivo per cui è speciale il libro: la capacità dei due autori di mettere insieme i racconti, le prefazioni e la parte finale dove si parla dei matrimoni misti fra le donne del Sud e i contadini della “Langa della malora”. Ne sono stati contati più di 5.000 fra Langhe, Monferrato, pianura e montagna. «Siamo una sessantina di ragazze del mio paese (in provincia di Salerno) nella zona di Niella Belbo, ci troviamo tutti i giovedì al mercato», scriveva ne L’anello forte Nuto Revelli. Fanno la spesa, vanno a messa e poi caffè e pasticcini nella locanda della Posta. E in tutto il libro tante, tante fotografie cariche di suggestioni.