Danza e poesia sono i termini che più spesso compaiono nel libro e anche le sensazioni che, leggendo il libro, richiama il cuore. Un libro “leggero”, fatto di vento e di foglie, di lombrichi e di sentieri, di tante altre cose vive della natura.
Lorenza Zambon da 25 anni abita a Castagnole Monferrato, nella Casa degli Alfieri, con altri artisti e si è dedicata alla terra. Sono arrivati alla Casa di Castagnole abbandonata, il terreno intorno gerbido e chiuso da alberi ed erbe impenetrabili. Il primo gesto del gruppo di fronte a quella terra è stato “semplice e grezzo: disboscare, radere al suolo. Prima, ridicoli, con le asce e con le roncole, poi, più logici e violenti, con una ruspa.” La ruspa ha creato un grande rettangolo davanti alla casa, destinato a una topia di rose e viti, una fila di alberi da frutto, una fila di pioppi cipressini.
E poi il sentiero, che, pensa Lorenza, inconsapevolmente, camminando tutti i giorni sul prato, ha già realizzato. «Un po’, ogni giorno, novantaquattro passi verso fuori, novantaquattro passi indietro verso la casa.Mi sta venendo un sospetto: forse il sentiero è uno spazio mentale?» Il vento: «L’aria che arriva, incontra gli alberi, passa, va, ritorna invisibile…Vedo qualcosa che non è né alberi, né aria, che è tutti e due, che è la danza». Suggerisco la lettura del lungo brano sui lombrichi, instancabili lavoratori della terra e lancio la meraviglia per la fortuna di chi ha una grandissima passione – il giardino – e l’ha, con dolcezza, portata su un palco.