Parla volentieri del suo passato in Way Assauto. Della sua vita Alfredo Gallo, 81 anni, non scarta nulla, perché è convinto che ogni giorno trascorso sulla faccia di questa terra abbia contribuito a costruire una storia, la sua, e non ha rimpianti.
La musica lo ha accompagnato da sempre. I primi ricordi risalgono all’adolescenza. Gli sono rimasti impressi nella memoria i canti gitani degli zingari che bivaccavano nella zona di casa sua, in piazza Torino. «Erano motivi tristi, accompagnati dal suono di violini e chitarre. Avevano la stessa cadenza del blues e i loro strumenti erano accordati in minore», ricorda oggi con l’orecchio di chi da allora ne ha sentita tanta di musica.
Entrò alla Waya a 23 anni a metà degli anni Cinquanta. Fisico minuto, occhio vispo e una gran curiosità. Aveva già imparato, da autodidatta, a leggere gli spartiti e mostrava una certa dimestichezza con la chitarra. In fabbrica conobbe due suonatori talentuosi, Nando Tirelli e Marcello Arri, che arrotondavano il salario facendo ballare la gente nei dancing nati subito dopo la guerra. Furono loro ad avviarlo nel mondo delle sette note, insegnandogli i rudimenti della composizione che, in seguito, Alfredo perfezionò al Conservatorio di Milano, dove conobbe il maestro Vittorio Mascheroni. Il primo “colpaccio” gli riuscì con il maestro Cinico Angelini, che aveva una “favolosa orchestra”, come era scritto allora sui manifesti. Gli venne presentato da un altro famoso direttore d’orchestra, William Galassini. Ad Angelini i brani di questo arguto piemontese piacquero e ne inserì tre nel suo repertorio, affidandoli alle voci di Oscar Carboni, Ariodante Dalla e Achille Togliani. Il primo contratto da compositore, lo firmò nel 1960 con la Ricordi e due anni dopo fondò un gruppo musicale, “Gli snob”, col quale si esibiva nei locali da ballo come chitarrista con lo pseudonimo di Tiepolo. Genere melodico sentimentale.
La svolta, nell’attività musicale di Alfredo Gallo, avvenne nel 1965, quando entrò a far parte della Sidet Edizioni e Spettacoli di Milano. Erano anni di grande fermento e contribuì a fondare due case editrici discografiche dai nomi evocativi: Las Vegas e Musa. In quel periodo musicò Musique d’amour sur le sable per la Vougue Disc International, che venne interpretata da Gilbert Bécaud. Il successo come compositore lo bissò nel 1968, con In punta di piedi, il cui testo fu scritto da Giuseppe Cavanna, un altro astigiano con vena poetica. Era commerciante all’ingrosso di formaggi e divenne anche appassionato rettore del rione San Paolo al Palio. Quella canzone, interpretata da Eddie Fischer, uno dei primi mariti di Elizabeth Taylor, vinse il “Secondo Recital della Canzone Italiana”, svoltosi a Vienna.
Nella veste di discografico, Alfredo Gallo è stato produttore di cantanti di origini italiane che avevano notorietà e mercato soprattutto all’estero: Enrico Farina (Canada), Nino Rossano (USA), Mira (Australia), Gil Barté (Francia). Nancy Sinatra, figlia del grande Frank, interpretò una sua canzone Questi stivali sono per camminare (These Boots Are Made for Walkin’) in un disco distribuito anche in America. L’attore Fabio Testi, alla Terrazza Martini di Milano, in occasione della presentazione dell’ellepi Donna Donna, si esibì in Notte stregata, sempre composta dal musicista astigiano.
Nel frattempo, nel 1980, Gallo aveva dato l’addio alla Way Assauto, la fabbrica che, come ripete ancora oggi, «porterò sempre nel mio cuore», dove operava come tecnico di produzione. Andava a lavorare in bicicletta, e non ha più smesso di pedalare, ancora oggi gira per la città in bici.
A partire dal 1990 arrivano le collaborazioni con Paolo Limiti per le trasmissioni Rai Ci vediamo in Tv e per Rai International, che trasmette per le comunità italiane all’estero. Nei numerosi viaggi in Australia ha sempre portato spicchi di astigianità.
In occasione del XX Festival della Canzone Napoletana, del 1997, Alfredo Gallo, astigiano doc, si scoprì un po’ partenopeo. Alla sua canzone Napoli, mi basti tu, cantata da Rosy Rita, fu assegnato il Premio della giuria intitolato a Vittorio De Sica: «E io ricordai che il grande attore e regista si era sposato ad Asti nel 1937 con Giuditta Rissone».
Nel 2001 ha ricevuto ad Alcamo, in Sicilia, il premio “Scopello” per la sezione Artisti italiani nel mondo. Continua a essere nel comitato direttivo dell’Unione Nazionale Compositori e Autori.
«Spesso mi è capitata l’occasione, a volte la necessità, di trasferirmi a Milano per ragioni di lavoro. Ma sono sempre tornato ad Asti. Perché per me anche Asti è musica. E la musica è tutta la mia vita».