Da diciassette anni lo stadio Comunale di Asti è intitolato a “Censin Bosia”, ma non tutti sanno chi sia stato questo atleta, malgrado vanti il “palmarès” più ricco tra i giocatori di calcio astigiani di ogni tempo. Bosia è tra i pionieri del football e con la maglia del Torino, in un’epoca in cui le Coppe internazionali erano di là da venire, conquistò due scudetti (uno ingiustamente revocato alla società granata), una Coppa Italia, un secondo, un terzo ed un quarto posto in serie A. Nato il 5 Novembre 1906 in una famiglia di bottai che aveva casa e azienda in corso Stazione (ora corso Gramsci), Vincenzo Bosia (detto “Censin” per il suo fisico minuto) venne stregato giovanissimo dal gioco del calcio. Le partite si disputavano allora sulla vicina piazza del Mercato (oggi Campo del Palio). Agilissimo e scattante nonostante la non eccelsa statura, Censin si esercitava dietro i pali ad imitare le mosse dei portieri, i tuffi, le parate, le respinte di pugno. Fu notato dal “fulgorino” Serafino Promis che riuscì a farlo entrare nel “giro” della neonata società Laico e, superati i dubbi sempre per la questione dell’altezza, finì per esordire nel 1920 (a 14 anni) in un incontro amichevole della categoria Ragazzi ad Alessandria.
Indisponibile il portiere titolare, i dirigenti della Laico chiamarono a sostituirlo Censin che, con le sue parate, salvò il risultato (1-1) contro una formazione decisamente più quotata. La soddisfazione della società fu tale che, al ritorno ad Asti, il “tirato” economo, signor Cantarella, portò tutti al Bar Cocchi offrendo un Americano agli “eroici” giovani giocatori. La considerazione sul valore di Bosia mutò radicalmente tanto da farne, dal 1922 al 1925, il portiere titolare dell’UCA (nata dalla fusione tra le storiche rivali Laico e Fulgor). Già notato dagli osservatori di alcune squadre delle serie maggiori per le sue eccezionali doti di agibilità e prontezza di riflessi, nel ’25, durante il periodo di servizio militare a Torino, Bosia fu contattato dagli emissari del conte Enrico Marone Cinzano, quello degli spumanti e dei vermouth, presidente del primo “grande Torino” della storia. I granata stanno cercando un portiere per sostituire l’incostante Latella e l’astigiano Censin sembra essere l’uomo giusto. Detto fatto, Bosia passa al Torino con un ingaggio di 600 lire al mese e 150 lire per ogni vittoria. Per capire: 600 lire del 1926 corrispondono a circa 419 euro di oggi (810 mila lire), mentre le 150 lire per ogni partita vinta valgono poco più di 100 euro (200mila lire). Altri tempi, altro calcio.
Il 10 gennaio 1926 il portierino debutta a Cremona dove i granata del leggendario trio Baloncieri-Libonatti-Rossetti si impongono per 1 a 0. Con la maglia del Toro, Censin vinse il campionato 26/27 (revocato) e quello del 27/28. Fu secondo nel 28/29, quarto nel 29/30 e terzo nel 35/36, la sua ultima stagione in A. Bosia diventa, con la sua poderosa bardatura e l’immancabile coppola, una delle figure simbolo di quella squadra. Si calcolano in tutto 191 presenze in campionato di serie A, più le tantissime amichevoli. Tra queste gare emerge dagli archivi la foto di una tournée spagnola nel 1926, quando il Torino batté per 5 a 0 il Barcellona e Censin difese da eroe l’inviolabilità della sua porta. Successi anche in Sudamerica del 1929 con le amichevoli di lusso tra il Torino contro il River Plate e il Boca Juniors. Le cronache raccontano che Bosia più di una volta fu portato in trionfo per le sue spettacolari parate. Chiusa la decennale stagione con il Torino che rimase la sua squadra del cuore, Censin sposò Mari Pagliano (da cui ebbe Marcella, Renata e Mario) e, prima di tornare, con la proverbiale astigiana misura, al suo antico mestiere di bottaio, fece ancora in tempo a far salire il Vigevano in serie B nel ruolo di giocatoreallenatore e ad impegnarsi per un anno, sempre da giocatore-allenatore, nell’Asti. Morì il 16 aprile 1978. Ai suoi funerali gran folla di sportivi di tutto il Piemonte ed una qualificata rappresentanza del “suo” Torino che non aveva dimenticato il portierino volante.