È sul crocevia di quattro comuni: la cucina è sotto il Comune di Castello d’Annone, il cortile è nel territorio di Refrancore e il negozio si divide a metà tra Castagnole Monferrato e Asti. Non è la sola particolarità di questa antica bottega della frazione Valenzani.
Ce n’è un’altra ed è più importante: clienti e titolari hanno abolito la fretta. L’emporio è un luogo di acquisti calmi, senza la frenesia delle offerte speciali che scadono e, soprattutto, oltre alle merci si regala il tempo di una chiacchierata, uno scambio di idee e di notizie della zona. I minuti possono diventare mezz’ore, ma nessuno se ne preoccupa.
La storia di questo negozio parte della licenza di vendita n° 2 rilasciata dal Comune di Castagnole Monferrato a f ine Ottocento alla famiglia Raso, tuttora proprietaria della bottega.
Oggi è la rivendita n° 95, «numero di licenza che ci venne assegnato nel 1982 quando cambiammo casa» spiega Luigina, alla quinta generazione di bottegai. All’origine furono due donne, Angela e Orsonalina, rispettivamente la trisnonna e la bisnonna di Luigina. A quel tempo era bottega di alimentari, ma fu anche sala da ballo, caffé e si giocava al biliardo. Durante la guerra il locale venne ridimensionato e l’attività passò a nonno Luigi e a nonna Luigia. Finché toccò a papà Bruno e mamma Rina. Bruno, dritto come un fuso con i suoi 90 anni suonati a febbraio, accoglie ancora oggi i clienti.
Mamma Rina non c’è più da due anni, ma ai Valenzani tutti la ricordano. «Entrai in bottegaa 11 anni dopo la morte dello zio in Albania – ricorda Bruno – era il 1941, in piena guerra. A me non dispiaceva andare a scuola: facevo la prima industriale ma ho dovuto smettere».

Nonno Bruno che oggi ha 90 anni andava al mercato con la mitica Renault 4 senza i sedili posteriori
«Ho visto così tanti cambiamenti». Bruno fa una pausa e poi riprende raccontando il tempo trascorso a suo modo: «Ho iniziato a piedi dietro a papà a cavallo, poi la bicicletta, il motocarro, la Lambretta 150 con il portapacchi, la Giardinetta che, nuova, costava 6.500 mila ma io l’ho presa di seconda mano. L’ultima la R4 beige».
Continua papà Bruno: «Una volta si vendeva tutto sfuso nelle albanelle, avevamo i sacchi di riso e di pasta e i bottiglioni di Marsala e di Vermouth. Un giorno alla settimana facevo la spesa ad Asti per gli anziani della nostra frazione che non potevano muoversi. Eravamo un punto di incontro: i ragazzi del paese mi facevano alzare alle due di notte per mangiare pane gorgonzola e acciughe e bere un buon rosso».
Più di un ricordo va a donna Rina, la moglie con cui ha condiviso oltre 60 anni di vita: «La capoccia era lei. Non ha mai sbagliato. Aveva più testa di tutti noi». E oggi? «Siamo un po’ tagliati fuori dal mondo ma cerchiamo di mantenere un rapporto umano con le persone, come ho visto che raccontano alla pubblicità di una catena di supermercati – interviene la figlia Luigina –. Abbiamo pochi prodotti ma buoni, di stagione, possibilmente, come si dice adesso, a km zero».
Le pesche di Refrancore. Il Ruché, il Grignolino e la Barbera della Cantina sociale di Castagnole Monferrato. Tra gli scaffali anche qualche chicca vintage come “La Saporita: spezie per le carni e gli agnolotti” firmata dalla Bertolini. «Da che mi ricordo c’è sempre stata in bottega. Forse siamo rimasti gli unici a venderla» sorride Luigina. In un angolo c’è ancora un telefono pubblico: «Lo usano gli stranieri immigrati ma oggi sempre meno, anche loro hanno il telefonino».
C’è ancora il telefono pubblico, ma ormai nessuno più lo usa
Luigina e Bruno accarezzano i giorni. La sesta generazione ha scelto un’altra strada: Sergio Massone, figlio di Luigina, si è laureato in Architettura e si divide tra lo studio Capellino di Asti e gli studi di ricercain università a Milano.
Ma lì in bottega c’è una parte della sua vita: «Il primissimo ricordo che ho del negozio risale a quando avevo pochi anni – racconta – quando, dietro alla cesta del pane, c’ero io, costantemente guardato a vista dai miei nonni che, oltre ai clienti, dovevano seguirmi perché non combinassi troppe marachelle.
Di ricordi ne ho tanti, soprattutto nei primi anni in cui mi divertivo ad andare a comprare la frutta e la verdura in piazza del mercato con mio nonno Bruno, sulla mitica Renault 4. Era la macchina per il negozio adeguatamente modificata per poter accogliere le cassette di frutta e verdura: mio nonno aveva eliminato completamente i sedili posteriori per poter far posto alla merce da trasportare e si andava a comprare dagli ortolani nei dintorni oppure di Asti all’ex mercato ortofrutticolo di corso Venezia».
«A mia nonna giocavo sempre scherzi: le mescolavo la frutta da una cassetta all’altra. La cosa divertiva moltissimo i clienti e meno mia nonna!» sorride Sergio. «I miei nonni e mia mamma hanno speso la vita dietro quel banco, praticamente tutti i giorni dell’anno escluse le feste comandate in cui l’apertura era limitata alla mezza giornata, ma con il “pane doppio”.
Per una vita i bottegai di paese, quasi tutti non solo i miei, hanno sempre cercato di non scontentare i clienti, quasi a farsi perdonare quelle mezze giornate di chiusura che si erano giustamente presi per poter stare in famiglia nel retro del negozio, dove vi è la cucina scaldata da una stufa a legna, che, prima della ristrutturazione, riscaldava tutto il negozio durante i mesi invernali».
Il vivace Sergio bambino sgambettava da una casa all’altra a portare la spesa alle clienti anziane. Oggi va mamma Luigina in pausa pranzo o verso sera. Nella calma dei giorni, la bottega «slow» dei Raso va avanti. Luigina è giovane e ha ancora tanti anni davanti prima della pensione.
Le serrande continueranno ad aprirsi ogni mattina. E Bruno continuerà a fare i conti su un pezzo di carta, prima di far battere lo scontrino. La merce si paga, il tempo è gratis.