giovedì 31 Ottobre, 2024
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1936

Storia di una fontana e di 304 viaggi di nozze

Il dono di Asti a Littoria, gli sposi a Roma dal Duce
Questa è la storia di una fontana che nel 1936 fu regalata alla città di Littoria. Una vicenda che ha incuriosito anche lo scrittore Antonio Pennacchi che la cita nel suo “canale Mussolini”. È sulla attuale Piazza della Libertà nel cuore della città che, da dopo la guerra, si chiama Latina e riporta ancora incisa nel travertino la citazione del donatore: la città di Asti. Un dono costato 30mila lire del tempo. Ma per quale motivo Asti regalò una fontana alla città appena fondata, simbolo della bonifica dell’agro pontino? C’entra il Podestà di allora, Vincenzo Buronzo; c’entra la voglia di accreditarsi a Roma e di mostrarsi grati per aver ottenuto il rango di capoluogo di provincia. Sullo sfondo una storia parallela di 304 coppie che si sposano e vanno in viaggio di nozze tutte insieme a Roma alla “sagra della nuzialità”. Abbiamo rintracciato i nomi di quegli sposi di 81 anni fa.

“Qui si celebrano le nozze dell’uva con il grano”

 

Percorrendo le vie del centro della città di Latina, che oggi conta 126 mila abitanti, si arriva in piazza della Libertà, già XXIII Marzo. Nello spazio centrale dei giardini domina la fontana monumentale opera di Oriolo Frezzotti, architetto romano progettista del Piano regolatore generale e successivo ampliamento urbano dell’allora città di Littoria, fondata il 18 dicembre 1932 . L’iscrizione incisa sul travertino della fontana si legge ancora e recita così: “Questa pubblica fontana Asti antica a Littoria giovane nel segno fecondo dell’aratro e della spada. VIII Nov. XV E.F.” Dove la sigla sta per Era Fascista e l’anno XV va letto come 1936. La storia della fontana donata è citata anche dallo scrittore Antonio Pennacchi nel suo libro “Canale Mussolini, parte seconda”, dedicato all’epopea della bonifica dell’intero Agro Pontino. Pennacchi fu negli anni scorsi invitato per il premio “Asti d’appello” ma non citò questa curiosità.

Ma come mai Asti regala una fontana a Littoria?

Le cronache del tempo testimoniano l’avvenimento.

Il 13 novembre 1936 sul Giornale d’Italia in terza pagina viene pubblicato un articolo dal titolo: “Segni dell’Impero a Littoria –

 

La fontana regalata in segno di riconoscenza verso il regime che ha ridato ad Asti un anno prima il ruolo di capoluogo di provincia

 

Le autorità schierate il giorno della cerimonia inaugurale della fontana, domenica 8 novembre 1936

 

La Fontana di Asti” di Alessandro Bacchiani, inviato speciale, autorevole firma del quotidiano il quale scrive della cerimonia inaugurale. Il linguaggio è aulico e celebrativo, solennemente diretto a esaltare e onorare non solo l’avvenimento ma anche le autorità presenti. “ […]una domenica nell’Agro Pontino, mentre si celebrano le nozze di Asti con Littoria, ovvero sia dell’uva con il grano o del vino con la farina […]. Tale è la fontana d’Asti a Littoria: un inno tra l’epico e il lirico, in pietra e zampilli. Gli innumerevoli ammiratori del mondiale Spumante e dei non meno celebri Grignolino, Barbera e Nebiolo trasecoleranno ad apprendere che Asti sa con altrettanta perizia trarre accenti poetici anche dall’acqua. […] e ancora “[…] Basta un’occhiata al pubblico che assiste al contemporaneo scaturire dell’acqua dalla fonte e dall’eloquenza degli oratori che furono il podestà offerente Molino, il podestà ricevente Pasqualucci, l’on. Buronzo e S.E. il Prefetto Pietro Giacone. […]”.

La cronaca rispetta le regole del giornalismo di regime: esaltazione dell’autorità. L’autore dell’articolo in un passaggio del testo ne evidenzia due in particolare: “[…] Il felice e delicato pensiero dell’on. Buronzo e dei suoi Astigiani, aristocrazia dei rurali, è stato fedelmente interpretato dalla creazione artistica del romano Oriolo Frezzotti, autore della fontana. Ornamento della piazza, ove domina il palazzo del Governo, opera del medesimo architetto, sta nel mezzo la Fontana d’Asti. […]”.

Vincenzo Buronzo e Oriolo Frezzotti: furono loro i protagonisti di questa storia di regime degli Anni Trenta come si deduce dal folto e prezioso carteggio conservato all’Archivio Storico del Comune di Asti.

Tra queste carte si può cercare di capire che cosa spinse la città di Asti a offrire un dono così impegnativo alla città di Littoria (dopo la guerra, dall’aprile 1945, è ribattezzata Latina), così lontana dalle terre monferrine.

Oggi diremmo che è una questione di pubbliche relazioni politiche. Il motivo del regalo alla nuova città sta soprattutto nella “riconoscenza” che Asti vuole esprimere per essere stata elevata a capoluogo di Provincia nel 1935.

L’articolo di Bacchiani lo ricorda con la solita prosopopea aulica: “[…] La terra di Vittorio Alfieri e dei pingui pàmpini datori di giovinezza e di letizia ha voluto manifestare la sua gioia d’esser assunta a dignità di provincia con due modi originali schiettamente fascisti: il treno nunziale Asti-Roma con 620 sposi, il cui matrimonio risultò celebrato l’annuale della marcia su Roma, e le nozze di Asti con Littoria, pronubi nell’uno e nell’altro caso l’on. Buronzo e il podestà astigiano Molino. […] Nulla di più commovente di questo pegno di amore, che la giovanissima provincia dell’antico Piemonte consegnò domenica alla giovanissima provincia dell’ancor più antico Lazio. […]”.

Ci sono dunque due notizie in una. La fontana regalata a Latina e il viaggio su treno nuziale di 310 coppie di giovani astigiani che hanno celebrato il loro doppio sì il 28 ottobre nella ricorrenza della marcia su Roma, data che il regime aveva reso festa comandata per tutto il regno.

Dunque facendo un passo indietro al 1935 si va alla istituzione della nuova provincia di Asti, il cui territorio fino ad allora era compreso in quella di Alessandria. Nella storia Asti era già stata provincia, ma venne soppressa da Napoleone che la inserì nel dipartimento di Marengo.

La politica del regime a favore delle aree rurali porta a numerose nuove entità amministrative. La stessa Littoria era stata elevata a capoluogo di provincia nel 1934 e con delibera del Consiglio dei Ministri il 30 marzo 1935 toccò ad Asti riavere il rango di capoluogo di provincia, con la sigla AT da mettere sulle targhe.

All’epoca podestà di Asti era il moncalvese Vincenzo Buronzo subentrato, nel 1929, al laziale Guido Mancini. Buronzo fu il principale artefice del riconoscimento di Asti a capoluogo di provincia, riuscendo a comporre instancabilmente nel tempo le giuste “alchimie” e trovando gli indispensabili appoggi romani. (vedi Astigiani-n°2 dicembre 2012)

Tra questi anche quello del maresciallo Pietro Badoglio, figura militare e politica di rilievo nazionale che si mosse nelle stanze romane forse anche in nome delle comuni origini monferrine con Buronzo: Badoglio grazzanese e il podestà moncalvese.

Buronzo aveva “preparato” la scelta su Asti con iniziative demografiche, come l’accorpamento dei comuni vicini trasformati in ventine per dare alla città un peso maggiore di abitanti e stimolò la ripresa dell’antico Palio dal 1929, fino proprio al 1935, quando un diktat mussoliniano impose di riservare il nome palio alla sola corsa di Siena (vedi Astigiani n.1 settembre 2012).

 

Per pagare il monumento gli astigiani sborsano 30.000 lire

 

La fontana sulla piazza della Libertà a Latina come appare oggi dopo i restauri

 

A proposito della nuova provincia di Asti si scrisse allora che da Castelnuovo Don Bosco a Serole, Asti era capoluogo di un territorio a forma di grappolo d’uva per celebrare la sua produzione più famosa. I festeggiamenti ufficiali di regime furono immediati: adunate di popolo, discorsi e telegrammi di ringraziamento al Duce, preceduti da un’ampia divulgazione di manifesti affissi in città.

Ma Buronzo non si accontenta e immagina una iniziativa che possa avere una risonanza più ampia, con una eco internazionale. E qual era, in quel momento, il “palcoscenico” maggiormente seguito anche dalla stampa estera?

Sicuramente Littoria la Città Nuova inseritasi «[…] nel dibattito europeo degli Anni ‘30 sullo sviluppo della città moderna, e che […] diviene meta di un vero e proprio “pellegrinaggio” di politici e tecnici provenienti da tutte le parti del mondo». A visitare la terra “redenta” dalle malariche paludi pontine, risultato della imponente operazione di bonifica integrale, vennero: re Vittorio Emanuele III, Umberto di Savoia, il Ministro per la Propaganda del Reich Joseph Goebbles, esperti diplomatici, primi ministri, cancellieri e famiglie reali, perfino un rappresentante dell’Unione Sovietica interessato a vedere come il fascismo sviluppava la ruralità e la meccanizzazione agricola.

 

L’architetto Frezzotti progetta una struttura con marmi e zampilli

 

La foto dall’alto mostra la piazza XXIII Marzo con i giardini (oggi piazza della Libertà)

 

Così, quasi al termine dell’incarico podestarile l’instancabile Buronzo attiva rapidamente un’altra iniziativa, deliberata lo stesso giorno dell’entrata in vigore della Provincia di Asti: il 15 aprile 1935. “[…] Atteso che in data odierna ha inizio la vita della nuova Provincia di Asti, ricostituita dalla generosa volontà di Sua Ecc. il Capo del Governo e Duce del Fascismo con il R.D.L. del 30 marzo 1935-XIII; […] sentito il parere entusiastico ed unanimamente favorevole della Consulta municipale […] delibera 1°- di farsi promotore della offerta alla Città di Littoria da parte della Città di Asti di una artistica fontana da collocare come ornamento su quella piazza XXIII Marzo, a fronte del palazzo del Governo; 2°- di sottoscrivere fin d’ora la somma di £.15.000 – come contributo del Comune […]”.

Nuovamente sollecitata la Cassa di Risparmio di Asti non può che deliberare “il concorso di £15.000 per la fontana che la Città di Asti intende donare alla Città di Littoria” a firma dell’allora Presidente Ballario.

Dunque Asti è pronta a spendere 30 mila lire. Una bella cifra per l’epoca. Vengono coinvolti Mario Chiesa e Aurelio Leone, rispettivamente Prefetto e Podestà della città di Littoria e l’architetto Oriolo Frezzotti che Buronzo incontra a Roma nei primissimi giorni del mese di maggio.

Frezzotti non è stato scelto a caso. Fu lui che, alla nascita della provincia di Littoria, redasse il nuovo Piano Regolatore di ampliamento urbano della città che era nata con schema a raggiera. E a sud-est della piazza del Littorio (oggi piazza del Popolo), lungo la radiale verso Terracina l’architetto progettò la nuova piazza XXIII Marzo (oggi piazza della Libertà), che celebrava la data della fondazione dei Fasci italiani di Combattimento avvenuta a Milano il 23 marzo 1919.

Nell’originale ideazione della piazza, concepita per rappresentare il luogo simbolo fulcro delle funzioni politico-amministrative della città di Littoria, Frezzotti progettò la caserma dei carabinieri, il grande palazzo del Governo, la sede della Banca d’Italia. Siamo nel cuore della città e alla piazza manca il tocco di una fontana artistica che sarà pagata dalla Città di Asti.

Il progettista Frezzotti utilizza l’elemento acqua quale archetipo del luogo. “[…] Nel simbolo del Littorio rappresentare la bonifica idraulica e la bonifica agraria; tale era il tema dato dall’on. Buronzo, […], per una fonte esclusivamente architettonica, di carattere rurale, senza pròtome e rilievi. […]” e, mentre correva fitta la corrispondenza tra i podestà e i prefetti delle due città, l’architetto Frezzotti si mise al lavoro attenendosi alle norme di contratto e inviando prontamente il disegno della fontana con relativa relazione al committente. “[…] un primo bacino in basso orlato di mortella, della capacità di 20 metri cubi di acqua, posta in azione da un motore di 20 litri al minuto secondo con zampilli convergenti; un saliente che comprende un secondo bacino con getti di 24 bocchette, una tazza rossa e un covone di spighe chiuse da due asce, donde s’innalzano tre fiocchi di sei metri di altezza. […] La sagoma non ha nulla da spartire con le fontane classiche […] non di meno è tutta nostra, perché richiama alle menti le fonti umbre e viterbesi. Ancora i colori sono nostri. Verde, la pietra Roia delle bocche, delle asce, dei fascioni che si appaia alle mortelle sempreverdi. Bianco, il più della fonte, travertino di varie gradazioni fino al dorato del Barco, che è servito per il covone terminale. Rosso, il porfirico dell’Italia settentrionale, dal quale fu cavata la tazza superiore. Sono le stesse intonazioni del prossimo palazzo del Governo. Pure il colore qui grida Italia”.

 

Che cosa scrivere ai piedi della fontana lo decide l’ex podestà Vincenzo Buronzo

 

Il podestà di Asti Vincenzo Buronzo è stato il promotore e l’ispiratore del dono del Comune di Asti

 

Con la documentazione inviata da Frezzotti, Buronzo, sempre più stabile a Roma in qualità di Presidente della Federazione Nazionale Fascista degli Artigiani, prende contatto con il nuovo Commissario Prefettizio di Littoria Trinchieri e gli precisa che “la cifra di £30.000 messa da Asti a disposizione per l’esecuzione dell’opera (marmi e lavorazione artistica) è stata sufficiente a permettere la conclusione del contratto con la Società Marmifera Nord Carrara”. Ma che “l’eccedenza della spesa, rimasta scoperta è dovuta a quelle opere di fondazione e di impianto idraulico” che “così stando le cose cade la mia proposta di intervento presso le Comunità artigiane dei marmorari al fine di tentare una riduzione del prezzo di esecuzione dell’opera, dato che il contratto con la Marmifera Nord Carrara è ormai un fatto compiuto […]”. Frezzotti, direttore dei lavori, si affretta a rispondere precisando che sì l’importo complessivo dell’opera è di lire 48.000, ma 18.000 lire sono a carico del Comune di Littoria come da delibera podestarile in data 13 novembre 1935.

Nella lunga lettera autografa rassicura che ha potuto commissionare alla Società Generale Marmi e Pietre d’Italia il materiale della fontana, che i lavori procedono bene e “le invierò una fotografia del bozzetto in gesso della fontana”.

È il 2 aprile 1936. Non si concretizza la proposta del Commissario Prefettizio Trinchieri di volere abbinare l’inaugurazione della fontana al 25 aprile, giorno della fondazione di Aprilia che prevede la presenza di Mussolini.

Bisogna trovare un altro momento adatto. Trascorrono le settimane e il 24 giugno il nuovo podestà astigiano Domenico Molino sollecita notizie sulla ultimazione e consegna della fontana. Risponde, rassicurando che “sono in corso i lavori per la posa in opera della fontana […]” il collega podestà Enrico Pasqualucci avvertendo “che l’epoca in cui dovrà avere luogo la cerimonia di inaugurazione non è stata ancora fissata, ma dovrà coincidere con l’inaugurazione del nuovo Acquedotto di Littoria […]”.

Il 3 di agosto Frezzotti dichiara che “Essendo in corso i lavori di montaggio della fontana […] prego volermi inviare la dicitura che intende ricordare la cerimonia, che farò incidere visibile sul marmo.” e il podestà Molino, immediatamente il giorno dopo, scrive a Buronzo “[…]Poiché l’iniziativa della fontana è tua ti prego di voler ancora gentilmente occuparti di questo particolare, comunicando senz’altro, ove tu lo creda, con il comm. Frezzotti[…].”

Buronzo ha il compito di dettare le parole da incidere sul marmo. Prende spunto da una citazione del Duce e risponde scrivendo di suo pugno la già citata dicitura dell’iscrizione: “Questa pubblica fontana Asti antica a Littoria giovine – nel segno fecondo dell’Aratro e della Spada – VIII Nov. XV “ .

Il resoconto dell’inaugurazione pubblicato in terza pagina dal Giornale d’Italia il 13 Novembre 1936

Il treno della nuzialità parte per Roma

 

La data fissata per l’inaugurazione sarà l’8 di novembre. Due settimane prima da Littoria chiedono “con cortese sollecitudine” di sapere come sarà composta la delegazione astigiana e si invia il programma della manifestazione con visita alla nuova città e inaugurazione prevista per le ore 11.

Da Asti sono impegnati a organizzare un’altra manifestazione destinata a creare consenso: il treno della nuzialità. Un convoglio speciale che porterà a Roma in viaggio di nozze 620 giovani sposi in ossequio alle direttive del Duce sull’incremento demografico. Il settimanale astigiano La Provincia pubblica a piena pagina l’elenco completo di nome e cognome e paese di provenienza delle 310 coppie. Dopo il matrimonio e la visita a Roma alcuni decidono di fermarsi ancora qualche giorno nella città eterna come scrive “La Stampa”. Alla stazione Termini il maresciallo Badoglio manda a salutarli un suo aiutane di campo. Molti prendono “la littorina” e vanno a visitare l’Agro Pontino. La fontana della fecondità li attende, prima del ritorno in Piemonte.

Sono rimaste poche fotografie ufficiali di quell’evento: gerarchi in camicia nera, donne rurali in costume, la banda musicale. La fontana zampilla in un filmato dell’istituto Luce che si riferisce all’inaugurazione di uno zuccherificio.

Verranno la guerra, i bombardamenti, lo sbarco di Anzio, la liberazione di Roma. Dopo 81 anni la fontana, recentemente restaurata, è ancora al centro di Latina e racconta, a chi passa, una storia lontana e raccontare a chi passa una storia lontana.

 

Ringraziamenti e per saperne di più

 

Si ringraziano per la collaborazione e la disponibilità la dottoressa Barbara Molina dell’Archivio storico del Comune di Asti e la Direzione Musei e Pinacoteche del Comune di Latina e Caterina D’Andrea, per le foto di oggi della fontana.

 

Ricerche

ASCA – Archivio Storico del Comune di Asti – Cartella n°52, Fascicolo n°179,   “1936 – XIII – Offerta di una fontana artistica alla Provincia di Littoria”

Pagine web del Comune di Latina

www.comune.latina.it/il-piano-regolatore/

Sulla bonifica delle paludi pontine

www.museoscienza.org/voci-della-scienza/storie/bonifica.asp

Per vedere la fontana in un video d’epoca

su youtube ricerca “Mussolini inaugura zuccherificio”, sequenze iniziali.

 

 

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