Appartiene senz’altro al senso comune ritenere che la ristampa di un libro di proverbi che ha visto la luce all’inizio del Novecento sia da considerarsi un esercizio di pura nostalgia, un progetto passatista che si fonda sul torcicollo del passato, sul bisogno di riandare ai tempi andati per pavidamente sfuggire alle temperie del presente […] Un presente che cerca di dimenticare, in generale, il passato e, nello specifico, soprattutto i proverbi, categoria di saperi attinenti all’oralità, che solitamente liquidiamo come un generico insieme di saggezza popolare che nulla più di utile ha da raccontare al presente: è infatti nell’esclusiva ragione scientifica che il contemporaneo trova i più solidi e certificati motivi per andare oltre a una memoria d’impianto orale. Ristampare “I proverbi monferrini” raccolti da Agostino Della Sala Spada, quando ancora echeggiavano, a fondamento del gesto e della parola, vivi e liberi sulle colline dell’Astigiano e del Casalese, diventa un recupero prezioso e, nel contempo, indispensabile, perché permette di riportare alla luce una formularità contadina su cui si fondava buona parte della memorizzazione dei saperi orali e consente altresì di tramandare queste formule alle generazioni successive […] Leggere e ri-leggere questi proverbi vuol dire, dunque, trovare e memorizzare le regole, il sostrato più profondo che le generazioni hanno elaborato collettivamente, condiviso e osservato.
Comprendere, come sostiene Agostino Della Sala Spada, “l’indole delle popolazioni” è riconoscere nell’autorità e vitalità del proverbio la misura dell’immaginario di una cultura. Di fronte a un avvenimento, un accadimento, una decisione che si impone, il contadino della tradizione ricorreva alla saggezza proverbiale […] Appoggiarsi e sostenere i convincimenti decisionali con i proverbi vuole anche dire essere parte attiva di un folklore giuridico che ha regolato con l’oralità i ritmi quotidiani ed eccezionali del vivere di tradizione. Il contadino possiede l’enciclopedia giuridica dei proverbi a portata di memoria per decidere come comportarsi in qualsiasi situazione riferita alla collettività, alla condizione comunitaria. Scorrere un repertorio di proverbi significa, dunque, avere a disposizione una banca dati di saperi […] Studiare oggi la raccolta dei proverbi monferrini richiede senz’altro una lettura analitica, critica, riguardante da un lato le categorie con cui sono stati classificati, dall’altro un approfondimento dei contenuti criptici che sottendono la forma, poiché l’intelligenza del presente riesce sempre meno a rendere trasparente queste formule di memoria. Si tratta di un lavoro complesso […] Oggi assistiamo a un ampio dibattito sul destino agrituristico delle colline del Piemonte meridionale. Diverse velocità di sviluppo interessano tratti morfologici di questo territorio. La Langa è definita da un maturo paesaggio culturale ed economico che le altre colline non possiedono ancora. Il Monferrato gode di una lunga e densa storia colta e popolare, ma sembra non saper mettere a frutto questo patrimonio che definisce e sostanzia la memoria e, nel contempo, le speranze di futuro. Cercare nuove traiettorie che riconoscano un’identità materiale e immateriale è esigenza improcrastinabile per reinventare queste colline del lavoro e della festa. Il ritardo che segna il territorio rispetto al mare di colline cui appartiene si rivela oggi, per alcuni versi, un valore aggiunto non secondario, persino prezioso e non riproducibile su altre colline che stanno allegramente e stoltamente sperperando la loro biodiversità per troppa postmodernità. Il Monferrato conserva una terra con una più alta concentrazione di specie, protette da una natura che non è stata ancora aggredita da un eccessivo consumo antropico, come accade con la Langa, che rischia di vedere minacciato il suo paesaggio […] in termini di biodiversità e di un’altrettanto importante etnodiversità. Occorre, dunque, partire da questo stato dell’arte per ripensare alle colline percorse da Della Sala Spada […] la ristampa critica de “I proverbi monferrini” può rappresentare un sostanziale contributo a questo oramai inderogabile dibattito, al fine di reinventare il “bel Monferrato” come lo definisce il nostro autore, per far rivivere tutte insieme le colline del Piemonte meridionale che l’Unesco ha riconosciuto patrimonio vitivinicolo dell’umanità.