Ha lavorato a Berlino come corrispondente per l’Ansa e la Reuters, ora scrive per il quotidiano inglese della Giordania.
Ci sono date che restano scolpite nella memoria ed eventi che segnano il destino di ciascuno di noi, consapevolmente o inconsapevolmente. Per Elisa il 6 novembre 2007 è e resterà un giorno da non dimenticare: mentre l’Italia dava l’addio al maestro del giornalismo Enzo Biagi, lei componeva alla tastiera del computer il suo primo “pezzo” per La Nuova Provincia. «Scrissi dell’apertura di una nuova casa di riposo in un paese dell’Astigiano, non era un gran pezzo ma da qualcosa bisognava pur cominciare. E proprio questo mi sono detta quella sera per darmi coraggio, tornando a Mongardino in mezzo alla nebbia di novembre. Con il pensiero a Enzo Biagi che apprezzavo per la sua pacatezza, sobrietà ed eleganza».
Quello che Elisa non poteva immaginare era che nell’arco di pochi anni la sua carriera avrebbe preso il volo: da Asti a Berlino per finire ad Amman. Una ragazza con capacità di analisi e di apprendimento non comuni, tenace e insieme umile. Coraggiosa e con tanta voglia di scoprire il mondo. Nei pochi mesi di frequentazione alla Nuova Provincia avevo intuito che avrebbe fatto strada. Poi un giorno la ritrovo sui social network, tra Germania e Giordania.
«Mi sono trasferita a Berlino nel 2008 – racconta – volevo migliorare il tedesco che avevo cominciato a studiare ad Asti con la professoressa Arrobbio. Una volta perfezionata la lingua – cosa non facile ma chi la dura la vince – ho iniziato a lavorare per un giornale on line e a scrivere di temi europei in tedesco. Il portale si chiama EurActiv e, partendo da Bruxelles, si è espanso in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea. Ho lavorato per EurActiv un anno con un capo austriaco e colleghi tedeschi che mi hanno aiutata, supportata e insegnato molto. Scrivere in tedesco non è stato facile inizialmente ma, con il passare del tempo, è diventata un’abitudine che mi ha aperto successivamente diverse porte. Ho scritto degli scandali della Protezione civile in Italia, con i vari Anemone e Bertolaso a dividersi appalti, e poi della campagna berlusconiana contro la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche».
Come sei arrivata all’Ansa? «Avevo appena concluso il master in Filosofia economica a Milano e stavo per partire per qualche settimana di vacanza in Israele. Suona il cellulare e leggo numero sconosciuto, non avevo voglia di rispondere ma per fortuna l’ho fatto. Era Roberto Caracciolo, all’epoca corrispondente dell’Ansa a Berlino, che mi chiamava per sapere se fossi interessata a un posto come assistente in redazione. Il giorno seguente mi sono presentata per il colloquio e, una volta tornata dalle vacanze, ho iniziato a lavorare in qualità di assistente del capo corrispondente (2011-2012). Dopo Caracciolo, ho lavorato con la successiva e attuale corrispondente Rosanna Pugliese che è diventata un’amica. L’esperienza all’Ansa è stata una grande palestra professionale. Non solo mi trovavo di fronte alla cancelliera Merkel, al presidente della BCE Mario Draghi e alla direttrice del FMI Christine Lagarde ma, insieme agli altri corrispondenti, dovevo tradurre ed elaborare lanci di agenzia che in tempo reale apparivano su tutti i siti online delle maggiori testate italiane. Che brividi e che pathos. All’Ansa ho imparato come lavora un professionista a livello internazionale, a cercare di non perdere la calma in momenti di lavoro estremo e a non temere la responsabilità di quello che si scrive. Lavorare velocemente, con precisione e professionalità, sono cose che si imparano sul campo. L’Europa stava fronteggiando la crisi del debito, Roma aspettava dagli uffici berlinesi un continuo lavoro, una mole che, credo, raramente si possa raggiungere in un ufficio». Dalla prima agenzia di informazione italiana, Elisa Oddone è passata alla più grande agenzia mondiale, la Reuters.
«La mia passione per il giornalismo anglosassone e americano ha fatto sì che lasciassi l’Ansa per iniziare uno stage alla Reuters (international service) per poi continuare a lavorare come freelance per il suo ufficio berlinese. Prediligo scrivere in inglese, sia per lo stile giornalistico, molto pragmatico e diretto al punto, che per la sobrietà. La notizia è la notizia. Non c’è spazio per un commento del giornalista. I fatti vanno riportati nella maniera più distaccata possibile per far sì che sia il lettore stesso a formarsi una sua opinione. Il giornalista è uno strumento al servizio del cittadino per dare e convogliare informazione».
Per la Reuters Elisa segue le vicende economiche legate alla crsi dell’euro ma anche fatti di cronaca legati a un gruppo di estremisti islamici salafisti all’interno del paese. Quando scoppia la primavera araba, la giovane reporter astigiana è pronta a fare le valigie. Fin dal 2011 studiava l’arabo con l’obiettivo di trasferirsi in Medio Oriente. «Dovevo andare al Cairo e lavorare come freelance per l’Associated Press, quando è arrivato il colpo di Stato. Per una volta ho fatto quello che mia mamma, mossa da preoccupazione, mi chiedeva, ovvero cambiare meta».
Circa tre mesi fa, Elisa si è trasferita ad Amman, in Giordania, e ha trovato lavoro presso il quotidiano nazionale inglese The Jordan Times. Sta seguendo le tensioni tra cristiani e musulmani in Medioriente e l’emergenza umanitaria legata ai rifugiati siriani in Giordania, 600 mila persone su una popolazione totale di 6 milioni di abitanti. «Ogni giorno è un’avventura. Da quando esco di casa la mattina a quando ritorno la sera, ma ne vale la pena. I giordani sono persone gentili ed estremamente accoglienti. L’essere donna non mi provoca alcun problema, in quanto come europea non sono tenuta a seguire dettami religiosi islamici o tradizionali».
Nel futuro prossimo di Elisa c’è ancora il Medio Oriente: il Cairo o Beirut. Poi potrebbe decidere di bussare a qualche porta italiana: «La redazione di Repubblica o del Sole 24 Ore o dell’Espresso, perché no?». Nel frattempo ha imparato a combattere la nostalgia di casa… con un po’ di coccole al gatto Amir e una passeggiata nel deserto.