Ho fatto un sogno.
Ho sognato che avevo deciso di lasciare la macchina in garage. Sarei sceso a piedi da Viatosto verso Asti centro. Avvolto da una fresca nebbiolina in conflitto con i primi raggi del sole, mi incamminai lungo la stradina in terra battuta che da casa mia sbuca sull’asfaltata, di fronte a Villa Carlotta. A passo felpato, per non svegliare i cani… se mi avessero notato, avrebbero sofferto troppo nel vedermi andare in giro, senza di loro. Tenevo d’occhio il fosso per vedere se fossero spuntati i mughetti.
«Questa passeggiatina dovrei farla tutti i giorni…» pensavo. «In fondo son poi solo 4 km… quanto basta per tenere a bada gli zuccheri nel sangue…». Indosso scarpe adatte e parlo con loro: «Fra poco lasciamo lo sterrato e guadagniamo l’asfalto, sarà un po’ meno pittoresco, ma molto più comodo, vi sembrerà di volare!». Villa Carlotta è silente, sonnecchia ancora.
Ancora pochi metri e i setter del dr. Arnaud mi avrebbero salutato con il loro festoso abbaio… ci conosciamo, son cacciatore anch’io! Più avanti avrei dato un’occhiata al vigneto sperimentale con annessa casupola con torretta, quindi avrei fatto finta di non vedere certi obbrobrii architettonici e sarei passato davanti al basso fabbricato, già officina-atelier del compianto sig. Scassa, storico menuisier, fabbro e brocante. La lentezza e la spensieratezza del mio passo sono inversamente proporzionali alla frenesia del traffico che scorre sotto il cavalcavia della TO-PC. Lo supero e svolto a destra verso l’Ospedale, lungo il campetto sportivo retro Stadio, e mi chiedo: «Perché mai lo hanno recintato con quella paratia verde scuro? era così bello stare a guardare i giocatori!» Poi mi ritrovo giù da corso Dante.
L’incontro con i vecchi tigli è pur sempre gradevole. Son lì da più di cent’anni… e qualcuno li voleva abbattere! Supero la rotonda di piazza Vittorio Veneto e scendo dalla parte del Boschetto, buttando l’occhio nel cortile della “Dante“,già “Arnaldo Mussolini” (il suo busto troneggiava su una colonna di pietra in cima alla scalinata). (Ora che ci penso qualche “limonata “ dietro a quella colonna l’ho fatta anch’io, di sera, sempre che la postazione non fosse già occupata da una coppietta giunta in loco prima di me!).
Costeggio l’ex Sferisterio, dove d’estate c’era il cinema all’aperto e il ring per gli incontri di catch con il mitico Fusero (peso massimo). In via Morelli ci abitava la prof. Salvadore, familiarmente detta la “Geppa”. Mi dava ripetizioni di latino. San Silvestro, piazza Medici… riesco a udire, proveniente da piazza San Secondo, un suono di musiche d’antan: valzer, fox trot, tanghi, slow e slow–fox… È una colonna sonora soffusa e sognante, che pervade un accogliente ballo a palchetto installato nel bel mezzo della piazza. E, dentro, c’è tanta gente che danza, spensieratamente. Ma sì, ci sono proprio tutti, li riconosco: gli Ercole, gli Stevano, il comm. Faletti con Linda, i Pronzato, i Pugno, i Moglia, i De Benedetti, gli Stella, i Griffa, i Grosso, gli Olivati, i Pasetti, Poncini, Dario Occhiena, Gigi Corosu, Biura, Del Puy, Giorgio Mathis detto “lo schiavo“, i Caratti, gli Zunino, i Visconti, i Marchia, le sorelle Grasso, Bici e Bauci, Cantino, le sorelle Brezzi, gli Scialuga, gli Obermitto, Ninetta Gazzelli, Donato Montalcini, i Montalcini, i Goria, i Bonfanti, gli Oddone, Monticone, le prof. Jona, Cavagnero, Guasco, Blua, Sattanino, i Currado…
La musica è svanita e con lei il sogno. Mi sveglio sorridendo, canticchiando Dancing in the dark!