lunedì 14 Luglio, 2025

Novecento e altro

Guido Ginella, il signore della fisarmonica

Morì in un incidente stradale a 82 anni con la fisarmonica in spalla. Fu così che nel 1982 si spense Guido Ginella, una vita passata a suonare e far cantare generazioni di astigiani.

Le radici di Papa Francesco

Astigiani dedica questa mappa alle radici di Jorge Mario Bergoglio eletto Papa il 13 marzo 2013 con il nome di Francesco. Una vite con il ceppo che prende forza dalla terra astigiana, cresce in Argentina e arriva al Soglio pontificio di Roma

La crescita di una città

Per qualche urbanista Asti doveva diventare una città di oltre centomila abitanti, ma non raggiunse mai quella soglia. Questo è il racconto dello sviluppo demografico della città con le sue contraddizioni. Dalla fine della seconda guerra mondiale la rinascita: la popolazione astigiana è pian piano aumentata fino ad arrivare al picco di 80.020 abitanti nel 1976. Tra i fattori il maggior benessere con il conseguente aumento del numero delle nascite, ma anche i flussi migratori da varie regioni italiane per le disponibilità di posti di lavoro. Sono nati nuovi quartieri. Poi sono venuti gli anni della crisi che non ha frenato le significative immigrazioni dall’estero. E il numero dei residenti della città è tornato nuovamente a crescere.

L’Astigiano elesse sei padri costituenti

Con la morte di Giulio Andreotti, il 6 maggio del 2013 è rimasto in vita solo il senatore Emilio Colombo tra i 556 Padri Costituenti: ultimo testimone diretto di quella stagione storica, politica e parlamentare che portò alla nascita della nostra Carta Costituzionale. Alla formulazione di quel documento fondamentale, ancora oggi al centro del dibattito politico e istituzionale concorsero anche sei Padri Costituenti di origine astigiana, per provenienza o per un legame intenso e intrecciato delle loro esperienze personali. I loro nomi sono stati spesso dimenticati: Umberto Calosso, Enzo Giacchero, Umberto Grilli, Felice Platone, Leopoldo Baracco, Alessandro Scotti. qui sono sintetizzate le loro storie: intense e talvolta avventurose. Percorsi di vita che – a vario titolo – attraversano la città di Asti e l’Astigiano e si incontrano, ciascuna con le proprie specificità, in una stagione fondamentale della nostra storia repubblicana.

Per noi ragazzi Piazza Alfieri era il mondo

Due ragazzini, cresciuti tra il cortilone di Palazzo Anfossi, la chiesa del Santo e la grande piazza trapezoidale con il monumento a “Toju”, sono i testimoni vivacissimi della vita nel quartiere del centro di Asti nei primi anni Cinquanta. Ai giovani bastava poco per divertirsi. Questo è il loro racconto di quegli anni, in un’Asti che provava a diventare una città moderna, ma che manteneva abitudini, comportamenti e condizioni sociali di epoche più lontane, destinate a cambiare in modo radicale soltanto alla fine degli anni ’60. Uno spaccato della vita del “quartiere piazza Alfieri” e le “mirabolanti avventure” di due suoi giovanissimi abitanti, gli aneddoti, i ricordi, gli straordinari personaggi che, appartenenti ai più diversi ceti, ne costituivano l’irripetibile tessuto sociale.

Provincia

L’annuncio, un po' a sorpresa, arriva il 30 marzo 1935. La città di Asti torna ad essere capoluogo di provincia, dopo la soppressione napoleonica e quella del 1859. Le remore da parte delle province confinanti di Cuneo e Alessandria. Il ruolo di Vincenzo Buronzo, Pietro Badoglio e Giovanni Penna. Dopo la fine della guerra, nasce la deputazione guidata da G.B. Torta. Soltanto nel 1951 si tengono per la prima volta le elezioni provinciali, vinte dalla Democrazia Cristiana che proseguirà il lungo predominio elettorale per decenni. Il nuovo palazzo della provincia, inaugurato nel 1961 dal ministro Mario Scelba. I presidenti: da Amasio alla lunga "Era Andriano", da Tovo al "grappolo" di Goria per finire con Marmo e l’ultima presidente Maria Teresa Armosino. I 77 anni di storia dell’ente.

Piazza Alfieri e Campo del Palio

Dagli archivi emergono i progetti di una Asti mai vista. Sono le idee di architetti e urbanisti che non hanno mai visto la luce, piazze ed edifici rimasti sulla carta. Se fossero stati realizzati, oggi la città sarebbe quasi irriconoscibile: la casa littoria – oggi sede dell’Intendenza di Finanza – si sarebbe aperta verso piazza Alfieri con una corte porticata. Piazza Campo del Palio non esisterebbe più, al suo posto vedremmo oggi viali, palazzi e giardini. E un intero isolato del centro storico, in epoca fascista, doveva diventare un'area verde, mentre dalle parti di Valmanera era previsto uno stadio di hockey. Viaggio tra le prospettive inedite di una città, dove i progetti scartati hanno lasciato vuoti urbanistici che ancora oggi faticano a trovare un’identità.

Quei giardini mai fioriti

I giardini che ad Asti sono stati progettati dai migliori speciali, ma non sono mai stati realizzati, per rendere più accogliente la cttà nella prospettiva di farla diventare capoluogo di provincia.

Quando la “nera” tornò a far notizia

Dopo vent’anni di quasi totale assenza, la cronaca nera irrompe subito dopo la fine della guerra anche sui giornali astigiani. Ma non andò quasi mai in “apertura”, unica eccezione l’alluvione del ’48, trattata comunque in maniera molto diversa a seconda dei giornali. Un periodo convulso e tumultuoso in cui le battaglie politiche ed il difficile ritorno alla normalità prevalevano, nelle cronache dell ’epoca, sui numerosi fatti di sangue, rapine, frodi annonarie e processi ai criminali fascisti. La testimonanza di luigi garrone, il primo dei cronisti “apprendisti stregoni ” e la non facile vita di chi doveva imparare le nuove regole della libertà di stampa. “Cittadino ”, “gazzetta d’asti ”, “galletto ” e altre nuove e spesso effimere testate di una stagione bella ed irripetibile, il cui “racconto” cambiò radicalmente nel corso degli anni ’50 con l’arrivo di nuovi giornali.