venerdì 11 Ottobre, 2024

Novecento e altro

Per noi ragazzi Piazza Alfieri era il mondo

Due ragazzini, cresciuti tra il cortilone di Palazzo Anfossi, la chiesa del Santo e la grande piazza trapezoidale con il monumento a “Toju”, sono i testimoni vivacissimi della vita nel quartiere del centro di Asti nei primi anni Cinquanta. Ai giovani bastava poco per divertirsi. Questo è il loro racconto di quegli anni, in un’Asti che provava a diventare una città moderna, ma che manteneva abitudini, comportamenti e condizioni sociali di epoche più lontane, destinate a cambiare in modo radicale soltanto alla fine degli anni ’60. Uno spaccato della vita del “quartiere piazza Alfieri” e le “mirabolanti avventure” di due suoi giovanissimi abitanti, gli aneddoti, i ricordi, gli straordinari personaggi che, appartenenti ai più diversi ceti, ne costituivano l’irripetibile tessuto sociale.

Provincia

L’annuncio, un po' a sorpresa, arriva il 30 marzo 1935. La città di Asti torna ad essere capoluogo di provincia, dopo la soppressione napoleonica e quella del 1859. Le remore da parte delle province confinanti di Cuneo e Alessandria. Il ruolo di Vincenzo Buronzo, Pietro Badoglio e Giovanni Penna. Dopo la fine della guerra, nasce la deputazione guidata da G.B. Torta. Soltanto nel 1951 si tengono per la prima volta le elezioni provinciali, vinte dalla Democrazia Cristiana che proseguirà il lungo predominio elettorale per decenni. Il nuovo palazzo della provincia, inaugurato nel 1961 dal ministro Mario Scelba. I presidenti: da Amasio alla lunga "Era Andriano", da Tovo al "grappolo" di Goria per finire con Marmo e l’ultima presidente Maria Teresa Armosino. I 77 anni di storia dell’ente.

Piazza Alfieri e Campo del Palio

Dagli archivi emergono i progetti di una Asti mai vista. Sono le idee di architetti e urbanisti che non hanno mai visto la luce, piazze ed edifici rimasti sulla carta. Se fossero stati realizzati, oggi la città sarebbe quasi irriconoscibile: la casa littoria – oggi sede dell’Intendenza di Finanza – si sarebbe aperta verso piazza Alfieri con una corte porticata. Piazza Campo del Palio non esisterebbe più, al suo posto vedremmo oggi viali, palazzi e giardini. E un intero isolato del centro storico, in epoca fascista, doveva diventare un'area verde, mentre dalle parti di Valmanera era previsto uno stadio di hockey. Viaggio tra le prospettive inedite di una città, dove i progetti scartati hanno lasciato vuoti urbanistici che ancora oggi faticano a trovare un’identità.

Quei giardini mai fioriti

I giardini che ad Asti sono stati progettati dai migliori speciali, ma non sono mai stati realizzati, per rendere più accogliente la cttà nella prospettiva di farla diventare capoluogo di provincia.

Quando la “nera” tornò a far notizia

Dopo vent’anni di quasi totale assenza, la cronaca nera irrompe subito dopo la fine della guerra anche sui giornali astigiani. Ma non andò quasi mai in “apertura”, unica eccezione l’alluvione del ’48, trattata comunque in maniera molto diversa a seconda dei giornali. Un periodo convulso e tumultuoso in cui le battaglie politiche ed il difficile ritorno alla normalità prevalevano, nelle cronache dell ’epoca, sui numerosi fatti di sangue, rapine, frodi annonarie e processi ai criminali fascisti. La testimonanza di luigi garrone, il primo dei cronisti “apprendisti stregoni ” e la non facile vita di chi doveva imparare le nuove regole della libertà di stampa. “Cittadino ”, “gazzetta d’asti ”, “galletto ” e altre nuove e spesso effimere testate di una stagione bella ed irripetibile, il cui “racconto” cambiò radicalmente nel corso degli anni ’50 con l’arrivo di nuovi giornali.

I signori del brindisi

Non fu probabilmente mai scattata una fotografia della cerimonia del 17 dicembre 1932, giorno in cui venne ufficialmente costituito il “consorzio per la tutela dei vini tipici moscato d’asti e asti spumante”. Una trentina di esponenti del mondo enologico piemontese firmarono l’atto con cui nacque il consorzio che ora festaggia gli 80 anni. La prima uscita ufficiale fu a siena. Quel san secondo a cavallo ha continuato a galoppare. Sono cambiati presidenti e strategie per far conoscere in tutto il mondo il vino figlio del moscato, prodotto in 53 comuni, che porta il nome di asti nel mondo.

Paolo Conte e il calipso dimenticato

Nella vasta discografia di Paolo Conte c’è un brano che non compare . E’ un motivetto musicato dal cantautore astigiano nella primavera del 1980. E’ dedicato al calcio e alla squadra della Torretta Santa Caterina per celebrare l’ormai sicura promo zione in serie C2. Il 25 maggio 1980 quel “Calipso Torretta” venne diffuso dagli altoparlanti dello stadio prima dell’ultima partita in serie d contro il pontedecimo. Poi venne la fusione con l’asti e quell’inno ironico e divertente fu dimenticato. “Astigiani” ha recuperato una delle poche musicassette ancora esistenti, la foto del momento della registrazione e racconta il clima e il contesto che port ò conte a musicare quel calipso. Per chi quel giorno allo stadio c’era e per I tanti che potranno comun que ascoltarlo oltre trent’anni dopo.

Mussolini concede la Provincia ma spegne il Palio

Il 1935 è un anno importante per la vita astigiana. Dopo un lungo e tormentato iter quell’anno, a marzo, viene conferito alla città il titolo di capoluogo di provincia e si crea il nuovo ente ritagliato sulla carta amministrativa del Piemonte tra le province di Alessandria e Torino, senza intaccare i confini di quella di Cuneo, forte del veto di Casa Savoia “La Granda non si tocca” . Da Castelnuovo Don Bosco a Serole, Asti ha così la sua Provincia che, i più fantasiosi indicarono a forma di grappolo d’uva.