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Speciale pandemia

Per grazia ricevuta, contro i contagi ex voto e santuari

La fede come baluardo a difesa della salute
Gli ex voto ci parlano dello stretto rapporto tra cielo e terra, ci fanno riflettere sul fatto che piccole e grandi catastrofi, naturali e sociali, si succedono nella storia con regolarità impressionanti. Nella diocesi di Asti gli ex voto schedati sono circa 750. Uno di questi, conservato nella parrocchia del Sacro Cuore di Agliano, ricorda la terribile epidemia di difterite che tra il 1881 e il 1883 uccise 179 bambini: nel quadro si distinguono mamme e bambini graziati dalla malattia, insieme ai personaggi illustri del paese. A Villafranca una tavoletta votiva di metà ottocento ricorda la salvezza dal colera. Contro l’avanzata delle epidemie si erigevano anche i santuari, come la chiesa della Madonna di Viatosto. Al suo interno c’è un quadro ex voto che si riferisce alla peste del 1340.

La fede baluardo contro le malattie

 

Due momenti significati del rapporto tra fede e salute durante la pandemie del Coronavirus 2020. L’ostensione della Sacra Sindone a Torino seguita in diretta streaming e la preghiera di papa Francesco al Crocifisso custodito nella chiesa romana di San Marcello al Corso venerato fin dai tempi della liberazione dalla peste del 1522. Il Crocifisso ligneo è stato portato in Vaticano per le celebrazione della Pasqua
Due momenti significati del rapporto tra fede e salute durante la pandemie del Coronavirus 2020. L’ostensione della Sacra Sindone a Torino seguita in diretta streaming e la preghiera di papa Francesco al Crocifisso custodito nella chiesa romana di San Marcello al Corso venerato fin dai tempi della liberazione dalla peste del 1522. Il Crocifisso ligneo è stato portato in Vaticano per le celebrazione della Pasqua

Gli ex voto ci parlano di uno stretto rapporto tra cielo e terra, tra straordinario e quotidiano, tra fede e scienza; sono innumerevoli storie di pietà che consentono di rivedere la storia, cogliere le trasformazioni partendo dal basso, dalla vita vissuta di migliaia di protagonisti.

Le tavolette votive dipinte si rivelano come uno straordinario vettore con cui si trasmettono e riproducono i valori della comunità: famiglia, patria, lavoro, cura degli animali, del territorio, uso delle nuove tecnologie e dei mezzi di trasporto. Negli ex voto si coglie il ciclo della vita, delle stagioni; fanno riflettere sul fatto che piccole e grandi catastrofi naturali (alluvioni, valanghe, frane, terremoti, epidemie) o sociali (guerre, brigantaggio, emigrazioni, incidenti) si succedano e si ripresentino con regolarità impressionante, trovandoci – purtroppo – ogni volta impreparati.

Per intendere appieno la profondità di questa forma di devozione popolare è sufficiente riferirsi all’attuale momento storico (primi mesi del 2020), dove la pandemia legata al Coronavirus ha colpito pesantemente l’Italia (compreso l’Astigiano) e il mondo intero.

Facciamo un salto indietro di due secoli. Un dipinto di Amedeo Augero nella Sala Rossa di Palazzo di Città a Torino ricorda il voto alla Consolata per la liberazione dal colera; il primo contagiato, un barcaiolo, muore il 25 agosto 1835 e il maggior numero di vittime è nei
quartieri poveri e degradati, come “il Moschino” di borgo Vanchiglia.

Eccoci ai giorni nostri con l’Ostensione straordinaria della Sindone per la Pasqua 2020 avvenuta a Torino in diretta televisiva e via social per contrastare il flagello del Coronavirus, vista on-line da un miliardo di persone in tutto il mondo.

A Roma, nella chiesa di San Marcello al Corso, è venerato un antico e prezioso crocifisso, considerato miracoloso, e per questo usato ai tempi del Papa Re per fermare le pestilenze nella capitale. Il crocifisso è stato oggetto di profonda venerazione da parte dei fedeli
di Roma già dal 1522 quando si sviluppò una grave epidemia di peste in tutta la città. Al nostro tempo Papa Francesco si è recato il 15 marzo 2020 nella chiesa di San Marcello con un solitario e impressionante pellegrinaggio a piedi per le vie di Roma per pregare il Crocifisso miracoloso che è poi stato spostato in Vaticano ed è apparso accanto al pontefice nelle celebrazioni in una piazza San Pietro spettralmente vuota.

Come si può osservare, le grandi epidemie – ieri come oggi – vengono “prese in carico” da
comunità, civili o religiose; ma lasciano tracce anche negli ex voto dipinti commissionati da singoli. Stiamo parlando di pochi casi su di un campione nazionale di diecimila ex voto e di una (forse) maggiore frequenza nel centro e sud Italia.

A ricordo della difterite del 1881-83 che ad Agliano uccise 179 bambini

Agliano Terme (Asti), Chiesa Parrocchiale San Giacomo Maggiore. «Ex voto 1882», commissionato dalla famiglia Niccolini al pittore Michelangelo Pittatore per la guarigione di bambini ammalati per l’epidemia di difterite, malattia che uccise 149 bambini del paese [Archivio don Severino Ramello]

Nella diocesi di Asti, dove disponiamo di un campione di circa 750 ex voto dipinti (fotografati e schedati), ne abbiamo trovati solo un paio, che illustriamo di seguito. Don Severino Ramello, parroco di Agliano d’Asti, ci ha fatto conoscere un ex voto del 1883 presente nella chiesa della parrocchia, dedicata al Sacro Cuore, come grazia ricevuta per un’epidemia di difterite scoppiata nel 1881 e cessata nel 1883, che aveva ucciso 179
bambini: una strage.

Nel quadro – dipinto da Michelangelo Pittatore (non firmato esplicitamente) – si riconoscono alcuni personaggi; sulla sinistra del quadro la maestra Edvige Cocito presenta al Sacro Cuore il figlio Giuseppe che diventerà segretario comunale a Cossano Belbo e Santo Stefano Belbo. Il ragazzo a sinistra è Carlin du tulé, nonno del geometra Nicola Angelillo. Ancora a sinistra si vede il volto di Pina dei Niccolini; l’ex voto è stato commissionato dalla signora Faravelli (originaria di Canelli e sposa del cav. Giuseppe Niccolini) per la guarigione del piccolo Francesco Filippo (ultimo rampollo della famiglia, al centro, vestito di bianco) cui mostra il Sacro Cuore. Sulla destra è raffigurata Rosetta Rodano con in braccio il primogenito ammalato che ha in mano un melograno. Piegata sulla culla, c’è la mamma del parroco don Surra mentre a destra in basso il bimbo biondo che osserva è Achille Bologna che diventerà avvocato.

Anni terribili che furono ricordati dai protagonisti – diventati uomini e donne – per decenni a venire e che ora questo ex voto ci ricorda; un quadro “molto pregato” come ricorda ancora don Ramello.

A Villafranca d’Asti un ex voto ricorda la salvezza dal colera

 

Giovanni Pelissetti, nel 1989, ci ha introdotto nella Chiesa di Santa Maria di Vulpilio sulla collina che domina la piana di Villafranca d’Asti. Dopo una vita passata come bibliotecario all’Olivetti di Ivrea, Pelissetti ha dedicato molto del suo tempo come rettore della chiesa
e alla conservazione degli ex voto; in uno di questi compare come miracolato per essersi salvato in un rastrellamento nazifascista e un altro lo ha addirittura dipinto.

Al Bricco Lu di Costigliole nel 1743 un ex voto ricorda la grazia per le “sei bestie bovine”

Costigliole d’Asti (Asti), Santuario Madonna delle Grazie. Ex-voto del 1743. Sul verso si legge: «La Sant.ma Vergine delle Gratie / con San Teodoro / Un homo ingenocchio in atto di pregare / con N. 6 Bestie Bovine» (anche se sulla tavoletta gli animali dipinti sono più di 6…) [Foto R. Grimaldi, 1987]

Un ex voto raffigura una donna che invoca la grazia alla Madonna di Vulpilio per salvarsi da un’epidemia di colera; il cartiglio recita infatti «G.R. per il Colera». Purtroppo il dipinto non è datato ma dal confronto con altri della stessa fattura si può fare risalire l’evento verso la metà del 1800.

La donna è rappresentata in ginocchio davanti alla Chiesa, molto probabilmente la stessa dove si trova l’ex voto, anche se oggi questa ha subìto notevoli rimaneggiamenti rispetto all’antica struttura.

Sono invece più frequenti gli ex voto per le guarigioni di animali; ancora negli Anni Sessanta del secolo scorso sentivamo dire ai nostri genitori o nonni che nelle campagne si chiamava più facilmente il veterinario per il bue o la mucca che stavano male piuttosto che il medico per il figlio ammalato.

Nel Santuario della Madonna delle Grazie di Bricco Lu a Costigliole d’Asti, un ex voto del 1743 raffigura un uomo inginocchiato nell’atto di chiedere la grazia alla Madonna per le sue “bestie bovine” (come si legge sul verso della tavoletta), probabilmente a causa di qualche
epidemia.

Santuari-barriera contro l’avanzata delle epidemie

 

Si è detto che nel centro e sud Italia abbiamo rilevato alcuni casi in più di ex voto relativi a epidemie di peste e colera. Uno di questi si trova nel Santuario dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino di Trecastagni nei pressi di Catania, luogo che conta un migliaio di tavolette votive dipinte, oltre a numerosi e rari ex voto in cera che riproducono parti anatomiche del corpo, i cosiddetti “boti”.

I santuari sono da sempre considerati luoghi di frontiera posti a protezione anche contro l’avanzata di peste, colera ecc.; si tenga conto che dei 4.500 santuari italiani, l’11% (circa
500) sono stati eretti come barriera contro le epidemie. Anche in Piemonte e nell’Astigiano la proporzione di santuari nati per fronteggiare pericolose epidemie si attesta sul 10 per cento dei casi.

La tabella pubblicata in queste pagine riporta i santuari piemontesi di cui è nota la leggenda di fondazione che tratta di epidemie, peste e colera.

I santuari piemontesi legati alle pandemie

 

Chiesa Madonna, Viatosto, Asti
La leggenda deriva l’origine del santuario dalla miracolosa cessazione della peste nell’anno 1340 in Asti, che “via tosto”, da quel luogo in poi, liberò “presto” tutta la città.

Santuario San Rocco, S. Damiano d’Asti
L’unico elemento disponibile per tentare una datazione dell’edificio è la pietra votiva attestante una guarigione dalla peste che reca la data 29 giugno 1409.

Santuario San Rocco, Scurzolengo

La chiesa fu edificata per devozione verso il santo protettore della peste (e l’anno di edificazione 1630 ne è una conferma).

Santuario Beata Vergine della Creta, Castellazzo Bormida
La prima edificazione nel sito fu una cappella, costruita nel 1631 dal castellazzese Giovanni Viola come ringraziamento a seguito dell’epidemia di peste che aveva devastato l’Europa; la cappella conteneva un quadro raffigurante la Beata Vergine del Santuario di Crea.

Nostra Signora delle Grazie, Vignole Borbera
Il Santuario risale al 1836 e fu fatto costruire come ringraziamento alla Madonna per la fine dell’epidemia di colera che flagellava la città e le zone limitrofe.

Santuario di Oropa, Oropa
Secolo IV, S. Eusebio porta la statua della Madonna nera con bimbo, al ritorno da un viaggio dall’oriente. Un’altra statua analoga è collocata dal santo a Crea nel Monferrato e una terza viene portata a Cagliari. 1599, gli abitanti di Biella, scampati alla peste, adempiendo al voto demolirono la chiesa medievale per costruire l’attuale santuario.

Madonna del Monserrato, Borgo San Dalmazzo
Probabilmente, a seguito della grave epidemia di peste che colpì il nord Italia ed anche queste zone tra il 1628 e 1630, i borgarini decisero di edificare un santuario alla Vergine in un luogo sulla collina che era mèta di pellegrinaggi.

Santuario della Madonnina, Busca
Un giorno accanto all’icona comparvero due mucche di cera. Chi le aveva messe? Qualcuno che aveva ottenuto la guarigione delle bestie per intercessione della Madonna.

Santuario Madonna delle Grazie, Castiglione Saluzzo
Secondo la tradizione il santuario è stato costruito in seguito a un voto fatto dalla popolazione durante una grave epidemia; si racconta che i tredici anelli della catena, appesa a un arco della volta del santuario, rappresentino le tredici famiglie scampate al pericolo che, in riconoscenza alla Vergine, fecero costruire l’edificio.

Santuario Beata Vergine delle Grazie, Cavallermaggiore
Anno 1452. Cavallermaggiore e le vallate del cuneese sono colpite dalla peste e dalla guerra. Il 30 agosto, al levar del sole, a un povero sordomuto Vincenzo Bongianino, appare la Vergine che gli restituisce la parola e l’udito e gli consegna un manoscritto. La Madonna chiedeva di costruire una chiesa e di essere venerata come Patrona. La peste e la guerra cessarono. Venne eretto un piccolo Santuario, che fu demolito nel 1803 e il pilone in cui era dipinta l’immagine della Vergine, venne trasportato dalle truppe francesi di occupazione nella Chiesa di S. Agostino, che fu chiamato Santuario della Beata Vergine delle Grazie.

Santuario Madre Divina Provvidenza, Cussanio
La leggenda narra l’apparizione della Vergine Maria al pastore sordomuto Bartolomeo Coppa l’otto e l’undici maggio 1521. La Vergine guarì l’uomo e gli affidò la missione di predicare la penitenza a Fossano. Apparve poi una seconda volta e gli offrì del pane trovandolo affamato, deluso e deriso dagli uomini che aveva incontrato. Fu eretta una cappella sul luogo dell’Apparizione della Madonna.

Santuario Madonna del Bosco, Demonte

Il santuario venne edificato intorno al 1630, in occasione della peste, per volontà del comune, proprietario del terreno.

Santuario Beata Vergine delle Grazie di Valsorda, Garessio
Il santuario conserva al suo interno la venerata immagine della Madonna della precedente cappella originaria del XV secolo, alla quale sono legate grazie straordinarie: il 13 luglio 1653 la guarigione di una sordomuta; nel 1858 di una paralitica, 1630 e 1845 liberazione dalla peste e dal colera.

Santuario Madonna delle Grazie, Guarene
In origine era dedicato alla Madonna di Moretta, legato alle guarigioni di animali dall’afta epizootica. Una donna cerca un veterinario a Moretta perché le sue mucche morivano; prima di trovarlo prega la Madonna dipinta su un pilone. Tornata a casa le mucche sono guarite.

Santuario Beata Vergine della Sanità, Priero

Santuario edificato in seguito al voto fatto dai prieresi ai tempi della peste che desolò il Piemonte dal 1605 al 1634.

Santuario Madonnina della Valle, Vernante

È frutto di un ex voto fatto dagli abitanti di Vernante in seguito a un’epidemia di peste.

Santuario Madonna della Neve, Viola
Un ignoto pittore aveva ritratto su di un pilone l’immagine della Madonna con Bambino. Verso il 1650, gli abitanti di Viola, sciogliendo il voto d’essere stati liberati dal flagello della peste, decisero di trasformare il pilone in cappella.

Santuario Madonna di San Cassiano, Cameri
Dopo la peste del 1630 si ebbe un forte incremento della devozione e fu necessario abbattere l’antica chiesa e costruire un edificio liturgico più grande.

Santuario Madonna del Tabor, Bardonecchia
Secondo la leggenda fu costruito dagli angeli, secondo altri fu edificato in una notte di agosto dopo che una nevicata ne aveva tracciato il perimetro, vicino a un tempio precristiano. La processione annuale risale al 1860 per un voto fatto dalla gente di Mélezet, scampata all’epidemia.

Santuario Madonna della Losa, Gravere
Nel 1690, finita la guerra che stava annientando il paese, provati da una grave epidemia, i gravesi fecero voto di andare in processione al Santuario della Madonna della Losa nel giorno di Sant’Anna.

Santuario Groscavallo, Groscavallo
Nell’anno 1630 dopo l’apparizione della Madonna (durante l’epidemia di peste) fu edificato un pilone, poi sostituito da una cappella in cui conservare due quadretti miracolosi. Nel 1752 vennero iniziati i lavori e nel 1870 venne posta la nuova statua della Madonna Nera.

Santuario Madonna del Callone, Campertogno

Fu edificato tra l’anno 1500 e l’anno 1512 come ex voto per scampato pericolo da epidemie.

Santuario Incoronata di Varallo San Gaudenzio, Varallo
Varallo fu miracolosamente esclusa dall’epidemia di peste del 1630 per l’intercessione della Beata Vergine venerata al Sacro Monte; a scioglimento del voto venne edificato il santuario nel 1631.

Santuario Madonna dello Schiaffo in Sant’Eusebio, Vercelli
Si narra che un giocatore, nella prima metà del secolo XVI, adirato per aver perso, avrebbe colpito la statua della Madonna custodita nel duomo di Vercelli, la quale si sarebbe messa a sanguinare. Il giocatore, incapace di uscire dalla chiesa, sarebbe poi stato giustiziato. Da allora fu meta di devozione in occasione di epidemie e calamità.

Il valore ancora attuale della preghiera e della speranza religiosa

Santuario dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino di Trecastagni (Catania). «Concetta Fazio guarita miracolosamente dal Cholera, li 26 luglio 1867» [Foto R. Grimaldi, 2020]

Nella provincia di Asti i santuari con queste caratteristiche sono dunque la Chiesa/Santuario della Madonna di Viatosto ad Asti, il Santuario di San Rocco di San Damiano d’Asti e il Santuario di San Rocco di Scurzolengo. Ovviamente qui non menzioniamo le innumerevoli cappelle campestri dedicate a San Rocco, noto come protettore – dal Medioevo in poi – dal flagello della peste e di altre epidemie anche di animali.

Va però ricordato che nella Chiesa/ Santuario di Viatosto di Asti si trova un affresco noto come la “Leggenda di Viatosto”; si tratta di un ex voto che si riferisce alla peste del 1340
e raffigura in basso a destra tre nobili giovinetti inginocchiati in atto di chiedere la grazia alla Madonna col Bambino. Purtroppo è in buona parte rovinato.

Santo intercessore è Sant’Antonio Abate raffigurato in piedi alle loro spalle. La leggenda di
fondazione attribuisce al santuario la miracolosa cessazione della peste, che “via tosto”, da quel luogo in poi, si liberò “presto” in tutta la città.

I santuari, per i ricercatori, sono come miniere e alcune volte spuntano pepite preziose come quella emersa grazie al lavoro del DocBi di Biella e di chi per tanti anni lo ha diretto,
l’architetto Giovanni Vachino, che ha messo in evidenza alcuni ex voto della zona legati a epidemie che hanno falcidiato uomini e animali. Per tutti menzioniamo un ex voto che si trova nel Santuario di Graglia e che raffigura una processione in cammino verso il medesimo luogo sacro: «Ex Gratia Recepta 1717 Petitio Repetita 1720. Populi Graliae / Tempore Pestis».

Richieste di grazie – individuali o collettive – che sembravano sopite nel tempo riemergono, oggi come ieri, quando la scienza dimostra la sua impotenza di fronte a rapide trasformazioni della natura e alla globalizzazione, chiamandoci a strategie di comportamento e rinunce che ritenevamo di non dover più adottare.

Scrive Domenico Secondulfo (2020, 4 aprile), sul sito dell’Ais (Associazione Italiana di Sociologia) in Mille e non più mille. L’immaginario del Corona virus: «L’immaginario apocalittico pestilenziale è sicuramente il più semplice da evocare. […] il fatto che questa volta la scienza, pilastro fondamentale della nostra attuale narrazione del mondo, fatichi a trovare velocemente rimedi, mantiene la pandemia più nel recinto della pestilenza che in quello della malattia».

Il lavoro di Garelli (2020), Gente di poca fede, edito da Il Mulino e basato su una grande indagine nazionale, restituisce l’immagine di un Paese incerto su Dio, ma ricco di sentimenti religiosi, disorientato e ondivago nelle sue valutazioni etiche e morali.

Nei tempi bui si è sempre pregato la Madonna chiedendone l’intercessione

Santuario di Graglia (Biella). Ex voto per un’epidemia di peste: «Ex Gratia Recepta 1717 Petitio Repetita 1720. Populi Graliae / Tempore Pestis» (Fonte: Bessone A.S., Trivero S., 1995, I quadri votivi della comunità di Graglia, Biella, DocBi)

 

Ma sono le parole di Giovanni De Luna apparse in un articolo su La Stampa del 29 marzo 2020 dal titolo Nei tempi bui si prega la Madonna che ci riportano in quel luogo simbolico che i sociologi chiamano “definizione della situazione”, dove l’attore sociale si trova a fronteggiare la Storia che gli si rivolta contro: «Quando le nostre forze sono insufficienti a dominare le situazioni, quando nessuno può darti una risposta sull’andamento pazzo di questo mondo, allora ti accorgi di quel Crocifisso che non avevi mai notato perché quasi nascosto in un angolo della chiesa. Una frase in cui sembra riecheggiare il recente grido di dolore di Papa Francesco, la disperazione di un totale affidamento alla sfera del sacro e del divino come estrema risorsa contro il male, quando assume la configurazione catastrofica dell’epidemia o della guerra».

E gli ex voto, nei santuari dove sono collocati, ci ricordano quello che fu e che può ancora e nuovamente accadere ed è accaduto.

 

 

Per saperne di più

 

Cappellino M. (2007), La percezione del paesaggio attraverso le tavolette votive dell’Astigiano, in Osservatorio del Paesaggio (a cura di), Il paesaggio dipinto. Astigiano, Monferrato e Langhe, Asti, Cassa di Risparmio di Asti.

Grimaldi R., Cavagnero S.M., Gallina M.A. (2015), Gli ex voto: arte popolare e comportamento devozionale, Torino, Consiglio regionale del Piemonte (volume liberamente scaricabile dal sito: http://www. cr.piemonte.it/dwd/pubblicazioni/studi/ex-voto.pdf).

Grimaldi R. (1980), Cultura popolare e condizione femminile: gli ex voto, in Bravo G.L. (a cura di), Donna e lavoro contadino nelle campagne astigiane, Cuneo, Arciere, pp. 41-61

 

L'AUTORE DELL'ARTICOLO

Renato Grimaldi
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Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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