Le tavolette votive dipinte – esposte nelle cappelle campestri o nei santuari disseminati sul vasto territorio piemontese e astigiano – raccontano le vicende e spesso gli incidenti o le malattie di una persona, di una famiglia o di una comunità, veicolando modelli di comportamento che tendono a riprodursi nella società e nel tempo. In una ricerca che conduciamo da più di quarant’anni, abbiamo stimato in 600.000 gli ex voto dipinti in Italia, mentre in Piemonte se ne contano circa 50.000, di cui una metà è collocata in santuari e l’altra in cappelle campestri. Tra le raccolte più importanti ricordiamo la galleria degli ex voto al Santuario di Crea e quella nella chiesa della Madonna dei Caffi di Cassinasco, sulla strada che porta a Loazzolo.
Una ricerca ha censito 7500 ex voto in Piemonte
Attualmente abbiamo fotografato e schedato circa 7.500 ex voto su tutto il territorio piemontese e un compendio di questo lavoro è stato pubblicato dal Consiglio Regionale del Piemonte in occasione dell’Ostensione della Sindone del 2015; la versione on-line si trova all’indirizzo http://www. cr.piemonte.it/dwd/pubblicazioni/studi/ex voto.pdf. L’ex voto dipinto ha mantenuto nel tempo – almeno negli ultimi cinque secoli – un medesimo linguaggio espressivo: il suo stile narrativo, attraverso un’iconografia simbolica estremamente realistica, tende talvolta a deformare il tempo, collocando in un’unica sequenza la scena dell’infortunio e quella del soccorso, la richiesta di salvezza e la gratitudine per la grazia ricevuta.
In questo lavoro di ricerca ci siamo imbattuti in due ex voto dipinti che riguardano il Palio di Asti e che riteniamo di particolare importanza storica e socio- antropologica. Il primo e il più noto si trova nella chiesa della Confraternita della SS Trinità in via Cavour ad Asti, detta la chiesa degli ortolani e, come informa Venanzio Malfatto nel suo volume Asti racconta… del 1986, narra la vittoria del cavallo della medesima Confraternita al Palio del 1677. L’ex voto – datato e di autore anonimo (forse Pietro Laveglia) – rappresenta come in una sequenza di film gli eventi cruciali della corsa con un punto di vista dall’alto. Questa inquadratura consente di avere uno sguardo molto interessante della città di Asti con le sue torri e le sue mura di difesa e informa di come allora il Palio si corresse “alla lunga” (e non su una pista ad anello come oggi), partendo dal Pilone (fuori Porta San Pietro, nei pressi del rotondone di corso Alessandria) fino al palazzo Bestagno (oggi Ottolenghi) su corso Alfieri, verso corso Torino.
La corsa viene colta dal pittore in pieno svolgimento e in varie fasi come racconta la ricerca sulle Confraternite e Compagnie al Palio di Asti. Subito dopo la mossa, il cavallo della Trinità disarciona il suo fantino, prende la testa della gara e mantiene il comando fino all’arrivo. Come in una sequenza fotografica si vede il cavallo che passa attraverso la porta San Pietro, quindi varca il portone di Santa Maria Nuova. Ma non è finita; gli Statuti dell’epoca recitano che per sancire la vittoria il fantino deve al traguardo toccare il drappo del Palio con un colpo del suo frustino. Il messo Giovanni Malone, probabilmente confratello della Trinità e piazzato all’arrivo, afferra l’asta del Palio e mentre il cavallo giunge al traguardo, lo tocca sulla groppa. Dopo inevitabili contestazioni, il Palio viene assegnato alla Confraternita della Trinità: la vittoria di un cavallo scosso entra nel regolamento della corsa e questo ex voto contribuirà a farne giurisprudenza.
L’ex voto, che è stato restaurato negli anni scorsi, è anche un bell’esempio di rappresentazione della triade di Dio e dei santi con San Secondo in evidenza. Molto interessante anche la raffigurazione del contado della città a metà del Seicento che fa scorgere, sulla destra del dipinto per chi guarda, anche la struttura della certosa di Valmanera. Entro le mura si riconosce l’imponente sagoma della cattedrale con campanile. La sequenza di questo ex voto, che testimonia di una vittoria ritenuta “miracolosa”, è un documento straordinario per la storia della città di Asti ed è stata riportata in grande formato su di una parete dello scalone d’ingresso del Palazzo Comunale in un affresco “al tratto” del pittore astigiano Baussano.
Il secondo ex voto inerente al Palio di Asti – meno noto e più recente del primo e che abbiamo fotografato nel 1989 – si trova nella cappella della Merlazza dedicata a San Vincenzo Ferreri a Celle Enomondo; è datato 22 maggio 1826 (in passato si correva per l’appunto in maggio, in prossimità della festa di San Secondo) e ritrae il fantino di Celle (Vittorio Montrucchio figlio di Giovanni) nel costume di gara del tempo mentre corre nella via cittadina verso la vittoria sotto la protezione di San Vincenzo Ferreri e anche in questo caso di San Secondo. Il dipinto mostra il fantino e il cavallo in testa alla gara che precedono un altro fantino vestito di rosso e con il volto molto giovane. Il punto di vista questa volta è basso, all’altezza dei contendenti, e si scorgono le case, gli spettatori e le mura che difendono la città verso est. La lunga didascalia in latino ricorda che il fantino di Celle – montando un cavallo sardo e sotto la protezione dei santi sopra menzionati – corse, si divertì e vinse nuovamente. Un bel messaggio sportivo che dovremmo fare nostro anche oggi.